Non so come una volta mi sia potuta innamorare di mio marito! Adesso, lo ammetto, non mi va bene niente di lui. Gli minaccio perfino la separazione, ma lui non si dà per vinto, anzi, mi dice ironico: «Quando sarà, sarà sempre troppo tardi...». Riconosco, ad esempio, che in casa fa molto, ma sempre e solo a modo suo: rimette in ordine i sacchi della spazzatura, dell’indifferenziata, decide lui quando vuotarli nei contenitori condominiali... Ieri l’ho beccato ad aggiustare le antine dei mobili della cucina perché secondo lui non chiudevano bene. Non l’ho ringraziato, no, perché secondo lui il mio parere non conta ed io non esisto. Ha qualche suggerimento?
DELIA
Ne avrei mille, cara Delia, di suggerimenti, ma non servirebbero a niente e sai perché? Perché stiamo partendo da un dato di fatto che riguarda l’evoluzione del rapporto di coppia, dato che non è nelle nostre mani cambiare, a meno di non voler rompere del tutto un legame coniugale cui, in fondo, si tiene. Diciamo così: dopo alcuni decenni di matrimonio, ciascuno si è convinto di alcuni “doveri” o incombenze che gli sembrano indispensabili e che – più o meno di buon cuore – ritiene utile soddisfare.
E più ciascuno avanza in questa routine, più ritiene che l’altro/a “capisca” e anzi gli/le sia grato/a! Dietro questa routine di compiti, interventi, aiuti familiari, ciascuno dà per scontato che il coniuge “comprenda” e perfino che gli/le sia grato!
E così per tuo marito è scontato che tu per la raccolta indifferenziata non sei “tagliata” e magari è anche convinto che tu non sappia vedere i reali bisogni della casa (ad esempio non ti accorgi del mal funzionamento delle antine). Succede allora che ciascuno interviene, e a modo proprio: tu magari brontolando più o meno esplicitamente e lui continuando a dedicarsi silenziosamente alla “manutenzione” della casa. Insomma, è il periodo del “sapersi a memoria” che coincide con l’attribuire all’altro intenzioni che l’altro, semplicemente, non ha.
Anzi, questo “sapersi a memoria” pare perfino un risparmio di tempo, perché ciascuno è convinto di sapere già tutto dell’altro.
Si arriva così al “darsi per scontati” e il legame non solo non ne guadagna, ma si assottiglia sempre più, fino ad arrivare alle battute sulla separazione che tu riporti con dolore e tristezza. E allora? Allora occorre una “ripartenza” (e non perché siete fatti male, come tu dici, e men che meno perché occorre cambiare l’altro, cosa micidiale in un rapporto di coppia!). La ripartenza è l’esatto contrario del sapersi a memoria o del tener fermo nella memoria come era lui/lei una volta, nei primi tempi.
La ripartenza ha a che fare con la “curiosità esplorativa”, che è un atteggiamento intelligente anche a favore di sé stessi. Nasce dalla domanda autentica (e non dal giudizio!): “Fammi capire perché fai questo o quello”. Il che equivale a dire: “Non ti conosco abbastanza e sospetto che tu abbia delle ragioni che non mi sono chiare!”. Insomma, sapersi a memoria è il funerale del matrimonio!