«Vengo per annunciare Cristo e per compiere nel suo nome un cammino di pace e di riconciliazione». Papa Francesco parte da qui per parlare ai vescovi colombiani. Un lungo discorso in cui ricorda la ricchezza del Paese e le sue contraddizioni. La ricerca della pace e la violenza la corruzione, ma anche la sua ricchezza umana, la sua cultura, le sue bellezze naturali, «il suo indomabile coraggio di resistere alla morte, non solo annunciata, ma molte volte seminata».
Il Papa non porta ricette né vuole lasciare una lista di cose da fare. Viene da pellegrino, Bergoglio. E si rivolge ai vescovi come «un fratello desideroso di condividere Cristo Risorto, per il quale nessun muro è eterno, nessuna paura è indistruttibile, nessuna piaga è incurabile».
Le sue parole, lo ricorda lui stesso, sono in continuità con quelle di Paolo VI che, proprio in Colombia, nel 1968, incontrò la Chiesa latinoamericana all’indomani della chiusura del Vaticano II. Un incontro, quello di Medellin, che, per la prima volta, affrontò il tema della violenza istituzionalizzata contro la quale nascevano altre violenze altrettanto funeste.
Dopo Paolo VI e Giovanni Paolo VI anche Bergoglio viene in Colombia per ricordare che Dio ha fatto il primo passo: «Dio ci precede, siamo tralci e non la vite. Pertanto, non fate tacere la voce di Colui che ci ha chiamati, e non pensate che siano la somma delle vostre povere virtù o le lusinghe dei potenti di turno ad assicurare il risultato della missione che Dio vi ha affidato. Al contrario», li esorta Bergoglio, «mendicate nella preghiera quando non potete né dare, né darvi, perché abbiate qualcosa da offrire a quelli che si accostano costantemente al vostro cuore di Pastori. La preghiera nella vita del Vescovo è la linfa vitale che passa attraverso la vite, senza la quale il tralcio marcisce diventando infecondo. Pertanto, lottate con Dio, e più ancora nella notte della sua assenza, finché Egli non vi benedica».
E, ancora, papa Francesco sprona l’episcopato a non misurarsi «con il metro di quelli che vorrebbero che foste solo una casta di funzionari piegati alla dittatura del presente. Abbiate invece sempre fisso lo sguardo nell’eternità di Colui che vi ha scelti, pronti ad accogliere il decisivo giudizio delle sue labbra.
Nella complessità del volto di questa Chiesa colombiana, è molto importante preservare la singolarità delle sue differenti e legittime forze, le sensibilità pastorali, le peculiarità regionali, le memorie storiche, le ricchezze delle peculiari esperienze ecclesiali». Un’attenzione particolare il Papa la chiede per «le radici afro-colombiane della vostra gente, che tanto generosamente hanno contribuito a disegnare il volto di questa terra» e per «l'Amazzonia, parte essenziale della biodiversità di questo Paese».
In un Paese spaccato dalla guerriglia e dal narcotraffico Bergoglio chiede ai vescovi di «non avere paura di toccare la carne ferita della vostra storia e della storia della vostra gente. Fatelo con umiltà, senza la vana pretesa di protagonismo e con il cuore indiviso, libero da compromessi o servilismi. Solo Dio è il Signore e la nostra anima di Pastori non si deve sottomettere a nessun’altra causa».
Per farcela, nel suo sforzo verso la riconciliazione, la Colombia ha bisogno della sua Chiesa, «dello sguardo di Vescovi, per sostenerla nel coraggio del primo passo verso la pace definitiva, la riconciliazione, il ripudio della violenza come metodo, il superamento delle disuguaglianze che sono la radice di tante sofferenze, la rinuncia alla strada facile ma senza uscita della corruzione, il paziente e perseverante consolidamento della res publica, che richiede il superamento della miseria e della disuguaglianza. Si tratta di un compito arduo ma irrinunciabile: la strada è ripida e le soluzioni non sono ovvie».
Senza essere politici, né tecnici, ma con animo di pastori, i vescovi possono aiutare la Colombia perché conoscono «come pochi la deformazione del volto di questo Paese, siete custodi degli elementi fondamentali che lo rendono uno, nonostante le sue lacerazioni. Proprio per questo, la Colombia ha bisogno di voi», sottolinea il Papa, «per riconoscersi nel suo vero volto carico di speranza malgrado le sue imperfezioni, per perdonarsi reciprocamente nonostante le ferite non del tutto cicatrizzate, per credere che si può percorrere un’altra strada anche quando l’inerzia spinge a ripetere gli stessi errori, per avere il coraggio di superare quanto può renderla miserabile nonostante i suoi tesori».