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giovedì 13 novembre 2025
 
Udienza generale
 

«Chiunque odia, insulta o disprezza il proprio fratello "uccide"»

17/10/2018  Papa Francesco continua le catechesi sul quinto comandamento. E parte dal duro monito della prima lettera di san Giovanni che definisce "omicida" chi detesta il prossimo. E aggiunge:  "Non basta non fare del male",  ma bisogna fare il bene, perché "il contrario di uccidere, sopprimere, eliminare qualcuno" non è il non fare nulla, ma il "curare, valorizzare, includere"

«Non amare è il primo passo per uccidere» e si uccide anche con l’indifferenza, con il disprezzo, con la freddezza. Papa Francesco, nell’udienza generale, continua la catechesi sui dieci comandamenti spiegando il significato della «quinta Parola del Decalogo». Un comandamento che ci dice che «nessuno può disprezzare la vita altrui o la propria; l’uomo infatti, porta in sé l’immagine di Dio ed è oggetto del suo amore infinito, qualunque sia la condizione in cui è stato chiamato all’esistenza». Ma non si tratta solo della morte fisica. Anche chi «odia il proprio fratello», come scrive l’evangelista Giovanni, «è omicida». «Anche l’insulto e il disprezzo possono uccidere», sottolinea papa Francesco spiegando che «anche l'ira contro il fratello è una forma di omicidio. E noi siamo abituati a insultare: è vero, ci viene un insulto, come se fosse un respiro, e Gesù ci dice: "Fermati, perché l'insulto fa male, uccide. Il disprezzo, "ma io questa gente la disprezzo", è una forma di uccidere la dignità della persona. Bello sarebbe che questo insegnamento di Gesù entrasse nella mente, nel cuore di ognuno di noi, e dire: "guarda, se tu disprezzi, se tu insulti, se tu odi, questo è omicidio"».

Francesco continua: «Nessun codice umano equipara atti così differenti assegnando loro lo stesso grado di giudizio», ma questa è la logica di Dio. Perché se non si ha cura del fratello, se si è indifferenti alla sua sorte «è come dire all’altra persona: “Tu sei un morto per me”, perché lo hai ucciso nel tuo cuore».

È per questo che «Gesù invita addirittura a interrompere l’offerta del sacrificio nel tempio se ci si ricorda che un fratello è offeso nei nostri confronti, per andare a cercarlo e riconciliarsi con lui». Perché «l’uomo ha una vita nobile, molto sensibile, e possiede un io recondito non meno importante del suo essere fisico. Infatti, per offendere l’innocenza di un bambino basta una frase inopportuna. Per ferire una donna può bastare un gesto di freddezza. Per spezzare il cuore di un giovane è sufficiente negargli la fiducia. Per annientare un uomo basta ignorarlo. L’indifferenza uccide. Ogni volta che esprimiamo disinteresse per la vita altrui, ogni volta che non amiamo, in fondo disprezziamo la vita. Non amare è il primo passo per uccidere; e non uccidere è il primo passo per amare. E questa è la strada della vita, è la strada della non uccisione».

Francesco ricorda «quella frase terribile uscita dalla bocca del primo omicida, Caino, dopo che il Signore gli chiede dove sia suo fratello. Caino risponde: “Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?” Così parlano gli assassini: “non mi riguarda”, “sono fatti tuoi”, e cose simili. Proviamo a rispondere a questa domanda: siamo noi i custodi dei nostri fratelli? Sì che lo siamo! Siamo custodi gli uni degli altri!».

Non possiamo fare a meno di questa cura e di questo amore. «l’amore di cui non possiamo fare a meno è quello che perdona, che accoglie chi ci ha fatto del male. Nessuno di noi può sopravvivere senza misericordia, tutti abbiamo bisogno del perdono. Quindi, se uccidere significa distruggere, sopprimere, eliminare qualcuno, allora non uccidere vorrà dire curare, valorizzare, includere. E anche perdonare».

Nessuno può pensare di essere a posto semplicemente perché non fa nulla di male. «Un minerale o una pianta, questi sanpietrini che sono lì non fanno niente di male, hanno questo tipo di esistenza,  ma un uomo e una donna no. A un uomo e a una donna è richiesto di più. C’è del bene da fare, preparato per ognuno di noi, ciascuno il suo, che ci rende noi stessi fino in fondo. “Non uccidere” è un appello all’amore e alla misericordia, è una chiamata a vivere secondo il Signore Gesù, che ha dato la vita per noi e per noi è risorto».

Papa Francesco ricorda una frase «che abbiamo ripetuto tutti insieme in questa piazza», una frase di «un santo su questo e forse ci aiuterà: “Non fare del male è cosa buona, ma non fare del bene non è buono. Sempre dobbiamo fare del bene, andare con, lui, il Signore, che, incarnandosi, ha santificato la nostra esistenza; Lui, che col suo sangue l’ha resa inestimabile». Solo così possiamo capire fino in fondo che «la Parola “non uccidere”» è «l’appello più importante ed essenziale» che Dio ci fa, «cioè “non uccidere” significa una chiamata all’amore».

(Foto Ansa)

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