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giovedì 10 ottobre 2024
 
SEMPLIFICAZIONI E RISCHI
 

Nuovo codice degli appalti, che cosa prevede, perché fa discutere

31/03/2023  Il nuovo codice degli appalti semplifica le procedure, ma preoccupa per l'ampia estensione della possibilità di assegnare appalti pubblici senza gara. Ecco quali sono i nodi

Da un lato l’esigenza di andare spediti nelle opere, di semplificare la burocrazia, di snellire le procedure, dall’altro la necessità di assicurare la trasparenza nell’assegnazione e la correttezza della libera concorrenza, in momento in cui, come ha spiegato nei giorni scorsi a Famiglia Cristiana Alessandra Dolci coordinatrice della Direzione distrettuale Antimafia di Milano, la criminalità organizzata sta accentuando la propria vocazione imprenditrice proponendosi come concorrente sleale nell'economia legale.

Il nuovo codice degli appalti, approvato definitivamente il 28 marzo, sarà in vigore dal 1° aprile, con una finestra di adeguamento che porta all'effettività il prossimo luglio,e, a giudicare dalle critiche di chi lo osserva in queste ore, fa discutere perché sembra pendere a favore della speditezza, col rischio di perdere per strada  garanzia e controlli per la strada.

A titolare testualmente «Codice Appalti, liberalizzazione dei contratti pubblici quasi totale» e ad ammettere la deregolamentazione pressoché piena non è infatti, nelle prime ore dalla pubblicazione del testo, una cassandra con il dente avvelenato, pregiudizialmente contraria alla velocizzazione dei lavori pubblici, e neppure qualche procuratore che, si dice maliziosamente dalle parti del Governo, «vede mafia dappertutto» ma edilportale, uno dei principali portali di informazione tecnica rivolto al mondo dell’edilizia.

 

OLTRE IL 98% DEGLI APPALTI PUBBLICI ASSEGNABILI SENZA GARA

Sotto i riflettori ci sono soprattutto le “soglie” minime al di sotto delle quali si procede in modo semplificato. Decidere, come si è fatto, che si possono assegnare appalti in via diretta per lavori fino a 150.000 euro e per servizi fino a 140.000 e con procedura negoziata senza bando (una gara ristretta a poche imprese) fino a 5,3 milioni di euro, significa assegnare oltre 98% degli appalti pubblici in Italia senza gara di appalto. Non solo, per gli importi fino a 500.000 euro non sarà più necessario il supporto di Stazioni appaltanti qualificate. In più viene rilegalizzato l’appalto integrato, in cui l’impresa che si aggiudica l’appalto si occupa non solo della progettazione ma anche dell’esecuzione, una procedura che il codice del 2016 vietava, ma che era già in parte rientrata in gioco grazie ad alcune deroghe durante le urgenze del Covid. E torna senza limiti ora anche il ricorso al subappalto.

L’esclusione automatica dalle procedure di assegnazione, invece, rimane in piedi per chi abbia riportato condanne definitive, di primo grado o misure cautelari per reati che la prevedono (corruzione per esempio), ma non per chi per gli stessi abbia patteggiato ove possibile una pena, questo a causa di un mancato coordinamento con la riforma Cartabia che su questo punto ha creato buco.

LE PREOCCUPAZIONI DI LIBERA

  

Alcuni aspetti del nuovo Codice Appalti avevano fatto discutere già in fase di approvazione, inducendo per esempio Libera a porre in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno, il problema di alcuni rischi e a chiedere correttivi in vista del testo definitivo che non sono intervenuti. Si poneva tra le altre cose il problema della «moltiplicazione di stazioni appaltanti poco qualificate e non in grado di comprare sul mercato a condizioni vantaggiose per la pubblica amministrazione. (…) un elemento di debolezza che si paga in termini di velocità delle procedure ed efficienza nella spesa del denaro pubblico. Inoltre, stazioni appaltanti poco qualificate e numerose sono meno controllabili, più fragili e potenzialmente più a rischio di fenomeni corruttivi e di infiltrazione mafiosa».

A proposito del ricorso massiccio all’affidamento diretto, scriveva Libera, «rischia di porre in capo a dirigenti e responsabili delle stazioni appaltanti la scelta di come verificare la congruità sul mercato, favorendo peraltro relazioni con mondi criminali, mafiosi e con contesti e operatori locali in un’Italia degli 8 mila comuni di cui la maggior parte sotto i 5 mila abitanti. Occorre intervenire per favorire comparazione e ricerche di mercato, rotazioni e strumenti che evitino di ridurre imparzialità e trasparenza nella gestione di risorse pubbliche».

Ad avviso di Libera e degli operatori che ne hanno controfirmato l’appello, ci sono rischi anche nell’allargare l’appalto integrato, che già in passato - come ricordava Raffaele Cantone quand'era presidente Anac - aveva dato prove di effetti negativi sui costi e sulla qualità delle opere e dei servizi. Secondo Libera: «Senza alcuna delimitazione» si può finire per «consegnare la progettazione e realizzazione di opere a imprese, riducendo il ruolo della stazione appaltante a ente pagatore, con rischi di incremento di costi e possibili infiltrazioni mafiose».

E quanto all’esigenza «condivisibile» di semplificare i documenti di gara e l’istruttoria, la stessa: «Non può generare una condizione tale per cui si perde di fatto il controllo delle attività in subappalto, con riflessi pericolosi per quanto attiene potenziali infiltrazioni mafiose». Su questo aspetto però le mani erano legate dalle norme europee, anche se notoriamente è quello dei subappalti, specie se al massimo ribasso, uno dei notori fattori di rischio di infiltrazione mafiosa.

ANAC: "SEMPLIFICAZIONE NON A SCAPITO DI TRASPARENZA"

Il problema, hanno spiegato in questi giorni esperti come il presidente dell’Anac Giuseppe Busia, è soprattutto l’aver elevato le soglie di assegnazione senza gara anche per appalti non da poco, per esempio al di sopra del milione di euro: «Semplificazione e rapidità sono valori importanti», spiegava Busia nei giorni scorsi, «ma non possono andare a discapito di principi altrettanto importanti come trasparenza, controllabilità e libera concorrenza, che nel nuovo Codice non hanno trovato tutta l’attenzione necessaria, specie in una fase del Paese in cui stanno affluendo ingenti risorse europee». 

 
 
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