(Sopra: un frammento della lettera scritta da Marino Peiretti agli insegnanti di suo figlio Mattia)
“Buongiorno, mi chiamo Marino Peiretti e sono il papà di Mattia. Voglio informarvi che, come ogni anno, mio figlio non ha svolto i compiti estivi”. Inizia così la lettera di un papà di Varese che non ha dubbi sull’inutilità dei compiti estivi tanto da scrivere una lettera che giustifichi il figlio e che nel giro di poche ore è diventata virale sui social.
“Abbiamo fatto molte cose durante l’estate”, racconta. “Lunghe gite in bici, vita di campeggio, gestione della casa e della cucina. Abbiamo costruito la sua nuova scrivania e l’ho aiutato, sponsorizzandolo e ascoltandolo nel suo interesse primario: programmazione ed elettronica. Ha effettuato notevoli progressi”.
Esperienze ben più utili quindi, dal suo punto di vista, dei compiti estivi. Esperienze, soprattutto, più che conoscenze.
“Sempre convinto del fatto che i compiti estivi siano deleteri, non ho mai visto professionisti seri portarsi il lavoro in vacanza, anzi. Voi avete nove mesi per insegnargli nozioni e cultura, io tre mesi pieni per insegnargli a vivere”.
Mattia che ha 13 anni e ha appena iniziato la terza media; frequenta una scuola a indirizzo Europeo con tre pomeriggi a settimana dalle 8 alle 16 e due mattine dalle 8 alle 14. “Sono convinto che si presenterà fresco e riposato, nonché volenteroso per il nuovo anno scolastico. Diversi docenti, psicologi e avvocati condividono il mio pensiero. Sono comunque a disposizione per eventuali colloqui”.
Marino che è talmente convinto di ciò che scrive da far parte del gruppo Facebook di genitori Basta compiti. Lui che condivide perfettamente le scelte scolastiche finlandesi: più tempo per essere bambini e godersi la vita e, dopo la scuola, meno compiti e più fantasia per stare con la famiglia, insieme, fare sport, suonare e leggere. Arrampicarsi sugli alberi, se lo vogliono, e il giorno dopo raccontare gli insetti che hanno visto.