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giovedì 22 maggio 2025
 
 

Giappone, la verità sulla nube

20/03/2011  La nube atomica uscita da Fukushima presenta rischi minimi per gli altri Paesi. E inesistenti per l'Italia. Ecco perché.

I danni arrecati dal terribile terremoto ad alcune centrali nucleari tiene con il fiato sospeso non solo lo sfortunato popolo giapponese ma anche molte altre nazioni più o meno prossime al  Giappone, nel timore di essere  raggiunti e contaminati dalle sostanze radioattive che seguitano  a uscire dalle centrali in avaria.


Sono i venti alle quote superiori a 5000 metri  quelli che potrebbero sospingere la nube intorno al globo,  molto lontano dal Giappone.  Tali venti,  obbedendo alla circolazione generale dell’atmosfera,  si muovono da Est verso Ovest e quindi  i Paesi più a rischio sono quelli a Est del Giappone. In particolare il primo bersaglio della nube radioattiva potrebbero essere le Isole Hawaii, che distano circa 6.000 km dal Giappone, anche se dopo un così lungo percorso la nube stessa avrebbe perso ormai gran parte del suo potenziale contaminante.


Ma vi sono rischi concreti che la nube possa raggiungere anche l’Italia?  La risposta è: assolutamente no, perché la probabilità di un vento simile  è zero! Il motivo? Per raggiungere l’Italia la nube,  nel suo movimento da Est verso Ovest, dovrebbe percorrere circa 20 mila chilometri.  E’ allora ovvio che, dopo un così lungo tragitto,  la nube radioattiva si sarà così  tanto sparpagliata in senso orizzontale  che da noi potrebbero giungere al più solo poche innocue particelle. 


Anche nell’incidente alla centrale nucleare di Cernobyl  l’Italia fu, sì, contaminata dalla nube radioattiva ma su livelli al di sotto della soglia di pericolosità. Infatti , siccome  il nostro Paese dista dalla centrale ucraina in questione circa 5.000 chilometri, ovviamente la nube  si era fortemente diluita. Ma se le sostanze radioattive erano giunte da noi innocue dopo una traiettoria di 5.000,  è ovvio che,  a maggior ragione,  non corriamo alcun rischio dalla nube giapponese  che dovrebbe coprire un percorso di 20 mila chilometri  per giungere in Italia.



Mario Giuliacci
(docente di Fisica dell’atmosfera presso l'Università Milano-Bicocca)

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