Un italiano su due pesa troppo.
E un quinto dei pazienti sovrappeso
è obeso, cioè pesa
oltre una volta e mezzo quanto
dovrebbe, e ha dieci volte più possibilità
di sviluppare il diabete. Inoltre, rischia
di più infarto, artropatie, cadute (specie
da anziano): in pratica di ammalarsi o morire
prima.
Si stima che in Europa l’eccesso di grasso
causi ogni anno un milione di decessi
e 12 milioni di anni di vita spesi a curarsi.
C’è chi deve preoccuparsi di più. Su cento
maggiorenni italiani 35 sono sovrappeso
e altri dieci sono obesi.
È in sovrappeso
un paziente che sulla bilancia supera
il 30 per cento del peso ideale calcolato
con il sistema del Body mass index (entro
il 30 per cento si è comunque “eccedenti”
e si devono controllare pressione, colesterolo,
trigliceridi).
Quando si va oltre
il 60 per cento, invece, si parla di obesità.
Che è una vera e propria malattia, ma
non è curata da uno specialista ad hoc: per
vincerla occorre un’équipe che comprende
psicologo, psichiatra, endocrinologo,
diabetologo, pneumologo, nutrizionista,
il chirurgo nei casi più gravi. Ma comprende
soprattutto il paziente, centrale nella
visione assistenziale di San Giovanni di Dio, fondatore dei Fatebenefratelli. All’Ospedale
Sacra Famiglia di Erba, Provincia
lombardo-veneta dell’Ordine, accanto ai
Centri di aiuto coordinati dalla dottoressa
Erika Zocca, è partito un gruppo di incontro
tra pazienti obesi e pazienti operati.
Ed è nato un ente non lucrativo, Goodbye
obesità che supporta le iniziative a favore
dei pazienti obesi.
Il chirurgo Marco Antonio
Zappa, vicepresidente della Società
italiana di chirurgia dell’obesità (Sicob), è
un po’ il “terminale” del team di Erba. E
avverte: «All’obesità si associano patologie
come diabete, artropatia da carico – i
dolori alle giunture delle gambe che a loro
volta rendono diffi cile salire le scale – patologie
cardiocircolatorie, pressione alta.
Persino la sindrome delle apnee notturne,
quella dei “russatori”: il peso dell’addome
determina compressione del torace
e la fame d’aria tipica dei pazienti obesi.
E causa pure il refl usso gastroesofageo, i
classici dolori al torace dopo mangiato».
Donne e bambini
Si può diventare obesi a ogni età. «In
qualsiasi fase della vita», dice Zappa,
«traumi psichici di ogni tipo possono
portare un soggetto con un normale Indice
di massa corporea a un’alimentazione scorretta e a un’obesità marcata.
Poi però ci sono altre cause: ereditarietà o
abitudini alimentari errate».
Zappa spende
un pensiero in più per i ragazzi. «Da noi
l’eccesso di peso colpisce il 20 per cento o
poco più dei soggetti sotto gli 11 anni, ma
nell’adolescenza si sale al famoso 35 per
cento di sovrappeso, più 10 per cento di
obesi. Crescendo non si riesce più a contrastare
l’eccesso di grassi e zuccheri introdotti.
Del resto, lo stile di vita è cambiato
negli ultimi 30-50 anni. Oltre alla maggior
disponibilità economica, prima causa del
maggior consumo alimentare, si assiste
dall’adolescenza a un aumento progressivo
della sedentarietà. Pc, smartphone,
programmi televisivi, giochi elettronici
portano in secondo piano o escludono
del tutto movimento e attività fisica», puntualizza
lo specialista del Fatebenefratelli.
«Per i ragazzi conta molto l’esempio dei
familiari. Molto spesso gli obesi presentano
altri casi di obesità in famiglia, non solo
per predisposizione genetica ma anche
per influenza ambientale».
C’è poi una sedentarietà femminile,
specie dov’è più bassa l’occupazione
delle donne. «Un’attività fuori casa è
determinante nel mantenersi in forma»,
dice Zappa «perché si lega a una riduzione
dell’Indice di massa corporea (Body
mass index, Bmi). I maschi, se lavorano
fuori più delle donne, incorrono meno
spesso in sovrappeso e obesità. La popolazione
femminile è poi sottoposta a
stress psicologici e ormonali superiori,
che possono favorirla».
«Specie in menopausa», spiega la psimaggior numero di donne già affette da
depressione e disturbi d’ansia, a sottolineare
come spesso il cibo sia utilizzato per
compensare un disagio emotivo».
