La marcia del 25 febbraio si preannuncia pacifica, colorata e propositiva, nobilitata da proposte alternative praticabili. Ma la vigilia è avvelenata dalle violente manifestazioni contro Gian Carlo Caselli, che la parte facinorosa dei No Tav vede come nemico. Futuro, presente e passato prossimo s'intrecciano sulla direttrice che dalla Mole Antonelliana punta alle Alpi, alla Francia.
In valle di Susa, non si spegne la polemica dopo gli arresti del 26 gennaio
nell'ambito dell'inchiesta sugli scontri avvenuti la scorsa estate nell'area del
cantiere della Torino-Lione per la realizzazione del cunicolo esplorativo di
Chiomonte.
Nel mirino della contestazione il Procuratore Capo di Torino
Gian Carlo Caselli. Prima le scritte sui muri di Torino: “Caselli boia”, “Caselli
torturatore”, “Caselli ti faremo a brandelli". Lo stesso Caselli aveva replicato
agli anonimi "writers" con un'intervista rilasciata all'inizio di febbraio, al
settimanale diocesano La Valsusa, in cui definiva queste scritte "criminogene". «Chi scrive
simili cose sui muri», aveva precisato, «se non è un idiota è certamente un amante della violenza».
La contestazione è proseguita. E, prima a Milano
e poi a Genova, dove erano previsti due incontri per la presentazione del libro
"Assalto alla giustizia", scritto dal magistrato, le proteste annunciate e
organizzate dall'area antagonista hanno fatto saltare gli appuntamenti. Da qui
altre polemiche.
E in valle che si dice? Abbondano - sui blog, sui siti e
nelle pagine Facebook - slogan e dichiarazioni che "giustificano" e appoggiano
chi contesta la Magistratura e l'operazione coordinata dalla Procura di Torino.
Ma non manca chi la pensa diversamente. E' il caso di Jacopo Suppo,
coordinatore del Pd di Condove: «Non si può stare con Caselli quando fa le
operazioni contro la criminalità organizzata e attaccarlo duramente, dicendo che
sta dalla parte delle lobby, quando viene a indagare sui fatti accaduti in Valle
di Susa. La Magistratura si rispetta sempre, non ci sono due pesi e due misure.
Certo, la tempistica degli arresti mi fa pensare, ma proprio il fatto che
l'inchiesta sia condotta da Gian Carlo Caselli è una garanzia di serietà,
trasparenza e competenza»
.
Le polemiche arrivano a pochi giorni
dall'ennesima manifestazione che vedrà di nuovo il popolo No Tav sventolare le bandiere
bianche col treno veloce crociato, sfilando preceduto dai gonfaloni dei Comuni (soltanto
quelli amministrati da Giunte di Centrosinistra).
L’appuntamento è per le 13 di sabato 25
febbraio a Bussoleno per l’ennesima marcia contro la Torino-Lione. L’intento è
quello di dire, come recita il manifesto, che «la valle c’è». E che, spiega
Sandro Plano, presidente della Comunità Montana, «non dice solo dei no ma anche
dei sì». Ad esempio? «Diciamo sì al trasporto pubblico locale; a scuole,
ospedali e difesa del suolo; alla libertà di dissenso, alla sospensione dei
lavori alla Maddalena mentre diciamo no alla militarizzazione, alle grandi
opere inutili, alla cancellazione dei Comuni, all’aumento dei Tir».
La
Comunità Montana e i 23 sindaci di Centrosinistra cammineranno sottobraccio ai
Comitati No Tav lungo i sei chilometri che separano Bussoleno e Susa. Mentre non
ci saranno i 20 primi cittadini di Centrodestra che, ha spiegato Carla
Mattioli, «hanno abbandonato la sede di discussione», cioè l’assemblea dei
sindaci, non appena è stata posta la questione.
Nel mirino di Sandro Plano ci
sono anche i vertici del Partito Democratico, e quelli che il presidente
definisce «ingiustificati tentativi di buttarmi fuori dal Pd. L’appartenenza a
un partito non può dipendere dall’essere favorevoli o contrari a un’opera
pubblica. Per questo non mi dimetterò né ho intenzione di farmi allontanare dal
Pd e continuerò a rivendicare la libertà di dissenso».
E la manifestazione? «Sarà autorizzata e pacifica», assicura Plano. «Chiederemo la sospensione del
cantiere della Maddalena, avviato sette mesi fa con un colossale dispiegamento
di forze per recintare un’area, con un monumento allo spreco di denaro
pubblico». Non basta: «La militarizzazione di parte della valle e delle vigne è
la certificazione del fallimento dell’operazione Virano che non è riuscito a
mediare col territorio».
Fin qui le parole d’ordine della Comunità Montana. «A cui noi – dice Alberto Perino, uno dei leader storici del movimento No Tav – ne
aggiungiamo altre. Come la protesta contro l’ondata di arresti delle settimane
scorse, che non hanno alcuna giustificazione. Qualcuno sta tentando di montare
contro di noi un teorema: siccome la Torino-Lione è decisa dallo Stato, chi si
oppone a questa linea si pone contro lo Stato». E poi: «A Chiomonte è stata
recintata un’area che non c’entra niente con quella che dovrebbe essere l’area
de cantiere. Quindi quella recinzione, così come i muri in cemento armato,
sono illegali e ci chiediamo perché la Magistratura se la prende tanto con i No
Tav e non si occupa di indagare su quel che combina Ltf (la società chiamata a progettare l'opera, ndr.). In ogni caso, i nostri
esposti li abbiamo già presentati».
Sabato 25 febbraio, annuncia Perino, «manifestiamo
in modo pacifico, a volto scoperto, rispettoso della Valle, dei suoi abitanti,
delle case, delle strutture, delle banche e dei bancomat. E se qualcuno pensa di
venire in Valle di Susa per fomentare disordini i risparmi il viaggio e resti a casa sua.
Vogliamo una manifestazione tranquilla, con i sindaci e con le famiglie
per dire "no" a un’opera inutile tanto più in un momento in cui si tagliano i
servizi ai cittadini».