Una ragazza piange mentre deposita fiori e la bandiera per i morti di Nizza.
Dopo la follia assassina che ha martirizzato Nizza nel giorno della festa nazionale francese, spunta una lettera che suona come un monito inquietante e sinistro. Si tratta della lettera che Christian Estrosi, governatore del PACA - la regione Provence -Cote d'Azur - e ex sindaco della città colpita, ha indirizzato al Presidente Hollande alla vigilia dell'attentato che ha già provocato ottantaquattro vittime.
In questa lettera, con toni allarmati Estrosi lamentava il "surmenage" dei poliziotti ovvero l'eccesso di sforzi richiesti alle forze dell'ordine durante questi ultimi mesi.
Lo stato d'emergenza in vigore fin dalla tragica notte del Bataclan nel novembre scorso, il piano Vigipirate di sorveglianza permanente per tutti i luoghi sensibili, dalle scuole alle sinagoghe, alle sedi istituzionali, gli orari pazzeschi a cui sono stati sottoposti tutti gli effettivi nel corso delle partite degli Europei di calcio: la polizia francese manca crudelmente di uomini e di mezzi per farvi fronte e per costituire una protezione efficace per i cittadini. Questo in sostanza é l'allarme lanciato dall'ex sindaco sarkozista alla più alta carica dello Stato.
Quella lettera é stata scritta troppo tardi, porta la data del 13 luglio. Il giorno dopo, mentre centinaia di famiglie coi bambini assistevano ai fuochi artificiali tradizionali del giorno,della presa della Bastiglia, un TIR impazzito ha travolto la folla. Alla guida c'era un franco-tunisino, Mohamed Lahouaiej Bouhlel, schedato per fatti "minori", violenze coniugali, furto, nulla che lo legasse direttamente alle filiere jihadiste.
Gli inquirenti continuano a esaminare il suo domicilio e gli effetti personali trovati sul camion a caccia di indizi. Cosa stanno cercando? Qualcosa che possa legarlo a uno dei ben 515 uomini e donne schedati in quanto radicalizzati, residenti nella regione di Nizza, la zona di Francia che soffre di integralismo islamico almento quanto l'Ile de France e le periferie parigine.
Appena un mese fa, un ispettore di polizia rifiutava di stringere la mano a Hollande dopo l'assassinio della coppia di poliziotti di Magnanville per opera di Larossi Abballa. Spiegando il suo (non) gesto, il rappresentante delle forze del'ordine diceva che gli affiliati all'Isis sul suolo francese sono circa millequattrocento e che non si sta facendo abbastanza per neutralizzarli. Di questi, il 10% vive nel dipartimento di Nizza.
Secondo il giornalista di France 24 David Thomson, esperto del fenomeno jihadista, sarebbero un centinaio i giovani cittadini della bella località della "Rivierà" ad aver raggiunto le file dei foreign fighters in Siria. Un'altra cinquantina è sotto stretta sorveglianza da parte di polizia e intelligence per le loro attività telematiche su network legati all'Isis. Ci sono poi 170 abitanti del dipartimento sorvegliati per le loro pratiche religiose portate all'estremo. Non sono per il momento in contatto con le filiere terroriste ma il loro fanatismo fa temere il peggio.
Il "merito" va anche a reclutatori particolarmente attivi e carismatici come Omar Diaby. Senegalese, una quarantina d'anni, ex gestore di uno snack halal nel cuore della città, Omar Diaby detto "Omsen" é diventato celebre grazie a clip di propaganda postati su internet, una serie di video per Youtube chiamati "19HH", visti centinaia di migliaia di volte dagli utenti, Nei video Diaby sprona a diventare jihadisti, predica odio verso l'occidente, giustifica il sangue fatto scorrere a Parigi e tutti gli attentati di matrice islamica perpetrati nel mondo.
Nel 2015 si pensava che il reclutatore fosse morto in Siria, in realtà era riuscito a ingannare mezza intelligence europea. Era vivo e vegeto, al comando di una katiba (battaglione) affiliata ad Al Qaeda nella regione di Aleppo. Scatenando le polemiche sull'assenza di scrupoli dei giornalisti del servizio pubblico, assetati di scoop, Diaby riuscí persino a farsi intervistare dai giornalisti di France 2 per la seguitissima trasmissione "Complement d'enquete" e a vantarsi pubblicamente del suo modus operandi. Sono anni che Nizza é un polo catalizzatore per gli islamisti.
Nel 2014, numerosi sono stati gli arresti nell'aeroporto della città. A luglio di quell'anno é stato portato in carcere un diciassettenne appena tornato dalla Siria dove aveva partecipato a decapitazioni di massa, un mese dopo é stato arrestato un ceceno colpevole di aver acquistato un biglietto aereo per una sedicenne partita per la Siria via Turchia.
A ottobre ci fu il caso peggiore: un'intera famiglia di undici persone, bambini piccoli compresi, partí per raggiungere lo Stato Islamico.
Le autorità cittadine hanno cominciato a focalizzarsi sul problema e a prendere finalmente coscienza delle sue proporzioni, ma era forse troppo tardi, i quartieri est di Nizza, così come le "cités", i ghetti popolari del nord di Marsiglia, e ancora come le cittadine provenzali quali l'(ex) tranquilla Lunel nell'Herault, sono diventati focolai di radicalizzazione e terreno fertile per i fanatici predicatori.
A volte sono proprio le famiglie dei radicalizzati a chiedere aiuto e, per lungo tempo, genitori disperati si sono rivolti alle autorità senza ricevere ascolto.
A Nizza è nata così l'associazione di psichiatri e psicoterapeuti "Entre autres". Attiva nei quartieri più sensibili della città, l'associazione si occupa fra le altre cose di "deprogrammazione di giovani radicalizzati". Le famiglie notano cambiamenti profondi nell'attitudine religiosa dei figli e segnalano le derive, i giovani sono cosí assistiti nell'affrontare un percorso che permetta loro di allontanarsi dai fanatici e di porre fine al lavaggio del cervello attuato da quest'ultimi.
Ma non sempre tutto va liscio. C'è chi porta avanti il suo progetto folle. Come Ibrahim Boudina, il franco algerino arrestato nel 2014 a Mandelieu La Napoule, con un arsenale di armi e esplosivi in casa, pronto a farsi esplodere nel corso del celebre carnevale di Nizza. Lo hanno arrestato appena in tempo per evitare la strage. O come Mohamed Bouhlel, alla guida del camion che ha trasformato un giorno di festa in una data impregnata di sangue. Lui, non hanno fatto in tempo a fermarlo.