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giovedì 12 settembre 2024
 
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«Non siamo famiglie perfette, ma insieme ce la possiamo fare»

23/06/2022  Le testimonianze dell'amore messo alla prova e dell'apertura alla maternità e paternità anche in situazioni difficili tengono banco nel pomeriggio del primo giorno di lavori del X Incontro mondiale delle famiglie. La necessità di non essere lasciati soli.

Famiglie in sofferenza ma che non si arrendono. Il pomeriggio di lavoro, prima del concerto a san Giovanni in Laterano, vede le famiglie raccontare le prove che l’amore attraversa e poi i modi con cui si possono accompagnare la paternità e la maternità. A parlare per primi, nei panel coordinati da Cristina Elena Riccardi e Paolo Pellini, sono i brasiliani  Andrè e Karina Parreira e i sudafricani Stephen e Sandra Conway. Raccontano di quanto sia fondamentale avere dei gruppi alle spalle, una comunità che incoraggia a riprovarci ancora. Anche quando arriva il tradimento e il percorso matrimoniale sembra destinato all’infelicità. La difficoltà di chiedere perdono, di tornare a fidarsi, di sperimentare che «il brillante dell’amore può tornare a splendere» e che si può ancora vivere nella gioia sono passi che hanno sperimentato grazie all’associazione Retrouvaille, di cui spiegano il metodo. Parla anche il reverendo Erick Kagy, prima separato, poi vedovo e infine entrato in seminario. Racconta, con Danielle Bourgeois, il suo essere nonno e il suo impegno per essere vicino alle coppie in difficoltà e in formazione, «perché ho vissuto io stesso quelle prove». Danielle, che ha fondato Famile Solitude, insiste sulla necessità di non lasciare solo nessuno. Lei, che il divorzio lo ha subito e che ha raccolta attorno a se, all’inizio, 12 donne altrettanto ferite, spiega che «tante vengono da noi per guarire le ferite e poter ripartire, è una grande gioia per noi vedere che riescono a non divorziare», ma anche quando questo avviene, si sperimenta lo stesso «la fedeltà a un cammino matrimoniale che non si spezza, viene vissuto in modo diverso».

Dell’urgenza di non sentirsi soli, ma anzi di essere aiutati e di aiutare parlano anche gli statunitensi Ryan e Mary Rose Verret, che spiegano come essere vicini alle famiglie che si stanno formando , mentre Gloria Arnau e Jordi Cabanas, che fanno parte della rete di don Giussani Famiglie per l’accoglienza raccontano la loro esperienza di coppia con sette figli di cui due in affido. «Siamo stanchi ma soddisfatti», hanno spiegato raccontando l’accoglienza dei figli “naturali” rispetto ai fratellini in affido. E infine Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari, con Anna Chiara Gambini hanno portato la loro esperienza di genitori con cinque figli di cui uno con la sindrome di down. «Abbiamo detto di sì alla vita non per una questione ideologica», hanno spiegato raccontando le difficoltà, le stanchezze, ma anche la gioia che ha portato Giorgio Maria in casa, «ma perché era bello. Non siamo eroi, non siamo una famiglia modello, ma sappiamo che non possiamo rassegnarci. Di fronte al terremoto che questo figlio ha rappresentato ci siamo sorpresi commossi di felicità».

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