Adesso non avrà più lo stesso peso scendere in piazza e gridare: «Giù le mani dai nostri figli». Adesso è molto più difficile giustificare la difesa del diritto alla libertà dei propri bambini e non anche di quelli degli altri. Adesso che all’ospedale San Gerardo di Monza un bimbo di sette anni, affetto da una forma di leucemia che guarisce nell’85% dei casi, è morto per morbillo, forse contratto dagli stessi suoi fratelli di poco più grandi di lui, non vaccinati pare per scelta della famiglia stessa.
Proprio il morbillo, che in Italia negli ultimi anni è tornato a crescere a dismisura: siamo secondi in Europa dietro alla Romania per numero di casi. Un dato, e un rischio, ben noto, tanto che nelle settimane scorse il Governo ha introdotto con un decreto l’obbligo di 12 vaccinazioni per i bambini da 0 a 6 anni per l’iscrizione a scuola.
Il provvedimento è stato duramente contestato dal movimento No Vax, e anche dal Codacons che, pur dichiarandosi non contrario ai vaccini, ha messo in discussione i dati dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sulle reazioni avverse ai vaccini, che secondo l’associazione di difesa dei consumatori sarebbero state 21.658 tra il 2014 e il 2016, suscitando la reazione dell’Aifa che parla di «dubbi e incertezze che non trovano fondamento nella scienza».
Il problema però, vista la consolidata conferma degli scienziati della indispensabilità dei vaccini, non sta nelle cifre e nelle statistiche, ma va più in profondità, dentro le coscienze dei singoli e nel cuore della società. Affermare la libertà di non vaccinare i propri figli (per difenderli dai rischi delle vaccinazioni, smentiti dalla scienza, o per non aumentare gli introiti delle case farmaceutiche) a costo di mettere a rischio la vita dei figli degli altri è un atto incivile e iniquo, perché ignora e calpesta il bene comune, il diritto di “tutti i figli” a vivere, anche di quelli che non possono vaccinarsi e dunque vanno difesi con la vaccinazione degli altri.
È questo che i No Vax non capiscono: vaccinarsi è un dovere sociale fondato sulla responsabilità condivisa, appunto, del bene comune. Lo ha detto molto bene il presidente dell’Istituto di bioetica dell’Università Cattolica di Roma Antonio Spagnolo presentando la nuova Carta degli operatori sanitari: «L’abbassamento della vaccinazione della popolazione può portare a un grosso pericolo per quelli che non possono vaccinarsi per motivi immunitari. Ridurre al minimo la possibilità di contagio è un dovere sociale».