Sopra e in copertina: foto Ansa. In alto: foto Reuters
È ancora chiusa. A un anno di distanza dal fuoco che ne distrusse ampie parti, ammutolendo la Francia e il mondo, Notre-Dame de Paris è ancora un cantiere. Per di più fermo, a causa del blocco totale ordinato anche Oltralpe per arginare la pandemia. Era il 15 aprile 2019 quando nel tardo pomeriggio (le indagini fissano alle 18,50 l'inizio del dramma) un incendio cominciò a devastare la Cattedrale gotica, consacrata il 19 maggio 1182, diventata simbolo della Francia e cara a tutti i credenti (ma non solo) della terra. Le immagini delle fiamme che l'hanno aggredita, nonostante gli sforzi dei vigili del fuoco e degli agenti di polizia accorsi immediatamente sul luogo per fermarle, hanno fatto il giro del pianeta. Di quella distruzione, rimarrà storico il crollo della guglia e subito dopo del tetto.
Ad un anno da quell’incendio, si fanno i bilanci. Sia il quotidiano cattolico francese, La Croix, che il settimanale d'ispirazione cristiana, La Vie, dedicano ampi servizi all'anniversario. Una cosa è certa. Il desiderio di ripartire a passo veloce ha subito diversi rallentamenti. L'obiettivo caro a Macron di riaprire in tempo per le Olimpiadi del 2024, sembra sempre più ambizioso. I lavori nel cantiere sono già stati ritardati durante l'estate scorsa da disposizioni prese per verificare la contaminazione di piombo nell'area. Poi, in autunno e in inverno, il maltempo ha fatto la sua parte con venti forti che hanno superato i 40 chilometrti orari.rendendo impossibili le operazioni in quota. Infine, il coronavirus: il 16 marzo il blocco totale d'ogni lavoro ha fermato tutto. Come dimostrano i servizi fotografici scattati in queste ore, il monumeto gotico, patrimonio Unesco dell'umanità, è avvolto dalle impalcature. Notre Dame è silenziosa. Come sospesa. Appena si potranno riprendere i lavori, dovranno essere analizzate tutte le pietre per vedere quali devono essere sostituite. Occorrerà inoltre rimuovere travi e detriti dalle volte e infine dovrà essere montata una struttura ad ombrello per proteggere il sito.
L'arcivescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit, entra a Notre Dame per la venerazione della Croce, il 10 aprile, Venerdì Santo. Foto dell'agenzia di stampa Reuters.
Intanto, l’arcidiocesi di Parigi ha presentato il resoconto delle donazioni ricevute fino ad oggi per il restauro e la conservazione e confluite nel “Fondo cattedrale di Parigi”. Nel corso del 2019 e nel primo trimestre del 2020, sono stati raccolti 55,8 milioni di euro. Dietro questi importi, ci sono 56 mila individui, aziende, comunità e fondazioni. Dalla tabella emerge che i primi donatori sono stati ovviamente i francesi con una raccolta pari a 48,1 milioni di euro inviati alla Fondazione. Sono seguiti da donatori dell’America del Nord con 1,2 milioni di euro di donazioni. Dal mondo sono arrivati un totale di 2,9 milioni di euro. L’arcidiocesi di Parigi fa sapere che gli impegni assunti da grossi mecenati, famiglie e grandi imprese (come gruppo Axa, Arnault e Lvmh, Pinault via Artémis, Bouygues, Barone Philippe de Rothschild Sa, Consiglio regionale Idf 2, Decaux, Fondazione Michelin, ecc.), per un valore da 500 mila euro fino a 200 milioni, sono stati tutti oggetto di accordi o creazione di nuove fondazioni protette sotto l’egida della Fondazione Notre Dame in modo da garantire che i contributi promessi siano erogati senza alcuna ambiguità. «Se proviamo a fare una sintesi di questo primo anno di attività piuttosto intensa e sulle migliaia di lettere ed e-mail che ci sono arrivate, ciò che colpisce è rendersi conto di quanto questa eredità unisce tutti i francesi», ha commentato Christophe Rousselot, delegato generale della Fondazione, che aggiunge: «Ancora oggi, ad un anno dall’incendio, continuiamo a ricevere donazioni».
L'arcivescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit, durante la venerazione della Croce a Notre Dame, il 10 aprile, Venerdì Santo. Foto dell'agenzia di stampa Reuters.
Il 10 aprile, Venerdì Santo, l'arcivescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit, ha voluto fare una celebrazione dentro la Cattedrale ferita, interdetta al pubblico e trasmessa via internet, ai piedi dell'enorme croce dorata rimasta intatta. Questa parziale e momentanea riapertura ha voluto infondere un po' di speranza in una Nazione in difficoltà ma non si sono svolte cerimonie pasquali e non è previsto nessun evento per marcare l'anniversario del disastroso incendio.
L'arcivescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit, durante la venerazione della Croce a Notre Dame, il 10 aprile, Venerdì Santo. Foto dell'agenzia di stampa Reuters.
Molto curato il programma della venerazione della Croce. Gli attori Judith Chemla e Philippe Torreton hanno letto testi degli scrittori Paul Claudel, Charles Peguy, della poetessa Marie Noel e di Madre Teresa. Le letture sono state inframmezzate da brani musicali interpretati dal violinista Renaud Capuacon, tra gli artisti più mobilitati sui social network in questi giorni di confinamento dovuto al coronavirus. La corona di spine, al centro del rito, è la reliquia più preziosa conservata a Notre-Dame. Esposta ai fedeli unicamente a Pasqua, è stata salvata dall'incendio e da allora viene custodita al Louvre.