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martedì 20 maggio 2025
 
 

Bimbo morto: «non condanniamo»

05/06/2013  Bambini dimenticati in auto per ore e ritrovati senza vita. Lo psicoterapeuta Alberto Pellai ci aiuta a capire.

Luca, 2 anni, è stato ritrovato ieri senza vita a bordo dell'auto del padre posteggiata alla periferia di Piacenza. Ma come Luca, Maria, Elena e Jacopo: sono questi alcuni dei nomi di piccoli che hanno perso la vita nella vettura dei genitori. Tutti dimenticati per ore al sole. Come può succedere? Lo abbiamo chiesto ad Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta.

«E’ davvero un evento dissociativo. Una specie di black-out della mente per cui azioni, pensieri ed emozioni non sono sintonizzati ed ognuno va nella sua direzione. Ecco cosa è successo ai genitori di cui ci ha parlato la cronaca. Un fenomeno che può capitare tra stanchezza, routine, mancanza di sonno e pensieri».

- Davanti ad un fatto del genere è facile pensare che possa capitare solo a un papà o a una mamma "degenere"...

«Non è così; non dipende dal grado di amore o di attenzione. Il problema è che il bambino in quel momento diventa un "non pensiero", è come se tu, genitore, entrassi in un altro film in cui tuo figlio non è presente. In una vita piena di impegni e scadenze i 4 minuti in cui normalmente lasci il bambino a scuola li puoi cancellare come niente. E’ un omissione vera e propria».

- Lei ha 4 figli. Le è mai capitato qualcosa del genere?

«Ricordo almeno un paio di occasioni in cui accompagnando tutti a scuola o alle attività ho rischiato di lasciare in auto la più piccola perché magari in quel momento dormiva. Una volta ho addirittura chiuso l’auto e mi sono allontanato per un paio di minuti per poi ricordarmene. Due minuti che ti possono cambiare per sempre la vita. Per questo non condanno questi genitori ma nutro grande compassione».

- E dopo, come si reagisce quando realizzi l’accaduto?

«Con un enorme senso di colpa e una responsabilità mostruosa. Ciò che può salvare questo genitore, ripeto, è solo la compassione».

- E la coppia?

«La coppia sopravvive solo se c’è una totale comprensione di chi è l’altro per te e l’evento esce al di fuori di ogni colpevolezza consapevole».

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