Come ogni replica che si rispetta, anche la manifestazione di piazza svoltasi oggi in piazza Castello a Torino ha avuto molte affinità con quella che l'ha preceduta, e qualche trratto diverso. Come sabato 10 novembre chi ha voluto sfidare il freddo l'ha fatto per lo stessto identico motivo (ribadire il proprio "sì" alla Tav, intesa come volano di una ripresa economica per tutto il Nord) e come sabato 10 novembre chi ha manifestato aveva per lo più capelli bianchi e modi cortesi. Rispetto a due mesi fa, però, l'evento di piazza ha registrato meno partecipanti (25-30 mila invece che 40 mila) e il doppio di adesioni istituzionali (erano rappresentati anche importanti Comuni lontani, come Venezia, Milano, Bergamo, Genova, Ventimiglia). Insomma, se il 10 novembre a mobilitarsi con successo fu la società civile (sette signore, "madamine" in piemontese, capaci di intercettare un disagio reale usando bene i social) oggi c'è a ragione ha parlato di un appuntamento trasformatosi (forse suo malgrado, forse no) in red carpet dei politici, dai Governatori Sergio Chiamparino (Centrosinistra, Piemonte) e Giovanni Toti (Centrodestra, Liguria) ad esponenti di spicco Pd (Maurizio Martina, già reggente e ora candidato alla segreteria) e Lega (Riccardo Molinari,capogruppo alla Camera).
«L’analisi costi benefici? Non mi pare molto equilibrata. E poi di analisi, in questi anni, ne sono già state fatte parecchie. Ora basta perdere tempo. Quel treno sarebbe un’opportunità per il nostro futuro». Luca Sardo, 19 anni, studente di economia all’Università di Torino, non ha dubbi. E’ sceso in piazza con il suo amico Andrea Borello, anche lui diciannovenne, che studia scienze internazionali. Avvolti nelle bandiere italiana ed europea, insieme reggono un cartello con la scritta “Torino alza la voce”. «Ci piacerebbe fare l’Erasmus all’estero» raccontano i due ragazzi «e vorremmo poter contare su collegamenti rapidi e sicuri. Per non parlare poi del futuro lavorativo: servono infrastrutture adeguate, per stare al passo con l’Europa». Giosi Boggio, 62 anni, è il sindaco di San Giusto Canavese, comune di 3.300 abitanti nella provincia di Torino. Anche per lei non è più tempo di indugi: «Le valutazioni si fanno prima di iniziare i lavori, non in corso d’opera. Tutti questi rallentamenti non fanno bene all’economia della nostra Regione. Ora il Governo dovrebbe prendere una decisione netta e definitiva. C’è in gioco lo sviluppo di questo territorio».
A due mesi dalla manifestazione del 10 novembre, il popolo del Sì Tav, cioè dei favorevoli alla linea ad alta velocità Torino-Lione, ètronata a farsi vedere. Di nuovo cartelli e striscioni. Di nuovo in piazza Castello, nel cuore del capoluogo subalpino. A chiamare sono state, come la prima volta, le “sette signore in arancione”, ideatrici e anime del movimento “Sì Torino va avanti”. Rispetto al 10 novembre ci sono state, come già accennato, alcune differenze. E non solo nei numeri. Se in autunno i protagonisti erano stati soprattutto i “privati cittadini”, richiamati dal passaparola e dal tam tam della rete, questa volta, anche senza simboli di partito, c'erano diversi volti noti della politica per nulla inosservati. Tra gli altri, sono stati notati (e fotografati, e intervistati) il candidato alla segreteria del Pd Maurizio Martina, i governatori del Piemonte e della Liguria, Sergio Chiamparino e Giovanni Toti, il capogruppo alla Canera della Lega, Riccardo Molinari, nonché parlamentari e membri delle segreterie.
Non è stata una manifestazione solo piemontese, poiché sono arrivate delegazioni da tutto il Nord. Molto presente il Veneto (con rappresentanti da Venezia, Verona, Padova e Vicenza). Delegazioni anche dalla Lombardia, da Milano e da Bergamo in primo luogo. E dalla Liguria (Genova e Ventimiglia, ma non solo). Qualcuno è arrivato perfino da Ascoli Piceno. Tutti si sono uniti nello scandire slogan (“Vogliamo più lavoro. L’Italia se lo merita”) e nel cantare l'Inno di Mameli. Ma a essere maggiormente rappresentata è stata la politica locale: tanti sono i sindaci piemontesi che hanno voluto esserci, compresi quelli di alcuni comuni della Valle di Susa (come Chiomonte, uno dei paesi maggiormente interessati dall’opera). «Non bisogna credere che la valle nel suo insieme sia contraria alla Tav», ha dichiarato a Famiglia Cristiana il consigliere regionale Pd Antonio Ferrentino, da sempre convinto sostenitore della grande opera. «Anzi. Esiste una maggioranza favorevole, che però fatica a trovare spazi di espressione. I temi ambientali? Anche su questo servirebbe chiarezza. L’alta velocità ridurrebbe drasticamente le emissioni inquinanti legate al trasporto su gomma».