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lunedì 10 febbraio 2025
 
 
Benessere

Obesità, ecco le vere cause

15/04/2015  È una vera e propria malattia che tocca il 10 per cento degli italiani adulti. Si può curare con farmaci, dieta, attività fi sica e chirurgia, ma soprattutto grazie alla motivazione del paziente.

Un italiano su due pesa troppo. E un quinto dei pazienti sovrappeso è obeso, cioè pesa oltre una volta e mezzo quanto dovrebbe, e ha dieci volte più possibilità di sviluppare il diabete. Inoltre, rischia di più infarto, artropatie, cadute (specie da anziano): in pratica di ammalarsi o morire prima.

 Si stima che in Europa l’eccesso di grasso causi ogni anno un milione di decessi e 12 milioni di anni di vita spesi a curarsi. C’è chi deve preoccuparsi di più. Su cento maggiorenni italiani 35 sono sovrappeso e altri dieci sono obesi.

È in sovrappeso un paziente che sulla bilancia supera il 30 per cento del peso ideale calcolato con il sistema del Body mass index (entro il 30 per cento si è comunque “eccedenti” e si devono controllare pressione, colesterolo, trigliceridi).
Quando si va oltre il 60 per cento, invece, si parla di obesità.

Che è una vera e propria malattia, ma non è curata da uno specialista ad hoc: per vincerla occorre un’équipe che comprende psicologo, psichiatra, endocrinologo, diabetologo, pneumologo, nutrizionista, il chirurgo nei casi più gravi. Ma comprende soprattutto il paziente, centrale nella visione assistenziale di San Giovanni di Dio, fondatore dei Fatebenefratelli. All’Ospedale Sacra Famiglia di Erba, Provincia lombardo-veneta dell’Ordine, accanto ai Centri di aiuto coordinati dalla dottoressa Erika Zocca, è partito un gruppo di incontro tra pazienti obesi e pazienti operati. Ed è nato un ente non lucrativo, Goodbye obesità che supporta le iniziative a favore dei pazienti obesi.

Il chirurgo Marco Antonio Zappa, vicepresidente della Società italiana di chirurgia dell’obesità (Sicob), è un po’ il “terminale” del team di Erba. E avverte: «All’obesità si associano patologie come diabete, artropatia da carico – i dolori alle giunture delle gambe che a loro volta rendono diffi cile salire le scale – patologie cardiocircolatorie, pressione alta. Persino la sindrome delle apnee notturne, quella dei “russatori”: il peso dell’addome determina compressione del torace e la fame d’aria tipica dei pazienti obesi. E causa pure il refl usso gastroesofageo, i classici dolori al torace dopo mangiato».

Donne e bambini

Si può diventare obesi a ogni età. «In qualsiasi fase della vita», dice Zappa, «traumi psichici di ogni tipo possono portare un soggetto con un normale Indice di massa corporea a un’alimentazione scorretta e a un’obesità marcata. Poi però ci sono altre cause: ereditarietà o abitudini alimentari errate».

Zappa spende un pensiero in più per i ragazzi. «Da noi l’eccesso di peso colpisce il 20 per cento o poco più dei soggetti sotto gli 11 anni, ma nell’adolescenza si sale al famoso 35 per cento di sovrappeso, più 10 per cento di obesi. Crescendo non si riesce più a contrastare l’eccesso di grassi e zuccheri introdotti. Del resto, lo stile di vita è cambiato negli ultimi 30-50 anni. Oltre alla maggior disponibilità economica, prima causa del maggior consumo alimentare, si assiste dall’adolescenza a un aumento progressivo della sedentarietà. Pc, smartphone, programmi televisivi, giochi elettronici portano in secondo piano o escludono del tutto movimento e attività fisica», puntualizza lo specialista del Fatebenefratelli. «Per i ragazzi conta molto l’esempio dei familiari. Molto spesso gli obesi presentano altri casi di obesità in famiglia, non solo per predisposizione genetica ma anche per influenza ambientale».

