Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 13 ottobre 2024
 
dossier
 

Una folla immensa per l'ultimo saluto a Giulio

13/02/2016  Travolti dai fasti di Sanremo, è passato sotto traccia quanto è accaduto nel paese natale del giovane ricercatore il giorno del suo funerale. Una lezione da non perdere.

L'immensa folla che ha accompagnato il corteo funebre di Giulio Regeni.
L'immensa folla che ha accompagnato il corteo funebre di Giulio Regeni.

La vera notizia stava a Fiumicello non a Sanremo. La colata mediatica “festivaliera” ha rischiato di affogare quanto accadeva dall’altra parte del nord Italia, in una  anonima palestra di un paesino della Bassa Friulana, Fiumicello, appunto, località mai sentita nominare, prima che uno dei suoi giovani figli venisse ammazzato così barbaramente in un’altra terra, distante migliaia di miglia. Le leggi nostrane dell’informazione, d’altra parte, lo prevedevano: anzitutto l’evento “nazionalpopolare”, tutto il resto nelle pagine interne, compresi i funerali di un ricercatore di 28 anni, ammazzato, in circostanze ancora misteriose, dopo sevizie e torture. "E’ la stampa, bellezza!", per citare il noto film del 1951. 

Eppure laggiù, nel profondo Nord-est, ieri, dentro una mattina sferzata dal gelo, in una terra da sempre discreta e poco propensa al chiasso, ma che ha aperto generosamente case e appartamenti per ospitare i “foresti”, è accaduto qualcosa d’importante, di raro a vedersi, di prezioso da conservare. Una folla venuta da ogni dove s’è raccolta per dare l’ultimo saluto a Giulio Regeni.  In migliaia sono arrivati, senza vessilli, né bandiere di partito (e già questa è una notizia). Niente esequie di Stato (altra notizia). In breve hanno colmato, come mai accaduto prima, la piccola piazza del paese. C’erano i concittadini del ricercatore, gli amici d’infanzia, i vecchi compagni di scuola; c’era Ivan, l’amico pittore, c’erano operai e contadini, commesse e disoccupati di Fiumicello; sindaci friulani senza fasce tricolori, e giovani universitari senza slogan barricadieri; insieme, mescolati gli uni gli altri, stavano ricercatori e docenti italiani; professori di Cambridge, colleghi e amici israeliani ed egiziani e chissà di quali altre parti.

In memoria di Giulio.
In memoria di Giulio.

Nella terra in cui la lingua ufficiale è il “furlan”, s’è celebrato il funerale in italiano e in inglese, e a concelebrare assieme al parroco don Luigi, che ha da subito definito Giulio un “martire”, c’era il padre copto Mamdua, dal Cairo, che ha pronunciato parole altrettanto forti: “Giulio è il capro espiatorio che libera un Barabba sconosciuto”.   

A Fiumicello c’era un melting-pot silenzioso che ha raccolto spontaneamente un pezzo dell’Italia migliore. Quell’Italia che ha sentito il dovere di testimoniare la vicinanza e il cordoglio ai genitori straziati per la perdita del figlio; quel figlio, come ha detto mamma Paola, che le “ha insegnato la comprensione e la tolleranza”.

C’era quell’Italia che ha voluto testimoniare la rabbia composta per la vita spezzata di un giovane intellettuale che credeva in un mondo migliore e nel riscatto degli ultimi.
 Un brillante intellettuale che amava Borsellino e Gramsci, che leggeva Pasolini e Rilke. Giulio ha sempre creduto che la ricerca e lo studio possano contribuire a disegnare società più giuste e libere. Questa era la sua vocazione laica. E quasi certamente per questo  è stato ammazzato e poi gettato sul ciglio di una strada. E la grande folla dolente di Fiumicello ha voluto dire al mondo che l’ultima “lezione” del giovane ricercatore, perché non sia vana, si deve mandare a memoria. Ecco perché la vera notizia non stava all’Ariston, ma in quella palestra.

Faceva il ricercatore Giulio. Un ricercatore, anzitutto è ricercatore di verità, magari nascoste, celate, pericolose. Così è stato. Se non si vuole perdere il testamento spirituale che ha lasciato questo ragazzo innamorato della ricerca coraggiosa, si faccia il possibile e l’impossibile, per far luce nel buco nero della sua tortura e morte.

Multimedia
Il padre di Regeni: «Vi racconto mio figlio›
Correlati
Il padre di Regeni: «Vi racconto mio figlio›
Correlati
Una fiaccolata a Fiumicello per ricordare Giulio Regeni
Correlati
I vostri commenti
10

Stai visualizzando  dei 10 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo