(Foto Reuters)
Per 21 ragazzine nigeriane, sequestrate dal gruppo fondamentalista islamico Boko Haram nel 2014, l'orrore della prigionia è finito. Ma l'incubo continua: restano ancora nelle mani dei guerriglieri quasi duecento studentesse fra i 15 e i 18 anni che, nella notte tra il 14 e il 15 aprile di due anni fa, furono rapite nel loro dormitorio nella "Government girls secondary school", il liceo femminile, di Chibok, nello Stato nordorientale del Borno. Erano 276 in totale. Poco dopo il sequestro, più di cinquanta ragazze sono riuscite a fuggire e a tornare dalle loro famiglie.
Le 219 rimaste ostaggio dai sequestratori sono state costrette a convertirsi all'islam e a sposarsi con i guerriglieri di Boko Haram, che mirano a imporre la sharia, la legge islamica, rifiutano con ogni mezzo l'istruzione in stile occidentale. Ora le ventuno studentesse sono sotto la protezione dei servizi di sicurezza. Al momento non si conoscono le loro identità. Ma quello che è stato rivelato è che la maggior parte di loro hanno avuto dei bambini dai terroristi. Il portavoce del presidente Buhari, Mallam Garba Shehu, ha dichiarato che il rilascio è stato il risultato di negoziati tra il Governo nigeriano e Boko Haram con la mediazione del Governo svizzero e della Croce rossa internazionale.
La tragedia delle liceali nigeriane ha scosso e indignato il mondo. Una campagna internazionale, #BringBackOurGirls, da più di due anni cerca di tenere accessi i riflettori sulla terribile vicenda, affinché non finisca nel silenzio, chiede al Governo nigeriano di fare tutto il possibile per liberare e riportare a casa tutte le ragazze ancora in ostaggio e, allo stesso tempo, di rafforzare la sua credibilità di fronte ai nigeriani sul grave problema della sicurezza, in modo particolare nel Nordest del Paese, lacerato dagli attacchi e dalle violenze di Boko Haram che mira a instaurare uno Stato islamico.
Anche Malala Yousafzai, la giovane pakistana Premio Nobel per la pace 2014, che si batte per il diritto all'istruzione di tutti i bambini e le bambine del mondo ed è sopravvissuta a un attentato dei talebani, ha preso a cuore il dramma delle giovani nigeriane: durante la sua visita in Nigeria a luglio del 2014 ha visitato le famiglie delle liceali rapite e ad aprile dell'anno seguente (nel primo anniversario del sequestro) ha scritto una lettera aperta alle oltre 200 ragazze, lanciando un appello al Governo nigeriano e alla comunità internazionale affinché si impegnino di più per arrivare alla loro liberazione.
Il caso delle studentesse di Chibok purtroppo non è isolato. Boko Haram usa i sequestri di massa di donne e bambini e gli stupri come precisa strategia di lotta, intimidazione della popolazione civile e affermazione del suo potere. Come riporta l'associazione Human rights watch, gli attacchi della setta integralista alle scuole, agli studenti e agli insegnanti nel Nordest della Nigeria hanno avuto un impatto devastante sull'istruzione. Dal 2009 - anno in cui sono cominciati gli attentati - al 2015 Boko Haram ha distrutto più di 900 scuole e costretto almeno 1.500 a chiudere. Da quando è iniziato il conflitto, il feroce gruppo armato ha sequestrato più di duemila persone, in gran parte donne e ragazzine.