«Per quindici giorni siamo
stati praticamente “padri
sinodali” e poi per
undici mesi pellegrini sinodali
». Lucia e Giuseppe
Petracca Ciavarella
raccontano scherzando un’esperienza
unica. Entrambi medici all’ospedale
di Padre Pio a San Giovanni Rotondo,
sposati da 33 anni, quattro gli, l’anno
scorso sono state una delle 13 coppie
di uditori chiamata a portare la loro
esperienza al Sinodo straordinario
dei vescovi, prima tappa del percorso
voluto da papa Francesco per riflettere
sulla famiglia.
Ora hanno scritto un libro, in uscita
con Famiglia
Cristiana da giovedì 15 ottobre ( Cos’è la Pastorale familiare?
Edizioni San Paolo, ideato in collaborazione con l’Ufficio famiglia della
Cei e dal Cisf), che nasce dalla loro
esperienza pluriennale, rafforzata dal
confronto durante il Sinodo dell’anno
scorso. Spiega Lucia: «In questi mesi
abbiamo girato l’Italia a parlare del
Sinodo e abbiamo visto entusiasmo
e convinzione per la decisione del
Papa di tenere due Sinodi sulla famiglia
uno dopo l’altro. E posso dire che
ci sono già i primi frutti, cioè questo
ampio confronto sulla pastorale familiare
nella Chiesa e sul matrimonio
cristiano a livello di base».
Si smarcano dalle polemiche:
«Aspettiamo il documento nale e
l’esortazione apostolica, se Bergoglio
la vorrà fare, ma la cosa più importante
è che nalmente nella Chiesa
si parla con maggior ef cacia di famiglia.
I documenti dopo averli letti
niscono in un cassetto».
Dal Sinodo
è nato un «movimento», aggiunge
Lucia, «di opinioni e di anime
dal basso, cosa molto importante
perché la famiglia acquisti una nuova
soggettività nel popolo di Dio, che
non è formato solo da Cardinali, Vescovi
e parroci». «Se la famiglia è ferita,
come dice il Papa, va certamente
curata, ma la malattia deve essere
prevenuta, rinnovando la pastorale familiare e quella sul matrimonio
cristiano».
Da qui l’urgenza di «attivare la formazione
di coppie, di operatori pastorali
in grado di progettare e realizzare
servizi e programmi formativi». È questo il senso del volume sulla
famiglia: «La Chiesa deve prendersi
cura delle relazioni, come più volte ha
indicato papa Francesco, e sviluppare,
partendo dalla famiglia, una nuova
evangelizzazione nella società». Loro
i problemi li conoscono bene, lavorando
da anni nella pastorale familiare
regionale delle diocesi pugliesi di cui
sono responsabili: «Bisogna rivedere
l’intero impianto dei corsi di preparazione
al matrimonio e passare da
un semplice corso di poche settimane
a un percorso che non finisce con la celebrazione
del matrimonio».
Questo è un aspetto sul quale al
Sinodo dell’anno scorso hanno insistito
in molti ed è una richiesta che
hanno sperimentato anche loro girando
l’Italia in questi mesi: «Molto spesso partendo dal presupposto che
le coppie che chiedono il sacramento
del matrimonio sono lontane dalla
Chiesa, gli obiettivi sono limitati a recuperare
qualche elemento essenziale
di vicinanza alla Chiesa e per ricordare
qualche norma morale». Invece «l’obiettivo
deve essere cercare di portare
la coppia a comprendere cosa
è chiamata a diventare con il sacramento
del matrimonio». Gli sposi cristiani
sono a tutti gli effetti «soggetti
ecclesiali, che portano il mistero di Dio
nelle strade del mondo».
Così si legge nel libro, uno strumento
per organizzare nelle parrocchie
«percorsi graduali e continui di
pastorale familiare e matrimoniale,
che diventano veri e propri itinerari di
fede».