Ma chi l’ha detto che in Italia si canta e basta? La grandezza dell’opera lirica italiana come bene artistico ammirato (ed invidiato) in tutto il mondo ha troppo a lungo messo in ombra la musica sinfonica e da camera dei nostri compositori. Specie degli Autori del Novecento. Riccardo Muti è stato il primo ad eseguirli ed inciderli, affidando alla Sony esecuzioni che sono state poi arricchite dalle interpretazioni di Fabio Luisi e George Prêtre. Ora Gianandrea Noseda, direttore fra i più ammirati a livello internazionale e responsabile musicale del Teatro Regio di Torino, prosegue con Alfredo Casella, “un compositore che in vita fu ammirato da Mahler, Stravinsky, Ravel e Fauré”. Però noi italiani lo scopriamo solo ora…. Il Novecento italiano è una fucina incredibile per quanto riguarda l’arte in generale e la Musica in particolare. Abbiamo avuto compositori straordinari che reggono il confronto con i più grandi a livello mondiale: Casella, Respighi, Petrassi, Dallapiccola, Maderna, Berio fino ad arrivare ai nostri giorni. Il Novecento è stato un secolo straordinario per quello che ha prodotto. Un secolo drammatico e proprio questo ha acuito la sensibilità e la profondità artistica dei compositori. Oggi abbiamo una fortuna: a 15 anni dalla sua fine possiamo vedere il ‘900 in una maniera più storicizzata, quindi più serena e senza troppe paure”.
E quindi ora possiamo valorizzare i nostri compositori nel mondo, come sta facendo lei ovunque?
“E’ il momento giusto, anche dal punto di vista storico: perché a 70 anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale e dopo la caduta del Muro di Berlino siamo in grado di spogliare gli autori da quei vincoli ideologici che li hanno relegati in certi “cassetti” a tenuta stagna della storia, con relativi pregiudizi e marchi a priori”.
E cosa manca al pubblico italiano per riscoprirli?
“Niente in realtà: ma da parte degli esecutori ci vuole più gioia e slancio nel proporre la nostra musica. Non dobbiamo smettere di avere entusiasmo e voglia di scoprire. In questo modo anche certe diffidenze del pubblico possono svanire: anche se non dobbiamo sottostimare mai l’interesse del pubblico e la capacità di rinnovarsi”.
E veniamo al Dvd della Sony nel quale Noseda è alla testa della Filarmonica della Scala: con il Concerto per violoncello (solista Enrico Dindo) e la stupenda Sinfonia n. 2 di Casella, più la Suite n. 2 da Antiche danze ed arie per liuto di Ottorino Respighi (l’unico dei nostri grande musicisti ad essere sempre stato molto eseguito): “Questo Casella è un Casella di assoluto valore: stupefacente per la capacità costruttiva del linguaggio musicale, ma mai arido. La sua musica arriva al cuore, alla testa. Il pubblico che non lo conosce non sa cosa aspettarsi magari: ma alla fine ne esce contento”.
Come ha scoperto questa partitura?
“Mi è stata inviata dall’editore Ricordi a Manchester (dove Noseda dirige l’Orchestra locale della BBc, ndr). Era illeggibile, ma mano a mano che sono riuscito a decifrarla ho capito che si trattava di una pagina straordinaria. Infatti l’ho incisa, ma la sto anche eseguendo in tutto il mondo. Perché le grandi orchestre me la chiedono e mi chiedono la musica italiana!”.
Anche a Torino Noseda non trascurerà il Novecento italiano: nella prossima stagione lirica intitolata "Apri gli occhi e sogni" e dedicata, fra gli altri, ai filoni dell’Opera barocca ed al progetto Janáček con il regista Robert Carsen, ci sarà tanta musica italiana: “Ma se inauguro con l’Aida di Verdi per la regia del premio Oscar William Friedkin, non dimentico proprio Alfredo Casella: riporterò in scena La donna serpente”.