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venerdì 04 ottobre 2024
 
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"Noi sacerdoti non siamo Superman"

03/04/2015  Papa Francesco benedice il crisma nella messa del giovedì santo e utilizza questa messa per riflettere, come di consueto, sul ruolo dei sacerdoti.

Parla come il loro padre spirituale e indica ai sacerdoti la via per evitare di essere sopraffatti dalla cose e anche da una spiritualità che non fa bene. Papa Francesco benedice il crisma nella messa del giovedì santo e non si discosta dalla tradizione di utilizzare questa messa per un ragionamento con i sacerdoti che sono custodi di quel crisma. Li guarda negli occhi nella basilica vaticana e attacchi loro guarda negli occhi tutti i preti del mondo.

Dedica la riflessione alla stanchezza senza alcun timore di essere frainteso. Certo, perché c'è anche una stanchezza dei preti e non bisogna nasconderla. Bergoglio ne parla subito: "La stanchezza dei sacerdoti! Sapete quante volte penso a questo: alla stanchezza di tutti voi? Ci penso molto e prego di frequente, specialmente quando ad essere stanco sono io. Prego per voi che lavorate in mezzo al popolo fedele di Dio che vi è stato affidato, e molti in luoghi assai abbandonati e pericolosi. E la nostra stanchezza, cari sacerdoti, è come l’incenso che sale silenziosamente al Cielo".

Poi osserva: "La nostra stanchezza va dritta al cuore del Padre. Succede anche che, quando sentiamo il peso del lavoro pastorale, ci può venire la tentazione di riposare in un modo qualunque, come se il riposo non fosse una cosa di Dio. Non cadiamo in questa tentazione". Papa Francesco confida ai sacerdoti che è difficile saper riposare eppure è indispensabile, perché anche "noi siamo pecore": "Ripassiamo un momento gli impegni dei sacerdoti, che oggi la liturgia ci proclama: portare ai poveri la Buona Notizia, annunciare la liberazione ai prigionieri e la guarigione ai ciechi, dare la libertà agli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore. Isaia dice anche curare quelli che hanno il cuore spezzato e consolare gli afflitti".

Spiega che "non sono compiti facili, esteriori, come ad esempio le attività manuali – costruire un nuovo salone parrocchiale, o tracciare le linee di un campo di calcio per i giovani dell’oratorio...; gli impegni menzionati da Gesù implicano la nostra capacità di compassione, sono impegni in cui il nostro cuore è “mosso” e commosso". E poi spiega cosa deve fare un sacerdote e illustra le sue emozioni e l'affetto che deve mettere nelle cose che fa e che possono affaticare il cuore. E' l'elenco delle attività normali di una prete: "Ci rallegriamo con i fidanzati che si sposano, ridiamo con il bimbo che portano a battezzare; accompagniamo i giovani che si preparano al matrimonio e alla famiglia; ci addoloriamo con chi riceve l’unzione nel letto di ospedale; piangiamo con quelli che seppelliscono una persona cara...".

E commenta: "Per noi sacerdoti le storie della nostra gente non sono un notiziario: noi conosciamo la nostra gente, possiamo indovinare ciò che sta passando nel loro cuore; e il nostro, nel patire con loro, ci si va sfilacciando, ci si divide in mille pezzetti, ed è commosso e sembra perfino mangiato dalla gente: prendete, mangiate. Questa è la parola che sussurra costantemente il sacerdote di Gesù quando si sta prendendo cura del suo popolo fedele: prendete e mangiate, prendete e bevete... E così la nostra vita sacerdotale si va donando nel servizio, nella vicinanza al Popolo fedele di Dio... che sempre stanca".

È un'omelia stranamente lunga quella che il Papa ha dedicato ai sacerdoti nel giovedì santo primo giorno del triduo Pasquale. Alla fine elenca tre tipi di stanchezza per riassumere tutto il ragionamento. La prima e la "stanchezza del folle", una stanchezza buona e sana, dice il Papa. La seconda è la "stanchezza dei nemici", che viene dalla fatica di affrontare il demonio e i suoi seguaci che, osserva il papà, "non dormono mai". E qui bisognare attenti, perché il rischio per il prete e di credersi Superman per neutralizzare il male e mettersi al posto di Dio.

Infine la stanchezza di se stessi ed è, sminuisce il Papa, una "una stanchezza cattiva". Bergoglio spiega che essa è "autorefenziale", e la "delusione di sé stessi ma non guardata in faccia, con la serena letizia di chi si scopre peccatore e bisognoso di perdono". E' la stanchezza che da l'illusione di essere qualcosa d'altro e il papà la chiama “civettare con la mondanità spirituale”. E spiega: "Quando uno rimane solo, si accorge di quanti settori della vita sono stati impregnati da questa mondanità, e abbiamo persino l’impressione che nessun bagno la possa pulire. Qui può esserci una stanchezza cattiva".

Il Papa ha celebrato nella basilica vaticana, gremita di sacerdoti, insieme ai cardinali di Curia e a quasi tutti i parroci di Roma.

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