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martedì 17 settembre 2024
 
 

Noè sbarca al cinema

10/04/2014  Il film con Russell Crowe (Noè) e Jennifer Connelly (sua moglie) testimonia la lunga fascinazione del cinema per la Bibbia. Intervista all'attrice premio Oscar. Appuntamento nelle sale il 10 aprile.

Jennifer Connelly è la moglie di Noè. In alto: con Russell Crowe.
Jennifer Connelly è la moglie di Noè. In alto: con Russell Crowe.

È il più atteso. Noah è il film che segna la stagione cinematografica. Perché Antico e Nuovo Testamento sono libri ancora capaci di affascinare. Come dimostra il successo Tv dell’ultima versione della Bibbia, prodotta da History Channel e trasmessa da Rete 4 (circa 5 milioni di spettatori ogni domenica). Questione di valori morali e religiosi. Ma appassionano anche le vicende, aspre e struggenti, di protagonisti che fanno parte del nostro immaginario. Prima e dopo la venuta di Gesù: Abramo, Mosè, i profeti, Maria, Giuseppe, Erode, Caifa, Pilato, Giuda, gli apostoli.

Una cosa poi è leggere, tutt’altra è visualizzare sullo schermo le loro avventure umane. Ecco perché il filone biblico, dall’epoca del muto, ha sempre avuto fortuna al cinema. Da bambino, Darren Aronofsky (regista ebreo americano di origini russe) fantasticava sui racconti biblici, affascinato soprattutto da Noè: «Lo vedevo come un complicato personaggio dark», spiega, «con l’animo del sopravvissuto dopo il diluvio universale». Gli ci sono voluti anni ma, dopo il Leone d’oro vinto a Venezia con The wrestler e l’Oscar fatto guadagnare a Natalie Portman per Il cigno nero, è diventato così influente a Hollywood da trasformare le sue fantasie in un film.

Noah, uscito in America a fine marzo, arriverà nei nostri cinema il 10 aprile preceduto da polemiche (pare che i musulmani non abbiano gradito) e dal battage degno di un kolossal (budget da 130 milioni di dollari con effetti speciali della Industrial Light and Magic di George Lucas). Non ultimo per il cast strepitoso in cui attori del calibro di Anthony Hopkins ed Emma Watson fan da corona ai protagonisti: Russell Crowe (Noè) e Jennifer Connelly (sua moglie Naameh). Due premi Oscar.

«Russell è il mio portafortuna: ero sua partner dodici anni fa, sul set di A beautiful mind, il film che mi ha fatto vincere la statuetta», sorride Jennifer Connelly, 43 anni e tre figli (Kai, Stellan e la piccola Agnes) malgrado l’aspetto da eterna ragazza. «È stato bello ritrovarlo sul set di Noah. Certe complicità funzionano anche a distanza di anni».

Che bello, sentirla parlare italiano!
«Me la cavo abbastanza. Ho imparato trent’anni fa, al debutto, lavorando con Sergio Leone in C’era una volta in America. E poi con Dario Argento, sul set di Phenomena. Registi straordinari».

La storia di Noè è nota. Per voi è stato un vantaggio o una difficoltà?
«Darren era concentrato sui grandi temi: cosa sia giusto e cosa sbagliato, il dovere di un uomo nei confronti del mondo in cui vive... Il film è fedele all’Antico Testamento. Ma il vero sforzo è stato rendere tutto questo reale».

Si riferisce alle sequenze di massa con gli animali? Al diluvio universale?
«Scene mirabili. Più difficili, però, le parti del film inerenti la famiglia. L’interagire di Noè, negli spazi angusti dell’arca, con i figli Sem, Cam e Jafet».

E con Naameh, di cui si sa poco...
«Ne abbiamo discusso tanto tra noi».

Lei come definisce il personaggio?
«È una moglie leale. Una donna impetuosa che, in circostanze straordinarie, lotta per proteggere la famiglia. Da madre, capisco bene ciò che prova».

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