Cari amici lettori, qualche giorno fa il Papa ha fatto conoscere il tema della prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebrerà il 13 maggio 2018. È un tema molto attuale, che ci coinvolge tutti: «“La verità vi farà liberi” (Gv 8,32). Notizie false e giornalismo di pace». Riguarda, infatti, non solo i giornalisti, ma anche ciascuno di noi, chiamati come cristiani a vivere e a testimoniare nel mondo la buona notizia della salvezza, il Vangelo. Il nostro punto di riferimento, colui che ci dona la forza e il coraggio di agire secondo il Vangelo, è Gesù Cristo. Lui è la via, la verità e la vita. Comportandoci come lui si è comportato, siamo davvero liberi. Perché è lui la verità che ci fa liberi.
Nel nostro mondo globalizzato, dove le informazioni sono aumentate a dismisura, a tal punto che è difficile distinguere le notizie vere da quelle false, il primo compito di noi cristiani è vivere secondo il Vangelo. Chi di noi ha un ruolo nell’informazione giornalistica, poi, ha una grande responsabilità nel lavorare per la pace. Non basta evitare notizie false. Questa è solo la base. Infatti è obbligo inderogabile dei giornalisti, si legge nella legge istitutiva dell’ordine, «il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede». Purtroppo non tutti si attengono a questa norma. C’è anche dell’altro: bisogna agire secondo quella che papa Francesco ha definito «la logica della buona notizia». Si deve cioè far conoscere il tanto bene che c’è nel mondo, la bellezza che ci circonda, l’amore che anima tanti cuori. Senza per questo tacere i fatti dolorosi, anzi denunciando i crimini e le violenze, ma aprendo sempre uno spiraglio di speranza.
Tutto questo ispira ogni settimana Credere. Ma qui entrate in gioco anche voi, cari amici. Io penso che si possa mettere un argine alle notizie false o infondate, che presentano una versione distorta della realtà, spesso costruita ad arte, contro la famiglia, la vita, i migranti... Senza dimenticare la mancanza di rispetto delle persone, la morbosità della cronaca di certi omicidi. Ciascuno di noi può mettere questo argine non lasciandosi coinvolgere da giornali, programmi o siti internet che propongono tutto questo e scegliendo chi fa informazione con correttezza, non indugia sul male e racconta il bene. E c’è un’altra cosa che noi cristiani possiamo fare: quando mandiamo messaggi sul cellulare, o facciamo commenti su internet, evitiamo parole violente o piene di odio. Come ci ricorda san Pietro, siamo chiamati a rendere ragione della nostra speranza, ma «con dolcezza e rispetto» (1Pietro 3,16).
(Foto in alto: Reuters)