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domenica 26 marzo 2023
 
Nozze gay
 

Nozze gay, sindaci e prefetti: sbagliano tutti

11/03/2015  Il Tar del Lazio ribadisce che trascrivere matrimoni tra omosessuali celebrati all'estero è un atto contrario alla legge italiana. Ma cancellare le trascrizioni tocca al tribunale e non ai prefetti o al Viminale che non «hanno potere d’intervenire direttamente»

I sindaci hanno sbagliato a trascrivere in Italia i matrimoni omosessuali celebrati all’estero perché si tratta di un atto contro la legge. Però l’annullamento di questi atti, giusto nel merito, non può essere disposto dalle Prefetture, come indicato dalla circolare del 7 ottobre 2014 del ministero dell’Interno che incaricava i prefetti di procedere alla cancellazione, ma dal tribunale su impulso del pubblico ministero.

Il succo della sentenza con cui il Tar del Lazio ha censurato la trascrizione di tre nozze gay fatte dal sindaco Ignazio Marino è tutto qui. Conferma che in Italia, come diceva Ennio Flaiano, la linea più breve tra due punti è l'arabesco. «La normativa di riferimento non prevede un potere di annullamento o di intervento diretto dell’Amministrazione centrale sugli atti di stato civile», scrivono i giudici amministrativi che poi ribadiscono quel che dice la Costituzione: in Italia il matrimonio ha valore giuridico solo se a contrarlo sono un uomo e una donna, una moglie e un marito, e non due mariti o due mogli. «La capacità matrimoniale e le altre condizioni per contrarre matrimonio sono regolate dalla legge nazionale di ciascun nubendo al momento del matrimonio», si legge nella sentenza. E, per questo, «all’ufficiale di stato civile italiano spetta il potere/dovere di verificare la sussistenza dei requisiti sostanziali necessari (avuto riguardo alla normativa nazionale) per celebrare un matrimonio che possa avere effetti giuridicamente rilevanti». Ecco il punto fermo sottolineato dal Tar: «La diversità di sesso tra i nubendi costituisce un requisito sostanziale necessario affinché il matrimonio produca effetti giuridici nell’ordinamento interno». Poi il richiamo all’art. 107 del codice civile secondo cui l’ufficiale di stato civile «riceve da ciascuna parte personalmente, l’una dopo l’altra, la dichiarazione che esse si vogliono prendere rispettivamente in marito e in moglie».

Questa impostazione – ricorda il Tar – è stata fatta propria e ribadita sia in Italia che in Europa. Nel nostro Paese «è stata ritenuta costituzionalmente legittima» dalla Consulta (sentenza n. 138 del 2010), secondo cui «la nozione di matrimonio è quella stessa definita dal codice civile del 1942 che stabiliva e tuttora stabilisce che i coniugi dovessero essere di sesso diverso». Poi, con pronuncia n. 4184 del 2014, la Cassazione ha ribadito che «il matrimonio celebrato all’estero tra persone dello stesso sesso risulta privo dei requisiti sostanziali necessari per procedere alla sua trascrizione» poiché inidonei a produrre «qualsiasi effetto giuridico nell’ordinamento italiano».

Ma prima ancora, “la Corte europea dei diritti dell’uomo – proseguono i magistrati amministrativi – ha affermato che il rifiuto dell’ufficiale di stato civile di adempiere le formalità richieste per la celebrazione di un matrimonio tra persone dello stesso sesso" (sentenza Cedu 26.06.2010) non è contrario alla giurisprudenza europea, in quanto «il matrimonio ha connotazioni sociali e culturali radicate che possono differire molto da una società all’altra, sicché va rimessa ai legislatori nazionali di ciascuno Stato aderente la decisione di permettere o meno il matrimonio omosessuale e la conseguente decisione in merito alla trascrivibilità o meno dello stesso (sentenza Corte di Giustizia Ue 24.06.2010, cause riunite C-122/99 P e C-125/99 P)».
In definitiva, conclude il Tar, «le coppie omosessuali non vantano in Italia né un diritto a contrarre matrimonio, né la pretesa alla trascrizione di unioni civili celebrate all’estero». Dunque «la circolare del 7 ottobre 2014 del Ministero dell’Interno non risulta illegittima» nella parte in cui afferma questi principi.

Morale della favola: sbagliano i sindaci a trascrivere le nozze gay, e sbagliano, anche se hanno ragione nel merito, i prefetti ad annullare.

 
 
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