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martedì 26 settembre 2023
 
 

«Non potevo vederli oziare...», adesso fanno i volontari

08/05/2015  Don Claudio Visconti della Caritas ha avuto un'idea: un protocollo per attività di volontariato, d’accordo con la prefettura, per far sì che i rifugiati si adoperino in attività di volontariato. In 500 hanno accettato di fare pulizia delle strade e dei giardini e attività in parrocchia.

«E’ stata un’idea mia. Non ne potevo più di vederli oziare tutto il giorno, dalla mattina alla sera, e un giorno ho detto “ragazzi, è ora di fare qualcosa». Don Claudio Visconti, direttore della Caritas di Bergamo, è da sempre in prima fila nell’accoglienza degli immigrati. E’ sua anche l’idea di coinvolgerli in attività di volontariato.

- Non sarà stato facile visto che i rifugiati non potrebbero lavorare…

«Infatti è così. In un primo momento avevamo elaborato un progetto di lavoro, anche per permettere a questi giovani di mettersi da parte qualcosa, ma il Ministero ce l’ha bocciato. A questo punto non ci siamo arresi e abbiamo costruito un protocollo vero e proprio per attività di volontariato, d’accordo con la prefettura, coinvolgendo i sindacati e l’ispettorato del lavoro. Questa volta il ministro Alfano l’ha approvato e oggi so che altre province lo stanno prendendo come modello».

- Come hanno reagito i vostri ospiti?

«All’inizio non è stato facile, soprattutto perché il concetto di volontariato è estraneo alla loro cultura. Abbiamo dovuto prepararli, spiegare loro che è soprattutto un modo per ricambiare l’ospitalità che ricevono. Naturalmente sono liberi di accettare o no e devo dire che alcuni rifiutano nel modo più assoluto di lavorare gratis, lo trovano inaccettabile. Ma una buona metà è favorevole e la cosa fa bene soprattutto a loro. L’ozio è sempre negativo».

- In quali attività vengono coinvolti?

«Dipende dalle esigenze dei comuni. Pulizia delle strade e dei giardini, attività in parrocchia. Quest’inverno, per esempio, ci hanno aiutato a spalare la neve, poi li abbiamo coinvolti nelle feste di paese e nelle attività legate ai nostri oratori. Sono state esperienze molto positive».

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