PHOTO
Norme più severe a tutela dei minori. Così come annunciato al termine dell’incontro sulla Protezione dei Minori in Vaticano, il Papa firma di suo pugno tre nuovi documenti «che rispondono all’esigenza di concretezza manifestata dal Popolo di Dio nell’affrontare la piaga degli abusi su minori», come spiega il direttore ad interim della Santa Sede, Alessandro Gisotti. Si tratta della legge 297 sulla protezione dei minori nello Stato della Città del Vaticano, del Motu proprio che ne estende le norme alla Curia Romana e delle linee guida per il Vicariato della Città del Vaticano. «Il Santo Padre», sottolinea Gisotti, «auspica anche grazie a queste norme che riguardano lo Stato della Città del Vaticano e la Curia Romana, maturi in tutti la consapevolezza che la Chiesa debba sempre più essere una casa sicura per i bambini e per le persone vulnerabili».
Con la nuova normativa viene affidata agli organi giudiziari vaticani la giurisdizione penale sui reati di abusi, viene istituito l’obbligo di denuncia penale e viene disposto che «venga rimosso dai suoi incarichi il condannato per aver abusato di un minore o di una persona vulnerabile».
«Desidero rafforzare ulteriormente l’assetto istituzionale e normativo», scrive il Papa nel Motu proprio, «per prevenire e contrastare gli abusi contro i minori e le persone vulnerabili». Il Papa punta a «prevenire ogni forma di violenza o abuso fisico o psichico, di abbandono, di negligenza, di maltrattamento o di sfruttamento che possano avvenire sia nelle relazioni interpersonali che in strutture o luoghi di condivisione» e chiede che «maturi in tutti la consapevolezza del dovere di segnalare gli abusi alle Autorità competenti e di cooperare con esse nelle attività di prevenzione e contrasto».
Non solo, il Papa vuole che «sia riconosciuto a coloro che affermano di essere stati vittima di sfruttamento, di abuso sessuale o di maltrattamento, nonché ai loro familiari, il diritto ad essere accolti, ascoltati e accompagnati; sia offerta alle vittime e alle loro famiglie una cura pastorale appropriata, nonché un adeguato supporto spirituale, medico, psicologico e legale; sia garantito agli imputati il diritto a un processo equo e imparziale, nel rispetto della presunzione di innocenza, nonché dei principi di legalità e di proporzionalità fra il reato e la pena».
E ancora chiede che «venga rimosso dai suoi incarichi il condannato per aver abusato di un minore o di una persona vulnerabile e, al contempo, gli sia offerto un supporto adeguato per la riabilitazione psicologica e spirituale, anche ai fini del reinserimento sociale; sia fatto tutto il possibile per riabilitare la buona fama di chi sia stato accusato ingiustamente; sia offerta una formazione adeguata per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili».
Tra i punti più importanti stabiliti dal Papa, la norma che dispone che «fatto salvo il sigillo sacramentale», chiunque lavori in Curia, i nunzi e i diplomatici, i dirigenti di vario livello, «sono obbligati a presentare, senza ritardo, denuncia al promotore di giustizia presso il tribunale dello Stato della Città del Vaticano ogniqualvolta, nell’esercizio delle loro funzioni, abbiano notizia o fondati motivi per ritenere che un minore o una persona vulnerabile sia vittima di uno dei reati di cui all’articolo 1 della Legge N. 297», cioè quella che riguarda gli abusi sessuali su minori e la pedopornografia. Il pubblico ufficiale «che omette o indebitamente ritarda la denuncia» subisce la «multa da euro mille a euro cinquemila», ma se «il fatto è commesso da un agente o ufficiale di polizia giudiziaria, la pena è la reclusione fino a sei mesi».
«Fatto sempre salvo il sigillo confessionale», continua la legge, «può presentare denuncia ogni altra persona, anche totalmente estranea ai fatti, che sia a conoscenza di comportamenti in danno di un minore». Quindi, è il commento del direttore editoriale Andrea Tornielli, «tutti coloro che, nello Stato e per estensione nella Curia romana, ma anche tra il personale diplomatico al servizio delle nunziature, svolgono il ruolo di pubblico ufficiale (oltre il 90 per cento delle persone che lavorano in Vaticano o per la Santa Sede) saranno sanzionati in caso di mancata denuncia».





