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giovedì 15 maggio 2025
 
 

Cara mamma, ti scrivo dall'Africa...

01/12/2012  Nel libro "Noi non restiamo a guardare" lettere e testimonianze dal Sud del mondo di quaranta operatori umanitari italiani di Medici senza frontiere.

Maria Cristina Manca ha finito la sua ultima intervista al centro di salute di Medici senza frontiere, in Guatemala. La sua ultima intervistata è una ragazzina di 16 anni, incinta di sette mesi a seguito di uno stupro subìto durante il suo secondo sequestro, in un Paese ad altissimo livello di violenza, dove la maggior parte degli abusi sulle donne avvengono nel contesto familiare e le vittime non hanno il coraggio di ribellarsi. Maria Cristiana è antropologa, gira il mondo per raccogliere storie di malati, di violenze, di sofferenza, di morte. Per battersi con Msf per difendere e affermare il diritto alla salute in ogni angolo del mondo.

Claudio Bertoldo lavora come logista ad Haiti. Si sveglia al mattino prima delle sei. Il suo lavoro per Medici senza frontiere è allestire nel minor tempo possibile un Centro per il trattamento del colera in grado di accogliere quattrocento persone. Tempo previsto: una settimana. Le équipe di Msf, spiega Claudio, sono affiancate da tantissimi lavoratori locali, falegnami, elettricisti, muratori, la gente povera che abita nel quartiere e che coglie l'opportunità di lavoro data dall'organizzazione umanitaria.

Sara Gaspani è farmacista, opera in Burkina Faso. E alla sua famiglia scrive di passare le notti insonni, con gli occhi spalancati, per la rabbia di vedere i bambini affamati di vita che muoiono per malnutrizione infantile. "Non è facile accettare la morte. Non lo è per nessuno. ma certe morti sono davvero molto, molto difficili da accettare".

Quella di Maria Cristina Manca, Claudio Bertoldo e Sara Gaspani sono tre delle quaranta voci del libro Non noi restiamo a guardare (edito da Feltrinelli, con la prefazione di Dacia Maraini): una raccolta di lettere e testimonianze degli operatori umanitari italiani che hanno scelto di lavorare nel Sud del mondo - dall'Afghanistan al Burundi, dalla Colombia all'India - per Medici senza frontiere (l'organizzazione di soccorso medico-sanitario Premio nobel per la pace nel 1999). Medici, infermieri, farmacisti, psicologi, ma anche tecnici, logisti, ingegneri, addetti all'amministrazione: uomini e donne che lavorano ogni giorno in missioni complicate, spesso in condizioni di disagio estremo, senza per questo sentirsi degli eroi. I volti dell'Italia positiva, che non piange su se stessa, che sceglie l'impegno e l'azione contro ogni forma di indifferenza.

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