C’è poi una sedentarietà femminile, specie dov’è più bassa l’occupazione delle donne. «Un’attività fuori casa è determinante nel mantenersi in forma», dice Zappa «perché si lega a una riduzione dell’Indice di massa corporea (Body mass index, Bmi). I maschi, se lavorano fuori più delle donne, incorrono meno spesso in sovrappeso e obesità. La popolazione femminile è poi sottoposta a stress psicologici e ormonali superiori, che possono favorirla». «Specie in menopausa», spiega la psimaggior numero di donne già affette da depressione e disturbi d’ansia, a sottolineare come spesso il cibo sia utilizzato per compensare un disagio emotivo». Non è invece vero che si diventa troppo grassi “anche se si mangia poco”. «Uno dei pionieri della chirurgia dell’obesità in Italia, il professor Walter Montorsi, diceva che in una famiglia obesa anche il gatto è obeso», dice Zappa. «Nella tendenza all’aumento di peso vi può essere una componente genetica, ma c’è sempre un’alimentazione che supera il consumo di energia. Sia che sussista un appetito patologico sia che ci si moderi, si tende a mangiare in quantità superiori al fabbisogno energetico. L’obesità dovuta a fattori endocrini è rara».

Il cibo può diventare un vero e proprio “calmante” «dopo traumi o mancanze affettive non riconosciute fin dall’infanzia; o per problemi di vita relazionale e professionale», spiega Gatti. «Ciò porta a una scarsa consapevolezza dei propri stati emotivi e quindi una certa difficoltà a gestirli: si usa il cibo per sedare questo disagio».

Le terapie

  

Se per il sovrappeso il primo rimedio sono stili di vita adeguati, per l’obesità occorrono le medicine. Evitando cure “non corrette” come le anfetamine, che possono causare dipendenza. «Orlistat e farmaci “agonisti del GLP 1” diminuiscono l’assorbimento intestinale dei grassi e inducono un modesto senso di sazietà.Ma nella maggior parte dei casi », ammette il professor Zappa «il calo di peso è modesto, tale da scoraggiare il paziente. Il team del Centro dedicato alla cura dell’obesità indicherà una dieta corretta e attività fisica».

Corsa, nuoto, sport leggeri aiutano a mantenere il calo di peso… Anche l’abitudine a una semplice passeggiata quotidiana». Quanto alla dieta, «non ne esiste una ideale. C’è una dieta corretta ipocalorica con pochi carboidrati e zuccheri. In ogni caso, se ci si affida alla sola terapia medica, il peso è destinato non solo a non scendere ma ad aumentare, perché ci si sofferma poco sulle motivazioni ed è difficile mettersi in discussione » spiega il chirurgo del Fatebenefratelli di Erba. «Spesso le persone mangiano in maniera poco consapevole, automatica e considerano poco rilevante lo “spiluccare” fuori pasto che invece incide tanto sull’aumento di peso».

Chirurgo e psicologo

Sui pazienti con un Body mass index superiore a 35 oggi si pratica la chirurgia bariatrica (dal greco barùs, pesante) in passato confinata ai “grandi obesi” di centinaia di chili di peso. Bendaggio gastrico, sleeve, bypass gastrico e diversione bilio-pancreatica hanno tutti risultati eccellenti. «Bendaggio gastrico e sleeve determinano un “restringimento” del lume dello stomaco, che così si riempie prima», dice Zappa «Il bypass gastrico è l’intervento più diffuso al mondo, eseguito quasi sempre in laparoscopia (senza aprire la pancia, ndr.), ha risultati legati non solo alla diminuzione del volume dello stomaco ma anche a fattori ormonali e di minore assorbimento dei nutrienti.

La diversione biliopancreatica è un trattamento ancora più complesso che riduce ulteriormente l’assorbimento del cibo, e per il quale i Centri italiani di chirurgia sono al top a livello mondiale. Tutti i trattamenti citati, migliorano o addirittura possono risolvere il diabete nel 90 per cento dei pazienti, ma si può essere operati solo tra 18 e 60 anni, se sono presenti altre patologie, se non si soffre di bulimia nervosa, depressione o disturbi psicotici, né si usano alcol e droghe».

Ma attenzione, la “magia” può svanire senza comportamenti alimentari corretti. «Molto dipende dalla motivazione che la persona riesce a trovare in se stessa, dall’impegno che ci mette e dal sostegno che riesce a trovare. Se facciamo in modo che la persona non si senta sola», dice la dottoressa Gatti, «i sacrifici che fa possono trasformarsi in un importante momento evolutivo». Per la psicologa occorre dall’inizio evitare atteggiamenti punitivi e giudicanti, spesso all’origine del comportamento scorretto. Meglio un ascolto attivo, partecipe e un sincero atteggiamento di collaborazione per aiutare una persona affetta da obesità a “lavorare” per cercare un nuovo stile di vita più salutare e benefico».

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