Il Nobel per la pace va a Davide che si batte contro Golia. Ed è la seconda volta nel giro di due decenni. Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato a una coalizione di 406 organizzazioni non governative di 101 Paesi (Ican) impegnata ad abolire le armi nucleari. Nel 1997, 20 anni fa esatti, fu premiato un analogo sforzo: la Campagna per la messa al bando delle mine antipersona.
Tra i 318 candidati al Premio Nobel, i giurati di Oslo hanno scelto una posizione eticamente giusta ma politicamente difficile. L'Ican è stata premiata per «il suo ruolo nel fare luce sulle catastrofiche conseguenze di un qualunque utilizzo di armi nucleari e per i suoi sforzi innovativi per arrivare a un trattato di proibizioni di queste armi».
contrario il club del nucleare (usa e Russia in testa), e i loro alleati, come l'Italia
«L’uso di armi atomiche dovrebbe essere impensabile, invece oggi l’ansia globale per una deflagrazione nucleare è al livello più alto dalla fine della Guerra fredda», aveva detto qualche giorno fa il nuovo segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ai 193 membri dell’Assemblea generale, a New York, nel Palazzo di vetro, dove è stato prima approvato (il 7 luglio 2017, grazie al voto favorevole di 122 Stati) e poi ratificato, ovvero trasformato in ordinamento in vigore, vincolante (a partire dal 20 settembre), il primo bando delle armi atomiche della storia, frutto della mobilitazione della Campagna. Il trattato dichiara illegali gli arsenali nucleari alla stregua di quelli biologici e chimici, delle mine antipersona e delle bombe a grappolo, ed è stato aperto a New York alla firma degli Stati. La soglia delle 50 sottoscrizioni è stasta abbondantemente superata.
Una mossa coraggiosa radicata nel diritto umanitario a detta di Elayne Whyte Gomez, presidente della conferenza Onu che ha elaborato il bando. Una scelta ingenua, secondo le nove Nazioni (Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Cina, Francia, India, Pakistan, Corea del Nord e Israele) che si spartiscono le 15mila bombe e testate nucleari presenti sul pianeta, e secondo i loro alleati, Italia compresa, che hanno in larga maggioranza boicottato i negoziati della commissione e evitato un voto sul testo finale.
Il Comitato per il Premio Nobel la pensa diversamente. E ha appoggiato con forza la messa bando dell'uso, della minaccia di utilizzo, della sperimentazione, delo sviluppo, della produzione, del possesso, del trasferimento e dello stazionamento in un Paese diverso delle armi nucleari. Lo ha fatto condividendo la premessa fondamentale del trattato: il riconoscimento delle «conseguenze umanitarie catastrofiche che deriverebbero da qualsiasi uso di armi nucleari», così come l’idea secondo la loro completa eliminazione «rimane l’unico modo per garantire che non siano mai usate».