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martedì 08 ottobre 2024
 
 

No Tav, una valle in marcia

23/02/2012  Da Bussoleno a Susa, il 25 febbraio, per far emergere le proposte alternative e non solo le proteste. Intanto si moltiplicano le manifestazioni contro Caselli: timori e condanne.

La marcia del 25 febbraio si preannuncia pacifica, colorata e propositiva, nobilitata da proposte alternative praticabili. Ma la vigilia è avvelenata dalle violente manifestazioni contro Gian Carlo Caselli, che la parte facinorosa dei No Tav vede come nemico. Futuro, presente e passato prossimo s'intrecciano sulla direttrice che dalla Mole Antonelliana punta alle Alpi, alla Francia.


In valle di Susa, non si spegne la polemica dopo gli arresti del 26 gennaio nell'ambito dell'inchiesta sugli scontri avvenuti la scorsa estate nell'area del cantiere della Torino-Lione per la realizzazione del cunicolo esplorativo di Chiomonte. Nel mirino della contestazione il Procuratore Capo di Torino Gian Carlo Caselli. Prima le scritte sui muri di Torino: “Caselli boia”, “Caselli torturatore”, “Caselli ti faremo a brandelli". Lo stesso Caselli aveva replicato agli anonimi "writers" con un'intervista rilasciata all'inizio di febbraio, al settimanale diocesano La Valsusa, in cui definiva queste scritte "criminogene". «Chi scrive simili cose sui muri», aveva precisato, «se non è un idiota  è  certamente un amante della violenza». La contestazione  è proseguita. E, prima a Milano e poi  a Genova, dove erano previsti due incontri per la presentazione del libro "Assalto alla giustizia", scritto dal magistrato, le proteste annunciate e organizzate dall'area antagonista hanno fatto saltare gli appuntamenti. Da qui altre polemiche.

E in valle che si dice? Abbondano -  sui blog, sui siti e nelle pagine Facebook - slogan e dichiarazioni che "giustificano" e appoggiano chi contesta la Magistratura e l'operazione coordinata dalla Procura di Torino. Ma non manca chi la pensa diversamente. E' il caso di Jacopo Suppo, coordinatore del Pd di Condove: «Non si può stare con Caselli quando fa le operazioni contro la criminalità organizzata e attaccarlo duramente, dicendo che sta dalla parte delle lobby, quando viene a indagare sui fatti accaduti in Valle di Susa. La Magistratura si rispetta sempre, non ci sono due pesi e due misure. Certo, la tempistica degli arresti mi fa pensare, ma proprio il fatto che l'inchiesta sia condotta da Gian Carlo Caselli è una garanzia di serietà, trasparenza e competenza» .

Le polemiche arrivano a pochi giorni dall'ennesima manifestazione che vedrà di nuovo il popolo No Tav sventolare le bandiere bianche col treno veloce crociato, sfilando preceduto dai gonfaloni dei Comuni (soltanto quelli amministrati da Giunte di Centrosinistra). L’appuntamento è per le 13 di sabato 25 febbraio a Bussoleno per  l’ennesima marcia contro la Torino-Lione. L’intento è quello di dire, come recita il manifesto, che «la valle c’è». E che, spiega Sandro Plano, presidente della Comunità Montana, «non dice solo dei no ma anche dei sì». Ad esempio? «Diciamo sì al trasporto pubblico locale; a scuole, ospedali e difesa del suolo; alla libertà di dissenso, alla sospensione dei lavori alla Maddalena mentre diciamo  no alla militarizzazione, alle grandi opere inutili, alla cancellazione dei Comuni, all’aumento dei Tir».

La Comunità Montana e i 23 sindaci di Centrosinistra  cammineranno sottobraccio ai Comitati No Tav lungo i sei chilometri che separano Bussoleno e Susa. Mentre non ci saranno i 20 primi cittadini di Centrodestra che, ha spiegato Carla Mattioli,  «hanno abbandonato la sede di discussione», cioè l’assemblea dei sindaci, non appena è stata posta la questione. Nel mirino di Sandro Plano ci sono anche i vertici del Partito Democratico, e quelli che  il presidente definisce «ingiustificati tentativi di buttarmi fuori dal Pd. L’appartenenza a un partito non può dipendere dall’essere favorevoli o contrari a un’opera pubblica. Per questo non mi dimetterò né ho intenzione di farmi allontanare dal Pd e continuerò a rivendicare la libertà di dissenso».

E la manifestazione?  «Sarà autorizzata e pacifica», assicura Plano. «Chiederemo la sospensione del cantiere della Maddalena, avviato sette mesi fa con un colossale dispiegamento di forze per recintare un’area, con un monumento allo spreco di denaro pubblico». Non basta: «La militarizzazione di parte della valle e delle vigne è la certificazione del fallimento dell’operazione Virano che non è riuscito a mediare col territorio».

Fin qui le parole d’ordine della Comunità Montana. «A cui noi – dice Alberto Perino, uno dei leader storici del movimento No Tav – ne aggiungiamo altre. Come la protesta contro l’ondata di arresti delle settimane scorse, che non hanno alcuna giustificazione. Qualcuno sta tentando di montare contro di noi un teorema: siccome la Torino-Lione è decisa dallo Stato, chi si oppone a questa linea si pone contro lo Stato». E poi: «A Chiomonte è stata recintata un’area che non c’entra niente con quella che dovrebbe essere l’area de cantiere. Quindi quella recinzione, così come i muri in cemento armato, sono  illegali e ci chiediamo perché la Magistratura se la prende tanto con i No Tav e non si occupa di indagare su quel che combina Ltf (la società chiamata a progettare l'opera, ndr.). In ogni caso, i nostri esposti li abbiamo già presentati».

Sabato 25 febbraio, annuncia Perino, «manifestiamo in modo pacifico, a volto scoperto, rispettoso della Valle, dei suoi abitanti, delle case, delle strutture, delle banche e dei bancomat. E se qualcuno pensa di venire in Valle di Susa per fomentare disordini  i risparmi il viaggio e resti a casa sua. Vogliamo una manifestazione tranquilla, con i sindaci e con le famiglie per dire "no" a un’opera inutile tanto più in un momento in cui si tagliano i servizi ai cittadini».

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