Sulla sua pagina di Facebook 23 milioni di persone hanno messo “Like", ma non per questo Barack Obama si sente tranquillo e meno che mai considera d’avere il secondo mandato in tasca. Il Rasmussen Report, che pubblica sondaggi quotidiani sull’ operato dell’ inquilino della Casa Bianca, rivela che il 21% degli elettori approva la gestione del presidente mentre il 41% è in completo disaccordo con l’ operato di Obama.

    Il Presidente, ancorato alla triste realtà della disoccupazione al 9,1%, con Wall Street che guarda con interesse sempre maggiore a Mitt Romney, ha davanti a se mesi durissimi. In casa democratica molti continuano a domandarsi se con Hillary Clinton presidente l’attuale campagna elettorale sarebbe così a rischio.   

   Per Obama i 14 milioni di persone senza un lavoro di cui 6 milioni nel 2012 rischiano di perdere l’assegno di disoccupazione, sono un incubo. Il piano per l’occupazione da 447 miliardi di dollari che ha proposto (e che è poi stato respinto) è stato accolto da critiche non solo repubblicane ma anche democratiche.

     Anche sul fronte raccolta fondi Obama non se la cava bene. La scorsa settimana a New York non è stato facile vendere tutti e 100 i posti a sedere per una cena col Presidente da 10 mila dollari al coperto al Four Season Hotel organizzata da Warren Buffett. L’ episodio ha fatto scattare un campanello d’allarme agli addetti alla campagna elettorale di Obama: potrebbe infatti essere il segno che Wall Street sta cambiando rotta.

    Nel corso della campagna elettorale del 2008 la comunità finanziaria aveva versato nei forzieri di Barack Obama 43 milioni di dollari. Le riforme finanziarie adottate dal nuovo Presidente, che ha addirittura usato più volte all’ inizio del suo mandato l’espressione "banchieri gatti grassi", non sono affatto piaciute e quest’anno Wall Street sembra orientata su Mitt Romney.    

     L’ ex governatore del Massachussett ha già fruito di una generosa colazione organizzata per la raccolta fondi per la sua campagna elettorale e ha incontrato uno dei personaggi piu’ importati della finanza newyorchese, Jamie Dimmon, amministratore delegato della JPMorgan Chase&Co. Dimmon, originario di Chicago come Obama, mesi fa era stato indicato come probabile nuovo ministro del Tesoro. Stranamente però, nonostante l’amicizia che lo lega al Presidente, Dimmon non ha ancora versato nemmeno un dollaro per la campagna elettorale democratica.
Nove candidati, l’uno contro l’altro armato, nessuno per il momento in grado di conquistare i favori del pubblico, si battono in casa repubblicana per convincere gli elettori d’avere le carte in regola per mandare Obama a casa.   

     Con Sara Palin fuori gioco, i nove candidati si stanno dando anche un gran da fare per ottenere l’approvazione e conseguenti voti dei sostenitori dell’ex governatrice dell’Alaska. Da quando si è ritirata dalla competizione, la donna che molte elettrici repubblicane continuano a volere come Presidente perchè rappresenta l’immagine di ciò in cui loro credono, ha già lanciato i suoi strali contro tre candidati.   
 
     Nel corso di un comizio in Massachussetts, dove Mitt Romney è stato eccellente governatore dal 2003 al 2007, Sara Palin ha letteralmente fatto a pezzi la legge sulla sanità messa in atto nel 2006. In un intervento in Iowa davanti a adoranti attivisti del Tea Party, Sara Palin ha poi attaccato Rick Perry accusandolo d’ avere concesso, come governatore in Texas, molti favori a chi aveva contribuito alla sua campagna elettorale.     Quando Herman Cain ha inaspettatamente vinto lo straw poll in Florida, l’ex governatrice dell'Alaska ha liquidato la vittoria con la frase "E’ il sapore di turno della settimana".

    Probabilmente la Palin, che ha ancora in mano i voti del Tea Party, non concederà facilmente il suo appoggio perchè è ben conscia che è una carta vincente da scambiare ad alto prezzo. Una buona maggioranza dei 90 candidati da lei sostenuti nelle elezioni di Mid Term siedono infatti adesso al Congresso.   

     Dopo l’annuncio che non si sarebbe candidata, Sara Palin ha chiesto agli elettori di non perdere di vista l’obiettivo finale, quello di sconfiggere Obama, poi ha ammesso che i nove candidati la stanno corteggiando. "Voglio sentire", ha detto, "cosa hanno in mente e magari aiutarli a definire il loro messaggio per far si che la nomination vada al candidato migliore”.  

    In campo democratico intanto, mentre chi potrebbe sulla carta ottenere i voti non osa candidarsi perché sarebbe un segno di debolezza del partito che porta alla sconfitta, due “senza speranza” sono scesi in campo:  Randall Terry del Movimento per la vita di New York e Warren Mosler un uomo d’ affari del Connecticut hanno ufficialmente sfidato la candidatura di Obama.       
   La rivoluzione che sta prendendo piede nel quartiere di Wall Street a New York e si estende a Washington ed altre città americane, a molti fa venire in mente il Tea Party. I primi protestano contro le banche che hanno trascinato sul lastrico tante persone e sono costate miliardi all’erario, i secondi gridano vendetta contro il Governo che vuole spendere troppi soldi del contribuente per dare servizi a chi non se li può pagare.

     I dimostranti di Wall Street vedono nel Governo una via d’uscita, l’unico modo per trovare una soluzione. Gli attivisti del Tea Party vogliono mandare a casa i politici di Washington a loro dire incapaci di circoscrivere la crisi che avvolge il paese e colpevoli di proporre come unica soluzione l’aumento delle tasse ai ricchi. I rivoltosi di Wall Street vogliono regolamentare le banche e che vengano aumentate le tasse a chi guadagna più di 250 mila dollari l’anno per finanziare lavori di ristrutturazione di ponti e strade, costruire nuove scuole e conseguentemente creare nuovi posti lavoro.    I repubblicani sono scandalizzati dagli scontri dei dimostranti di Wall Street con la polizia.

    Il Tea Party, spiegano, non ha mai creato grandi disordini. Dimenticano però che la destra anche se non è scesa in piazza contro la polizia, non ha per questo abolito la retorica della violenza. “Se il voto non funziona - ha detto un giorno nel corso di un comizio per le elezioni del novembre 2010 Joyce Kaufman attivista del Tea Party e conduttrice di un talk show radiofonico – funzioneranno le pallottole”.   

     “Non critico il Tea Party per la sua retorica – ha commentato l’ex funzionario della Casa Bianca Van Jones – critico tutti noi per non aver deciso di muoverci prima permettendo al Tea Party di portare lo scorso novembre decine e decine di nuovi deputati al Congresso".

     Anche il New York Times guarda al movimento di Wall Street sperando che prenda ispirazione dal Tea Party. “La protesta che si sta espandendo a macchia d’olio – ha pubblicato il giornale – potrebbe essere l’inizio di un movimento populista della sinistra in grado di controbilanciare la crescita del Tea Party a destra e colmare il vuoto di mancanza di entusiasmo che i democratici hanno nei confronti dei repubblicani”.