Una pietra con il suo nome scritto in bianco di suo pugno. Bergoglio non porta fiori sulla tomba di don Zeno, ma, come i bambini di Nomadelfia, lascia un sasso con scritto «Francesco». Una pietra «scartata» che diventa «testata d’angolo». Ascolta il testamento spirituale di don Zeno e poi sosta da solo, in silenzio davanti alla tomba del prete di Fossoli, fondatore di questa comunità in cui «la fraternità è legge». Non ci sono cognomi a Nomadelfia, per non fare distinzioni tra figli naturali e affidati.
Subito dopo Francesco visita il “Poggetto”, il gruppo familiare al quale affida due bambini con la stessa formula che fu di don Zeno: «Madre ecco tuo figlio, figlio, ecco tua madre». Un incontro riservato per il quale anche le telecamere vaticane spengono la diretta.
Nell’aula don Zeno lo aspettano circa 600 nomadelfi e amici della comunità. Tutto attorno in totale in quattromila sono arrivati per salutare Bergoglio.
Un assaggio del nuovo musical che quest’anno, a partire da luglio, girerà per le piazze d’Italia, racconta a Francesco la nascita di Nomadelfia, il sogno di don Zeno di dare casa e famiglia ai piccoli abbandonati, di far crescere una comunità dove beni, educazione, lavoro e svago fossero condivisi. Dove la fede fosse a fondamento delle relazioni umane.
«Nomadelfia non è un luogo, ma un popolo, un luogo dell’anima, è ovunque gli uomini vivono come fratelli», dicono i ragazzi che hanno preparato lo spettacolo. «È una relatà profetica che si propone di realizzare una nuova civiltà, attuando il Vangelo come forma di vita buona e bella», sottolinea papa Francesco nel suo discorso.
«La legge della fraternità, che caratterizza la vostra vita, è stato il sogno e l’obiettivo di tutta l’esistenza di Don Zeno, che desiderava una comunità di vita ispirata al modello delineato negli Atti degli Apostoli: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti avevano un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune”». Per due volte il Papa esorta i nomadelfi a «continuare questo stile di vita». Uno stile che vede «attuata una consanguineità con Gesù». Bergoglio sottolinea che «di fronte alle sofferenze di bambini orfani o segnati dal disagio, Don Zeno comprese che l’unico linguaggio che essi comprendevano era quello dell’amore. Pertanto, seppe individuare una peculiare forma di società dove non c’è spazio per l’isolamento o la solitudine, ma vige il principio della collaborazione tra diverse famiglie, dove i membri si riconoscono fratelli nella fede».
L’altro gesto di umanità che il Papa sottolinea è quello dell’attenzione agli anziani che, «anche quando non godono di buona salute, restano in famiglia e sono sostenuti dai fratelli e dalle sorelle di tutta la comunità». Infine i regali della comunità al Pontefice. «Doni di famiglia, vengono dal cuore, semplici, ma ricchi di significato», dice il Papa. Tra questi i bambini portano una pietra bianca con scritto Francesco, «per ricordare che il primo Papa è stato Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e per questo speriamo che lo possa tenere sulla sua scrivania a ricordo di questa visita». Una visita breve, prima di ripartire per Loppiano, «un incontro breve, ma carico di significato e di emozione», conclude Francesco, «lo porterò con me, specialmente nella preghiera. Porterò i vostri volti: i volti di una grande famiglia col sapore schietto del Vangelo».