La lista dei firmatari comprende don Luigi Ciotti e padre Alex Zanotelli (punti di riferimento per il mondo cattolico), ma anche Cecilia Strada (presidente di Emergency), Maurizio Landini e Gianni Alioti (sindacalisti), Riccardo Iacona (giornalista), Umberto Veronesi (oncologo), Pietro Sermonti e Alessandro Gassman (attori), Stefano "Cisco" Bellotti ( cantautore), Chiara Ingrao (scrittrice) e molti altri.
È una lista di nomi differenti per provenienze e professioni, ma uniti da un obiettivo comune: dire no al programma Joint Strike Fighter, relativo all'acquisto dei cacciabombardieri d'attacco F-35 (salvo ripensamenti, il nostro Paese acquisterà 90 aerei). Per il momento sono 20 (ma il numero è senz'altro destinato ad aumentare) le personalità della cultura e della società civile che hanno sottoscritto l'appello della campagna "Taglia le ali alle armi". Significativo il titolo, in dialogo con lo slogan lanciato dal premier Renzi: "Cambiamo davvero verso: diamo le ali al lavoro e alla spesa sociale, teniamo a terra i caccia F-35". Con quell'avverbio, "davvero", che non si accontenta degli annunci, ma si aspetta azioni concrete.
«L'Arena di Pace e Disarmo (iniziativa che si terrà a Verona il 25 aprile, ndr) sarà l'occasione per fare pressione sul Governo», chiarisce Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Italiana Disarmo. «Daremo voce a un mondo di realtà e associazioni impegnate per la pace, un mondo che il presidente del Consiglio non potrà ignorare».
I sostenitori della campagna "Taglia le ali alle armi" si battono da anni perché il tema degli F-35 sia affrontato con un serio dibattito in Parlamento. «Finalmente sono caduti alcuni tabù», commenta lo studioso, «e un argomento così delicato comincia a trovare spazio nelle aule». Non mancano tuttavia i segnali d'allarme: la discussione in Commissione Difesa della Camera relativa all'indagine sui sistemi d'arma continua a slittare, ormai da mesi. La prossima convocazione è fissata per il 6 maggio.
«Da un lato può essere il segno di un dibattito in corso e della ricerca di una linea condivisa», osserva Vignarca. «Certo, però, non si può procrastinare all'infinito. C'è chi vorrebbe spostare la discussione a dopo le elezioni europee, ma ci opporremo fermamente e in caso di ulteriori rinvii faremo sentire, con forza ancora maggiore, la nostra voce».
«La società italiana è divisa su molti temi», si legge nell'appello, «ma sugli F-35 ha mostrato un'opinione se non unanime, almeno ampiamente condivisa e trasversale: in grandissima parte pensa che portare avanti il programma d’acquisto degli F-35 sia un errore. La crisi non accenna a fermarsi: la disoccupazione ha raggiunto il 13% complessivo e il 42,3% tra i giovani sotto i 25 anni, mentre le politiche di austerità imposte dall’Europa invitano gli stati membri a effettuare tagli draconiani alla spesa pubblica, in primo luogo a quella sociale. Si taglia su tutto, ma non sulle spese militari. Se proprio dobbiamo fare dei tagli facciamo quelli giusti! Eliminiamo i veri sprechi: rinunciamo agli F-35».
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Cancellare il programma di acquisto degli F-35 sarebbe oggi una scelta davvero popolare, ma dal Governo e dal Parlamento arrivano segnali discordanti e contraddittori, dichiarazioni e prese di posizione che un giorno sono incoraggianti e il giorno dopo riconfermano gli errori degli ultimi anni.
Chiediamo al Governo e al Presidente del Consiglio di non tergiversare e fare una scelta chiara: dicano “no” agli F-35, scelgano di far decollare il lavoro e di mettere le ali ai diritti sociali».
Il testo completo è disponibile sul sito www.disarmo.org/nof35.