Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
giovedì 10 ottobre 2024
 
Vince la Campagna "Ican"
 

No alle armi nucleari, il Nobel della pace contro le atomiche

06/10/2017  Il prestigioso riconoscimento è stata assegnato a una coalizione di organizzazioni non governative di oltre cento Paesi impegnate per abolire i terribili ordigni di distruzione di massa. La Campagna ha portato a luglio al varo di un Trattato internazionale. Ora in vigore. Anche se Usa, Russia e tanti altri big non hanno firmato. Italia compresa.

Il Nobel per la pace va a Davide che si batte contro Golia. Ed è la seconda volta nel giro di due decenni. Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato a una coalizione di 406 organizzazioni non governative di 101 Paesi (Ican) impegnata ad abolire le armi nucleari. Nel 1997, 20 anni fa esatti, fu premiato un analogo sforzo: la Campagna per la messa al bando delle mine antipersona. 

Tra i 318 candidati al Premio Nobel, i giurati di Oslo hanno scelto una posizione eticamente giusta ma politicamente difficile. L'Ican è stata premiata per «il suo ruolo nel fare luce sulle catastrofiche conseguenze di un qualunque utilizzo di armi nucleari e per i suoi sforzi innovativi per arrivare a un trattato di proibizioni di queste armi».

 

contrario il club del nucleare (usa e Russia in testa), e i loro alleati, come l'Italia

«L’uso di armi atomiche dovrebbe essere impensabile, invece oggi l’ansia globale per una deflagrazione nucleare è al livello più alto dalla fine della Guerra fredda», aveva detto qualche giorno fa il nuovo segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ai 193 membri dell’Assemblea generale, a New York, nel Palazzo di vetro, dove è stato prima approvato (il 7 luglio 2017, grazie al voto favorevole di 122 Stati) e poi ratificato, ovvero trasformato in ordinamento in vigore, vincolante (a partire dal 20 settembre), il primo bando delle armi atomiche della storia, frutto della mobilitazione della Campagna. Il trattato dichiara illegali gli arsenali nucleari alla stregua di quelli biologici e chimici, delle mine antipersona e delle bombe a grappolo, ed è stato aperto a New York alla firma degli Stati. La soglia delle 50 sottoscrizioni è stasta abbondantemente superata.

Una mossa coraggiosa radicata nel diritto umanitario a detta di Elayne Whyte Gomez, presidente della conferenza Onu che ha elaborato il bando. Una scelta ingenua, secondo le nove Nazioni (Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Cina, Francia, India, Pakistan, Corea del Nord e Israele) che si spartiscono le 15mila bombe e testate nucleari presenti sul pianeta, e secondo i loro alleati, Italia compresa, che hanno in larga maggioranza boicottato i negoziati della commissione e evitato un voto sul testo finale. 

Il Comitato per il Premio Nobel la pensa diversamente. E ha appoggiato con forza la messa bando dell'uso, della minaccia di utilizzo, della sperimentazione, delo sviluppo, della produzione, del possesso, del trasferimento e dello stazionamento in un Paese diverso delle armi nucleari. Lo ha fatto condividendo la premessa fondamentale del trattato: il riconoscimento delle «conseguenze umanitarie catastrofiche che deriverebbero da qualsiasi uso di armi nucleari», così come l’idea secondo la loro completa eliminazione «rimane l’unico modo per garantire che non siano mai usate».

I vostri commenti
4

Stai visualizzando  dei 4 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo