Conosco l’ansia di aver presentato una domanda di trasferimento e dell’attesa di sapere se sarai trasferito, l’ho provata per 15 anni. Sei lì che speri, ogni estate, che sia la volta buona, che finalmente finiscano le sveglie all'alba per poter arrivare in orario, che finiscano le corse per poter prendere un treno. Quello che speri è di essere, come tutti, un po’ più vicino a casa. Capisco quindi le lacrime e la tensione dei tanti colleghi di Napoli, di Palermo, e in generale del sud d’Italia, che protestano vivacemente sotto gli uffici dei provveditorati per presunti errori nei trasferimenti. Errori che li costringeranno a dover partire a settembre per città del Nord se vorranno conservare l’agognato posto di ruolo. Questo ruolo però avrà per loro un gusto amaro, con alti costi di carattere umano ed economico. Tuttavia, in questo caso, parlare di “deportazione”, come hanno fatto alcuni quotidiani, mi sembra eccessivo ed irrispettoso per coloro che realmente hanno vissuto quell'odissea.
Se è vero che tutto nasce da errori legati alle famose procedure messe in atto da elaboratori elettronici, il famigerato algoritmo, c’è proprio di che infuriarsi. Le elaborazioni hanno dato luogo a errori seriali, seriali e ripetuti, dalla scuola dell’infanzia alla primaria di primo grado. Ad esempio sembra che, da alcune verifiche effettuate dai sindacati, in Campania molti professori siano stati trasferiti in sedi lontane mentre le cattedre che avevano richiesto sono rimaste vacanti. Se anche la settimana prossima, quando usciranno i trasferimenti delle scuole secondarie, si verificheranno gli stessi problemi allora potremmo dire che il nostro algoritmo ha fatto davvero flop. Gli errori, a guardare le immagini delle proteste, devono davvero essere stati molti, ma la cosa che più preoccupa gli stessi sindacati è che correggerli comporterebbe cambiare il trasferimento di centinaia di insegnanti con esiti chiaramente disastrosi. Se il buon giorno si vede dal mattino c’è da sospettare che già prima dell’avvio il nuovo anno scolastico sia già tutto in salita.