Vorrei raccontarle che cosa mi è successo in vacanza, perché penso che possa essere utile per la sua rubrica. Abbiamo trascorso una settimana in montagna con mio marito e una coppia di amici, che quest’anno, vista la situazione particolare, aveva con sé anche le due figlie di poco più di vent’anni. Tra una camminata e l’altra le due ragazze hanno insegnato a me e alla loro madre (siamo entrambe sulla sessantina) come aprire un account di Instagram. Io non sono molto “tecnologica”, e poi ho una certa resistenza verso i social. Le ragazze, con poche “lezioni”, ci hanno insegnato come il profilo può essere privato, come si possono fare le “stories” e si può aggiungere un commento musicale. Questa vacanza mi ha fatto bene non solo per le bellezze delle Dolomiti, ma anche perché mi ha fatto sentire più aperta alle novità e più capace di capire il mondo in cui viviamo.
PATRIZIA
Cara Patrizia, ti ringrazio per la tua lettera, che è sicuramente utile in questa rubrica per due motivi. Il primo riguarda l’apertura ai social. I giudizi su questi strumenti di comunicazione sono i più vari, ma non si può prescindere dalla loro esistenza e conoscerli dall’interno aiuta a capire meglio alcuni fenomeni che caratterizzano il nostro modo di vivere: dal predominio delle immagini sulla parola, al potere di coinvolgimento dei social, dall’uso spregiudicato che se ne fa, nello spettacolo come in politica, alle possibilità di contatto e di informazione che comunque questi strumenti consentono. Conoscerli aiuta anche a usarli in modo intelligente: come sottolinei anche tu, una certa “resistenza verso i social” può essere utile. Come Ulisse, che si fa legare all’albero della nave dai suoi marinai per ascoltare il canto delle sirene senza diventarne vittima, anche noi dobbiamo confrontarci dall’interno con queste realtà per non farci coinvolgere eccessivamente. Il secondo motivo riguarda la relazione che gli adulti possono costruire con le generazioni più giovani. Mai come in questi anni l’assunto che le generazioni più grandi insegnano alle più giovani è stato ridimensionato dall’apporto che i ragazzi possono offrire a noi adulti sulle tecnologie digitali della comunicazione. Si tratta di competenze necessarie: abbiamo visto quanto nella fase di lockdown siano state utili, per la spesa come per il lavoro. Ma anche in continua evoluzione: per noi persone di una certa età, mantenerci aggiornati e aperti a imparare può servire non solo per l’oggi, ma in vista della vecchiaia. Quanto più ci si tiene mentalmente attivi, partecipi al mondo in cui si vive, aggiornati sulle novità, con il contributo dei giovani, tanto più potremo avere beneci quando il tempo ci imporrà le sue limitazioni.