Rifugiati accolti da una volontaria nel porto siciliano di Augusta (Reuters).
Matteo Renzi ha avuto l’indiscutibile
capacità di far valere
in sede europea le ragioni
della ripresa italiana, perché
l’Europa sia una comunità di
destino e non una matrigna.
Ma c’è un altro grave problema su cui
l’Unione deve risvegliarsi: la questione
dei rifugiati, un problema che impone
di diventare una comunità di destino
proiettata nel mondo. Renzi può far lievitare
una politica comune, in forza della
particolare responsabilità dell’Italia
nel Mediterraneo.
Del resto l’Italia non
sfugge al suo dovere; anzi compie una
supplenza nel vuoto di responsabilità
nel Mediterraneo. La Marina militare,
con l’operazione Mare Nostrum, fa
un’opera ammirevole, soccorrendo i barconi
di profughi e salvando tante vite
umane. Ma c’è bisogno di una politica
europea. L’Italia non deve invocare l’Europa
per sfuggire ai suoi impegni. A
fronte alta, il Paese ha la responsabilità
di chiedere all’Europa un coinvolgimento
politico nel Mediterraneo.
Nel 2013 ci sono
stati quasi 43 mila sbarchi e circa
700 morti in mare. Dall’inizio dell’anno
ad oggi si contano 21.500 sbarchi. La crisi
siriana, l’instabilità libica, i problemi
eritrei e di altri Paesi africani incrementano
l’arrivo di rifugiati, spesso minori.
Non possiamo respingerli. Ma perché lasciargli
percorrere il calvario del deserto,
del ricatto degli scafisti, della traversata
sui barconi? C’è un primo passo decisivo
che rompe il ricatto dei trafficanti,
rendendoli inutili: creare un sistema
europeo per cui i rifugiati possano presentare
domanda di asilo nei Paesi di
transito, cioè senza varcare il Mediterraneo.
Questo richiederebbe che ogni
Paese europeo si assumesse una quota
di rifugiati annua. Non è vero che questo
farebbe aumentare le domande, ma
eviterebbe le morti e il pattugliamento
nel mare.
Del resto in Europa sono diminuite
le domande di accoglienza degli immigrati
economici. Dobbiamo chiedere
agli europei di considerare responsabilmente
e comunitariamente la domanda
di asilo dal Sud del mondo.
Un secondo passo è il coinvolgimento
europeo, a fianco degli italiani, rispetto
alle restanti emergenze nel Mediterraneo.
C’è poi un terzo passo necessario,
ma in prospettiva: l’attivazione di
una più intensa politica internazionale
e di cooperazione, mirata a risolvere le
crisi e a creare lavoro nei Paesi africani e
mediterranei. Non è semplice e non si fa
in un giorno. Ma preoccupa la mancanza
di una visione mediterranea dell’Europa.
Renzi ha la forza morale per aprire
gli occhi a un’Unione autocentrata, partendo
proprio dal dramma dei rifugiati
sul Mediterraneo. L’Italia se ne fa carico.
Ma ha il dovere di dire all’Unione europea
che non basta quello che si fa verso
il Sud e che, subito, si possono evitare
i drammi nel mare.