Giustizia crudele, quella che per un eccesso di giustizia diventa “mala giustizia”. Accade sovente nel nostro Paese, anche se non è faccenda di ieri: lo sosteneva già Cicerone: summum ius, summa iniuria. Un senso di impotenza ci cattura quando leggiamo di certi verdetti. Negli ultimi giorni se ne è parlato a proposito del caso Cucchi, il ragazzo entrato vivo in un carcere di Stato e uscito morto, probabilmente per le botte prese da chi doveva tutelare la sua integrità fisica, senza che sia stato accertato un solo colpevole, o ancora nel caso Thyssen. Ma è con la sentenza Eternit, dove per stessa ammissione del procuratore generale di Cassazione giustizia e diritto hanno preso strade diverse, negando non solo un verdetto di colpevolezza ma persino i risarcimenti ai familiari delle vittime, che la rabbia e l’impotenza si sono impadroniti di noi.
Come Antigone, l’eroina della tragedia di Sofocle che si ribella alla legge del sovrano in nome della legge morale, vaghiamo amareggiati e indignati in cerca di una giustizia che c’è ma che rimane congelata dal diritto positivo. Come ha scritto sulla Stampa il giurista e penalista Carlo Federico Grosso, "condotte delittuose gravissime, accertate giudizialmente in modo certo, c he avevano dato luogo a condanne di primo e secondo grado pesanti, sono improvvisamente svanite dissolvendosi nel nulla". Dobbiamo dunque rassegnarci a un sistema in cui la legge morale soccombe, sentendoci impotenti come Renzo di fronte ad Azzeccagarbugli? La risposta è no, perché verità e giustizia non si richiudono dentro il recinto di una sentenza, anche quando la prescrizione ne cancella gli effetti. Altri fattori entrano in gioco, come lo sono entrati, da sempre, a proposito della vicenda Eternit.
L’indignazione popolare, veicolata dai mass media e dalle inchieste di stampa, possono fare molto, fino a suscitare nuove leggi che traggano lezione da certi eccessi di garantismo (senza cedere naturalmente all’emotività). Su tutto, poi, pesa il verdetto della storia, che va certamente al di là dell’accertamento dei colpevoli e analizza il contesto in cui è maturato tutto. E intanto nuovi processi già si annunciano all’orizzonte, il caso verrà riaperto, anche sulla spinta di una sana indignazione morale, che a differenza della rabbia contiene sempre elementi di verità. Non dobbiamo dunque rassegnarci e sperare che prima o poi anche la giustizia verrà galla.Perché la storia, l'indignazione popolare e individuale, l'ostinata ricerca della verità e delal gisutizia, non verranno mai prescritte.