La Chiesa è madre misericordiosa
e la bontà di Dio è
infinita. Sul “Primo piano” di
Famiglia Cristiana (n. 23/2015)
abbiamo letto: «I cristiani imparino
a dire la bellezza della
famiglia». Chi può dire il contrario?
Ma perché mettere in
contrapposizione la “famiglia
tradizionale” col diritto degli
omosessuali ad avere il riconoscimento
a una vita normale,
senza infingimenti? Non sono
anch’essi figli di Dio? Durante
la predica domenicale il sacerdote
ha detto che Dio ha creato
uomini e donne, ma gli omosessuali
chi sono? Le persone
dovrebbero essere valutate in
base ai comportamenti. E poi,
«Chi sono io per giudicare?»,
come ha affermato papa Francesco.
Prima di lui, Gesù stesso
ha detto: «Chi è senza peccato,
scagli la prima pietra». Noi abbiamo
visto quanto ha sofferto
nostra figlia, appena ha scoperto
d’avere un orientamento
omosessuale. Ora, però, dopo
che ha incontrato una compagna
altrettanto in gamba (sono
entrambe laureate, generose e
oneste), noi siamo contenti per
loro. Da dieci anni le vediamo
unite, serene e finalmente felici.
Ci domandiamo: perché
dovrebbero rinunciare a essere
una coppia? Riteniamo, infatti,
che riconoscere dei giusti diritti
alle coppie omosessuali non
significhi disconoscere o danneggiare
la famiglia tradizionale.
Le situazioni vanno valutate
a fondo, con misericordia.
Certi avvenimenti si verificano
indipendentemente da una
scelta voluta: semplicemente
accadono. Qualora decidesse di pubblicare questa nostra
lettera, le chiediamo l’anonimato.
Purtroppo, c’è ancora tanta gente
che ci discrimina.
DUE GENITORI
Voglio riportare con esattezza
le parole di papa Francesco, spesso
citate in modo parziale o distorto.
Rispondendo a una domanda di un
giornalista, sul volo di ritorno dal
Brasile, nel luglio del 2013, ha detto:
«Se una persona è gay e cerca il
Signore e ha buona volontà, ma chi
sono io per giudicarla? Il Catechismo
della Chiesa cattolica spiega
in modo tanto bello questo e dice:
“Non si devono emarginare queste
persone per questo, devono essere
integrate in società”. Il problema non
è avere questa tendenza, no, dobbiamo
essere fratelli». Nessuno, quindi,
va discriminato per nessuna ragione.
Va rispettata la dignità di tutti. Anche
il legislatore deve prendere atto
di nuove situazioni nella società e
riconoscere determinati diritti. Ma
la famiglia è altra cosa. Non vanno
chiamate e trattate allo stesso modo
realtà ben differenti.