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sabato 22 marzo 2025
 
Summa familiae cura
 

Matrimonio e famiglia, Motu proprio del Papa: meno dubbi, più teologia

19/09/2017  Bergoglio istituisce un nuovo istituto di studi teologici sulla famiglia per superare “pratiche della pastorale e della missione che riflettono forme e modelli del passato”. Servirà ad applicare meglio l’ “Amoris laetitia” oltre le polemiche nate dopo i due Sinodi.

Sul matrimonio e la famiglia bisogna ripensare tutto a partire da una nuova elaborazione teologica e non ci si può più limitare ad aggiustamenti pastorali più o meno precari. Papa Francesco lo aveva già spiegato nell’Amoris laetitia, ma evidentemente le nuove strade che Bergoglio aveva indicato nel testo elaborato sulla base delle riflessione di ben due Sinodo dedicati alla famiglia, faticano ad essere percorse. Così con un Motu proprio intitolato “Summa familiae cura”, cioè massima cura della famiglia, ha deciso di abolire il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per la famiglia e istituire il “Pontificio Istituto teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia”, che dovrà elaborare nuove linee teologiche, sulla base di un assetto giuridico diverso, in linea con quanto il Papa ha scritto nell’Amoris laetitia.

Il Motu proprio in realtà è una lettera pastorale nella quale il papa scrive che la situazione attuale “non ci consente di limitarci a pratiche della pastorale e della missione che riflettono forme e modelli del passato”. Aggiunge che occorre “un approccio analitico e diversificato” e guardare “con saggio realismo alla realtà della famiglia oggi, in tutta la sua complessità, nelle sue luci e nelle sue ombre”. Dunque occorre esplorare strade nuove anche dal punto di vista della teologia. Il vecchio Istituto Giovanni Paolo II per la famiglia non aveva questo compito. Era nato in tempi nei quali la crisi della famiglia e le nuove sfide aperte nella società all’istituzione del matrimonio non erano così forti e sembrava sufficiente aggiustare un poco le prassi pastorali. Un’analisi che ne indicava un necessario allargamento nella riflessione era stata fatta in un seminario a porte chiuse a metà tra i due Sinodi sulla famiglia, organizzato da mons. Vicenzo Paglia e coordinato del teologo Pierangelo Sequeri, nel quale si erano anticipate molte riflessioni contenute poi nell’Amoris laetitia.

Gli atti del seminario furono pubblicati dalla Libreria editrice vaticana. Sequeri l’anno scorso a metà agosto era stato nominato proprio al vertice dell’Istituto Giovanni Paolo II per la famiglia e dall’interno ha potuto rendersi conto dei limiti di azione e di elaborazione, soprattutto in relazione alle nuove sfide indicate dall’Amoris laetitia. Ecco la ragione del cambio di passo più orientato sulla teologia che il Papa ha indicato nel Motu proprio odierno. La decisione di Bergoglio è anche una risposta ai “dubia” sollevati dai quattro cardinali critici del testo pontificio, Brandmüller, Burke, Caffarra e Meisner, gli ultimi due recentemente scomparsi. Essi ponevano una serie di questioni di ordine più teologico che pastorale e non solo limitate al problema della comunione ai divorziati risposati . In alcuni settori della Chiesa vi sono resistenze e qualche disagio circa l’Amoris laetitia. La decisione del Papa di affidare ad una nuova istituzione l’elaborazione di una teologia del matrimonio e della famiglia che possa meglio dialogare con le altre scienze umane e con una cultura antropologia che sta cambiando su tutti i temi della vita, non significa affatto che Bergoglio vuole un cambiamento della dottrina, ma vuole al contrario capire come si può rimanere più fedeli alla dottrina in un mondo che cambia.

E lo spiega nel testo del Motu proprio: “Dobbiamo essere interpreti consapevoli e appassionati della sapienza della fede in un contesto nel quale gli individui sono meno sostenuti che in passato dalle strutture sociali nella loro vita affettiva e familiare”. Ecco perché non servono risposte semplici con un sì o con un no come volevano i cardinali dei “dubia”. Il nuovo Istituto  avrà una natura decisamente accademica. Il Papa ha stabilito che dovrà lavorare in stretto contatto con il nuovo dicastero, recentemente costituito, per i laici e la famiglia, con quello dell’educazione cattolica e con la Pontificia accademia per la vita e cooperare con la Pontificia università lateranense. La sua missione, sottolinea il Papa nel testo, sarà “scientifica” ed “ecclesiale”, allargata a tutta la cultura della vita, compresa la cura dell’ambiente. L’articolo 2 del Motu proprio infatti dice: “Il nuovo Istituto costituirà, nell’ambito delle istituzioni pontificie, un centro accademico di riferimento, al servizio della missione della Chiesa universale, nel campo delle scienze che riguardano il matrimonio e la famiglia e riguardo ai temi connessi con la fondamentale alleanza dell’uomo e della donna per la cura della generazione e del creato”.

(Foto in alto: Reuters)

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