«Basta strumentalizzare i poveri: sono persone, non numeri». È un messaggio duro quello diffuso in questi giorni dalla Caritas Diocesana di Torino attraverso una nota. Poche righe, stile asciutto, ma il messaggio è chiarissimo: evitiamo di usare la situazione dei più fragili a fini elettorali.
Sotto la Mole si vivono ore convulse. La città si prepara infatti per un ballottaggio dagli esiti tutt'altro che scontati. A sfidarsi, il sindaco uscente Piero Fassino, del centrosinistra, e la giovane candidata del M5S Chiara Appendino. Al primo turno, domenica 5 giugno, Fassino è uscito in vantaggio, con il 41% delle preferenze, ma l'avversaria grillina ha incassato un ragguardevole 30%. Il risultato finale, dunque, dipenderà dalla posizione degli indecisi. E si annuncia un testa a testa, con battaglia all'ultimo voto. Il timore della Caritas è che, a fare le spese di questo scontro, siano, una volta di più, coloro che non hanno voce.
La polemica nasce da un confronto Tv andato in onda su Sky Tg24 venerdì sera. In quell'occasione proprio il tema della povertà è stato terreno di un'accesa controversia tra i due candidati. All'intervistatore che parlava di 100.000 poveri in città, Fassino ha replicato «cifra inventata», sottolineando poi gli interventi messi in atto dalla sua giunta negli scorsi cinque anni. «Il problema non va negato, ma affrontato di petto», ha prontamente replicato la sfidante.
Che, dall'inizio della crisi, nel capoluogo piemontese come in tutta Italia, la povertà sia drasticamente aumentata è innegabile. Stime recenti della Caritas relative all'area metropolitana di Torino parlano di 200.000 persone in situazione di disagio economico (la metà delle quali in condizioni gravi). Va però anche osservato che a Torino, grazie a una fruttuosa integrazione tra istituzioni pubbliche e mondo del privato sociale, esistono strumenti di contrasto alla povertà che stanno facendo scuola (dal fondo salva-sfratti alla rete di residenze temporanee e co-housing per chi ha perso la casa).
Ma al di là di dati e programmi politici, la Caritas guidata da Pierluigi Dovis chiede che i poveri siano trattati con rispetto. «Siamo di fronte a persone che soffrono e che vanno amate, così come cercano di fare i molti volontari che li seguono», si legge nella nota. «Stiamo parlando di persone in povertà più classica e grave, ma anche di tanti altri che sono finiti negli ultimi dieci anni in una situazione di serio impoverimento a causa della mancanza del lavoro; in particolare famiglie sottoposte a sfratto, padri e madri soli con figli a carico, immigrati precari, anziani soli e a basso reddito, giovani che non trovano occupazione, bambini che fanno le spese dei problemi economici o relazionali delle loro famiglie».
«L'impegno della Caritas e di altre realtà del privato sociale si fonda sulla concorde collaborazione anche con gli organismi istituzionali pubblici per cercare insieme di far fronte a tante necessità», conclude la nota. «Risulta, dunque, fuori luogo ogni utilizzo strumentale della questione da parte di tutti gli attori in gioco. Auspichiamo che nel dibattito vengano, invece, evidenziate le strade percorribili per incrementare la presa in carico di questi fratelli».
La Caritas diocesana si riferiva a Torino, ma la presa di posizione mantiene tutto il suo valore anche oltre i confini del capoluogo piemontese.