«Questo è il “mese benedetto” per voi del “ricordo di Dio” e dal “ritorno a Dio”, mediante le buone pratiche del digiuno, della preghiera, dell’elemosina e della disciplina interiore. Prego Dio che i frutti di queste buone opere possano arricchire sempre la vostra vita!». Così scrive monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, in una lettera indirizzata alle numerose comunità islamiche presenti nel capoluogo piemontese. L'occasione è la festa di 'Id al Fitr, che segna la conclusione del Ramadan (mese di preghiera e digiuno, sacro ai musulmani).
E' un messaggio articolato quello dell'arcivescovo, che esprime vicinanza e affetto per i fedeli musulmani, ma che contemporaneamente non ignora il contesto storico difficile e a tratti drammatico che stiamo attraversando. Netta la condanna verso ogni forma di fanatismo e distorsione del messaggio religioso messa in atto dai gruppi fondamentalisti. «Anche quest’anno, purtroppo, la gioia della festa è velata dall’afflizione di molti credenti, cristiani e musulmani, che piangono la morte dei loro familiari e amici causata da persone e gruppi che con discorsi e azioni di odio bestemmiano il nome del Dio Vero».
Non è il primo anno che monsignor Nosiglia si rivolge alle comunità musulmane in occasione del Ramadan. Ma soprattutto non è la prima volta che a Torino si respira un sincero clima di dialogo, attraverso gesti concreti. Recentemente, in occasione dell'Ostensione della Sindone (che si è svolta dal 19 aprile al 24 giugno) vari gruppi islamici, provenienti dall'Italia e da diversi Stati del mondo, hanno voluto accostarsi al Sacro Lino. Memorabile, in particolare, la visita di una delegazione di Ahmadiyya, associazione fondata in India alla fine dell'800 e riunita attorno al motto “amore per tutti, odio per nessuno”. L'imam Atta Ul Wasih Tariq, rappresentante dell'associazione per l'Italia, si è detto «profondamente colpito dalla memoria del dolore contenuta nella Sindone» e ha aggiunto: «Il rispetto di ogni profeta, di ogni santo e di ogni religione è il primo passo verso la pace. Per noi Gesù è un profeta, così come lo sono Abramo e Mosè». Certo, l'islam è un mondo enormemente variegato, con orientamenti talvolta opposti: sarebbe un grave errore generalizzare, ma senz'altro si è trattato di un segno prezioso.
Nel mese di giugno il quartiere di Porta Palazzo, cuore multietnico di Torino, ha ospitato una grande manifestazione di solidarietà per tutte le vittime delle persecuzioni e dell'odio religioso. Vi hanno partecipato le Chiese cristiane, accanto alle comunità musulmane e a molte altre fedi. Tra i promotori, lo scrittore iracheno Younis Tawfik, che ha avuto parole di profonda stima per l'arcivescovo Nosiglia, definito «uomo di grande apertura». E una delegazioni islamica è stata invitata alla Messa celebrata da papa Francesco domenica 21 giugno, durante la sua visita in Piemonte.
A questo avvenimento l'arcivescovo fa espressamente riferimento nella lettera, ricordando anche come il Giubileo della Misericordia indetto dal Santo Padre possa diventare ulteriore occasione di dialogo e cammino comune: «In ogni chiesa, in ogni sermone, in ogni raduno spirituale, i cristiani cattolici s’impegneranno a meditare e rivestire le parole di misericordia del Vangelo, pregheranno Dio per accogliere da Lui spiritualmente questo grande dono della misericordia. Invito anche voi musulmani, credenti sinceri, a unirvi spiritualmente ai cristiani, per innalzare insieme, nel mondo, il nome del Dio Misericordioso al di sopra di ogni altro nome».