Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 08 settembre 2024
 
 

Olimpiadi, Fede aveva ragione

31/07/2012  Federica Pellegrini l'aveva detto: "La testa da sola non può farcela". Ha dato tutto davvero e non possiamo rimproverarle che non sia bastato per l'ennesima vittoria.

Federica Pellegrini si è dimostrata quello che è sempre stata: una campionessa onesta e lucidissima. A caldo subito dopo i 400 stile ha detto: «Non ne avevo più, non ho niente da recriminare». Le parlavano della testa e lei razionalmente ha replicato: «La testa da sola non ce la può fare». Puoi buttare il cuore oltre l'ultimo bordovasca, ma le braccia e le gambe hanno i tempi che possono, e quest'anno le bracciate dicevano di tempi che non sono mai stati i migliori al mondo in assoluto, tra i migliori sì ma mai, come in passato, soli al comando. Il nuoto non è il pallone, non esiste la dea bendata in vasca, c'è una possibilità che esista la sfortuna ma non è questo il caso: si dà quello che si ha, quasi mai di più. Non è scienza esatta, ma quasi.


Le copertine illudono l'uomo della strada che la campionessa degli ultimi otto anni, quella che dal 2004 si prende sulle spalle il nuoto italiano e lo porta in cima al mondo, debba sempre vincere, sempre limare quel secondo, sempre estrarre il coniglio dal cilindro. Ma lo sport è una cosa seria. C'è il mondo là fuori che bussa alla porta del numero uno per buttarlo giù. E nel nuoto è mondo intero, senza buchi sul planisfero: dagli Stati Uniti all'Australia, dal Sudafrica alla Cina: dominarlo per otto anni non è uno scherzo. Anche se a volte seduti in poltrona lo sembra.

Federica Pellegrini quest'anno ha vinto i Campionati Europei con un tempo poco superiore a quello del quinto posto di stasera, segno che quello aveva da dare. Ci sono state altre delusioni, oggi, più cocenti e meno prevedibili di questa sulla carta dello sport italiano: l'eliminazione degli arcieri, per esempio, i fiorettisti fermi alla medaglia di legno, ma di loro nessuno si cura. Nessuno li conosce. Federica invece la conoscono tutti. La condanna dei numeri primi si chiama solitudine. Dopo che hanno vinto tanto, i numeri primi smettono di appartenere soltanto a sé stessi: diventano di tutti e sono destinati a prendersi sulle spalle la delusione dei tanti che ci hanno creduto con loro. Mica facile: tocca cacciare indietro la propria amarezza, per andare davanti ai microfoni a gestire quella degli altri.

Forse per capire quanto sia difficile restare tanto ai vertici a mulinare acqua, nel silenzio, bisognerebbe chiedersi dove sono andate a finire le avversarie che contesero in vasca l'argento olimpico a Federica ad Atene otto anni fa: tutte altrove, nel mondo, nella vita. Di quelle che le contesero l'oro di quattro anni fa a Pechino, solo Catlin McClatchey, sesta allora, era in finale stasera: è arrivata settima. Fede fino a stasera è stata lì a giocarsela, e nel mezzo ha sempre vinto. Eppure chi lo conosce sa che il nuoto brucia in fretta. Se l'avevamo scordato è stato merito di Fede. Sarebbe ingrato dimenticarlo. 

Le altre analisi sollecitate da Filippo Magnini verranno, a freddo, nel chiuso degli spogliatoi, a tempo debito. A Fede, dovunque vada, comunque vada, resterà la storia scritta fin qui, che nessun quinto posto, ormai, potrà più cancellare.

I vostri commenti
6

Stai visualizzando  dei 6 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo