Santa Maria del Redentore, Tor bella monaca. Parrocchia di 40 mila abitanti e molti problemi. Li elenca il parroco, don Franco De Franco: disoccupazione, perdita della casa, delinquenza, spaccio, tanti agli arresti domiciliari. Una delle periferie più tormentate di Roma, dove, con il centro Caritas, operano le suore missionarie della carità, accoglie papa Francesco. Una visita che dà speranza, ha spiegato il parroco mettendo in luce anche la generosità dei fedeli. Che hanno pensato anche a chi è più povero di loro facendo una colletta da dare al Papa perché aiuti chi è ancora più in difficoltà di loro.
Il Papa parla a braccio, commentando anche qui il Vangelo della cacciata dei mercanti dal tempio. Un passo del Vangelo dal quale papa Francesco trae una immagine e una parola.
«L’immagine», dice il Papa, «è quella di Gesù con frusta in mano cacciando via tutti questi che profittavano del tempio per fare affari. Questi affaristi che vendevano gli animali per i sacrifici, cambiavano le monete. C’era il sacro tempio sacro e questo sporco fuori. Questa l’immagine: Gesù prende la frusta e va avanti per pulire un po’ il tempio».
La frase, invece, «è quando si dice che tanta gente credeva in lui, ma lui - è una frase terribile -, ma lui, Gesù non si fidava di loro perché conosceva tutti e non aveva bisogno che qualcuno desse testimonianza sull’uomo, egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo».
Papa Francesco, che prima della messa si era intrattenuto con i bambini rispondendo alle loro domande e rassicurandoli sul fatto che «va all'inferno solo chi dice di non aver bisogno di Dio. Non ti mandano all'inferno, ci vai tu. Dio voleva perdonare anche l'angelo che aveva peccato, lui non si è fatto perdonare. L'inferno è allontanarsi da Dio, dire a Dio arrangiati che io mi arrangio da solo», rincuora anche i fedeli che sono venuti numerosissimi a partecipare alla messa. «Noi non possiamo ingananre Gesù, lui ci conosce da dentro», ma viene nel nostro cuore per fare pulizia come ha fatto per il tempio.
Ma occorre aprirgli la porta. E, prima ancora, fare un esame di coscienza. «Questa può essere una bella domanda a metà Quaresima: Gesù si fida di me? Gesù si fida di me? O faccio la doppia faccia? Faccio il cattolico, il vicino alla Chiesa e poi vivo come un pagano. Ma Gesù non lo sa se nessuno va a raccontarlo? Gesù lo sa, lui non aveva bisogno che qualcuno desse testimonianza. Gesù conosce tutto quello che c’è nel nostro cuore, noi non possiamo ingannare Gesù, non possiamo davanti a lui far finta di essere santi, e poi fare una vita che non è quella che lui vuole».
Gesù ha un nome per queste persone dalla doppia vita. E il Papa lo dice apertamente: «Sappiamo il nome che Gesù dava a questi di doppia faccia: ipocriti. Ci farà bene oggi entrare nel nostro cuore e guardare Gesù e dirgli, Signore guarda, ci sono cose buone, ma anche ci sono cose non buone. Gesù tu ti fidi di me? "Sono peccatore", quello non spaventa Gesù. Se tu gli dici "sono un peccatore" Gesù non si spaventa, a lui quello che lo allontana è la doppia faccia, fare il giusto per coprire il peccato nascosto. "Ma io vado in chiesa tutte le domeniche!". Ma se il tuo cuore non è giusto, se non fai giustizia, se non ami quelli che hanno bisogno dell’amore, se non vivi secondo lo spirito delle beatitudini non sei cattolico, sei ipocrita». Peccati di «egoismo, di orgoglio, di cupidigia, di invidia, di gelosia, tanti peccati». E Gesù può perdonarli, può pulire la nostra anima. Non con la frusta come ha fatto con il tempio, ma con la misericordia, la tenerezza, le aprole dolci. «E se noi apriamo il nostro cuore alla misericordia di Gesù perché pulisca la nostra anima e il nostro cuore, Gesù si fiderà di noi».