Lei, mia moglie da trent’anni, mi ha chiamato “coglione” perché non ho chiesto l’aumento in ditta, come hanno fatto tanti altri. Ma come si permette?! Lei conosce come stanno le cose nella mia ditta? Che ne sa lei del mio lavoro? E chi le ha dato il permesso di insultarmi davanti all’ultimo nostro figlio adolescente? Le tengo il muso, non posso fare altro! Tanto, anche se parlassi, non capirebbe, è sempre troppo sicura di aver ragione... OMAR
— Una volta, caro Omar,si diceva che tra moglie e marito non si deve mettere il dito... sana saggezza popolare, per dire che le intrusioni non andavano fatte! Ma tu, caro Omar, scrivi alla “Posta del cuore” e... mi autorizzi a mettere il dito tra moglie e marito. Ci provo: anzitutto tu scrivi in modo esasperato, molto risentito per l’offesa che ti ha fatto tua moglie e per giunta davanti a vostro figlio.
E questo risentimento, anche se tenti di zittirlo, “parla” anche quando tu non parli! Fin troppo facile darti ragione, affermare che una moglie non si deve permettere d’insultare il marito, e con un titolo così disfattista, pungente, inequivocabile: “Sei un coglione”, titolo giustamente irricevibile, lanciato – come osservi tu – senza cognizione di causa!Ma io, caro Omar, non ti do ragione, questo sarebbe un modo non sano di mettere il dito tra te e lei. E allora vorrei farti una nuova richiesta, e cioè: spostati dal tuo punto di vista! Prova a fare un po’ il detective per scoprire qualcosa che non è subito evidente dietro il livore dell’offesa e comincia a chiederti: che cosa ha visto tua moglie nel tuo comportamento con il tuo datore di lavoro? Forse ha visto che tu ti sei tirato indietro, mentre i tuoi colleghi si sono fatti avanti: sei tu che gliel’hai raccontata così!
Forse lei è tutta presa dal bisogno che tu porti a casa qualcosa in più, forse pensa che tu non hai coraggio abbastanza... Ma allora perché non le spieghi con serenità come sono andate le cose? Nella tua lettera mi spieghi la tua valutazione: il datore di lavoro non ce la farà a dare aumenti a pioggia – e di questi tempi poi – e tu hai trovato giusto rispettarlo e sarai l’ultimo a essere licenziato, secondo te. Nelle relazioni di coppia, caro Omar, non ci spieghiamo mai abbastanza, con serenità e con umiltà. E così rischiano di volare cattive parole. Che fanno male a tutti!