Carpi, Emilia-Romagna
Dal nostro inviato
Papa Francesco arriva a Carpi a cinque anni da terremoto che ha sconvolto questa fetta di Emilia e utilizza subito la metafora delle macerie che sono dramma e sofferenza, ma anche possibilità di riscatto e speranza. Dalla macerie della vita, come da quelle materiali si può risollevare. In piazza dei Martiri una delle più grandi e scenografiche d’Italia Bergoglio dice nell’omelia della Messa davanti a circa 70 mila persone commentando il Vangelo della resurrezione di Lazzaro che “c’è chi si lascia chiudere nella tristezza e chi si apre alla speranza. C’è chi resta intrappolato nelle macerie della vita e chi, come voi, con l’aiuto di Dio solleva le macerie e ricostruisce con paziente speranza”. E’ un accenno al “Modello Emilia” di ricostruzione post-terremoto, che qui è stata virtuosa, prima il lavoro, le scuole e le case e adesso anche le chiese.
La cattedrale di Carpi davanti alla quale il Papa celebra la Messa è stata riaperta la scorsa settimana. Bergoglio appena arrivato in elicottero da Roma l’ha visitata. Con lui hanno concelebrato i vescovi dell’Emilia. Nell’omelia il Papa ha aggiunto a braccio due volte un’esortazione, ripresa la brano di Vangelo, invitando a non cedere alla “logica inutile e includente della paura”. “Alzati, alzati!”. Bergoglio ha spiegato che davanti al “ mistero della sofferenza, di fronte al quale il pensiero e il progresso si infrangono come mosche sul vetro, Gesù ci offre l’esempio di come comportarci: non fugge la sofferenza, che appartiene a questa vita, ma non si fa imprigionare dal pessimismo”.
Per contrastare la logica del sepolcro, anzi la “disfatta del sepolcro” c’è una “speranza che vince la morte e il male e che ha un nome: Gesù”. Bergoglio ha spiegato che ognuno di noi ha “già un piccolo sepolcro, qualche zona un po’ morta dentro il cuore: una ferita, un torto subìto o fatto, un rancore che non dà tregua, un rimorso che ritorna, un peccato che non si riesce a superare”. Bisogna invidiarli e consegnarli a Gesù per uscire dall’angoscia e ritrovare la speranza: “Non lasciamoci imprigionare dalla tentazione di rimanere soli e sfiduciati a piangerci addosso per quello che ci succede; non cediamo alla logica inutile e inconcludente della paura, al ripetere rassegnato che va tutto male e niente è più come una volta”. Ciò non significa che i problemi saranno risolti una volta per tutte: “Seguendo Gesù impariamo a non annodare le nostre vite attorno ai problemi che si aggrovigliano: sempre ci saranno problemi e, quando ne risolviamo uno, puntualmente ne arriva un altro. Possiamo però trovare una nuova stabilità, e questa stabilità è proprio Gesù, che è la risurrezione e la vita: con lui la gioia abita il cuore, la speranza rinasce, il dolore si trasforma in pace, il timore in fiducia, la prova in offerta d’amore”.