Non è invece vero che si diventa troppo
grassi “anche se si mangia poco”. «Uno
dei pionieri della chirurgia dell’obesità in
Italia, il professor Walter Montorsi, diceva
che in una famiglia obesa anche il gatto
è obeso», dice Zappa. «Nella tendenza
all’aumento di peso vi può essere una
componente genetica, ma c’è sempre
un’alimentazione che supera il consumo
di energia. Sia che sussista un appetito
patologico sia che ci si moderi, si tende a
mangiare in quantità superiori al fabbisogno
energetico. L’obesità dovuta a fattori
endocrini è rara».
Il cibo può diventare un vero e proprio
“calmante” «dopo traumi o mancanze
affettive non riconosciute fin dall’infanzia;
o per problemi di vita relazionale
e professionale», spiega Gatti. «Ciò porta
a una scarsa consapevolezza dei propri
stati emotivi e quindi una certa difficoltà
a gestirli: si usa il cibo per sedare questo
disagio».
Le terapie
Se per il sovrappeso il primo rimedio
sono stili di vita adeguati, per l’obesità
occorrono le medicine. Evitando cure
“non corrette” come le anfetamine,
che possono causare dipendenza. «Orlistat
e farmaci “agonisti del GLP 1” diminuiscono
l’assorbimento intestinale
dei grassi e inducono un modesto senso
di sazietà.Ma nella maggior parte dei casi
», ammette il professor Zappa «il calo
di peso è modesto, tale da scoraggiare
il paziente. Il team del Centro dedicato
alla cura dell’obesità indicherà una
dieta corretta e attività fisica».
Corsa,
nuoto, sport leggeri aiutano a mantenere
il calo di peso… Anche l’abitudine
a una semplice passeggiata
quotidiana».
Quanto alla dieta, «non ne
esiste una ideale. C’è una dieta
corretta ipocalorica con pochi
carboidrati e zuccheri. In ogni
caso, se ci si affida alla sola
terapia medica, il peso è destinato
non solo a non scendere
ma ad aumentare, perché
ci si sofferma poco sulle motivazioni ed è difficile mettersi in discussione
» spiega il chirurgo del Fatebenefratelli
di Erba. «Spesso le persone
mangiano in maniera poco consapevole,
automatica e considerano poco rilevante
lo “spiluccare” fuori pasto che invece
incide tanto sull’aumento di peso».
Chirurgo e psicologo
Sui pazienti con un Body mass index
superiore a 35 oggi si pratica la chirurgia
bariatrica (dal greco barùs, pesante)
in passato confinata ai “grandi obesi” di
centinaia di chili di peso. Bendaggio gastrico,
sleeve, bypass gastrico e diversione
bilio-pancreatica hanno tutti risultati
eccellenti. «Bendaggio gastrico e sleeve
determinano un “restringimento” del
lume dello stomaco, che così si riempie
prima», dice Zappa «Il bypass gastrico è
l’intervento più diffuso al mondo, eseguito
quasi sempre in laparoscopia (senza
aprire la pancia, ndr.), ha risultati legati
non solo alla diminuzione del volume
dello stomaco ma anche a fattori ormonali
e di minore assorbimento dei nutrienti.
La diversione biliopancreatica è
un trattamento ancora più complesso che riduce ulteriormente l’assorbimento
del cibo, e per il quale i Centri italiani di
chirurgia sono al top a livello mondiale. Tutti
i trattamenti citati, migliorano o addirittura
possono risolvere il diabete nel 90 per cento
dei pazienti, ma si può essere operati solo
tra 18 e 60 anni, se sono presenti altre patologie,
se non si soffre di bulimia nervosa, depressione
o disturbi psicotici, né si usano alcol
e droghe».
Ma attenzione, la “magia” può svanire
senza comportamenti alimentari corretti.
«Molto dipende dalla motivazione che la
persona riesce a trovare in se stessa, dall’impegno
che ci mette e dal sostegno che riesce
a trovare. Se facciamo in modo che la persona
non si senta sola», dice la dottoressa Gatti,
«i sacrifici che fa possono trasformarsi in
un importante momento evolutivo». Per la
psicologa occorre dall’inizio evitare atteggiamenti
punitivi e giudicanti, spesso all’origine
del comportamento scorretto. Meglio
un ascolto attivo, partecipe e un sincero
atteggiamento di collaborazione per aiutare
una persona affetta da obesità a “lavorare”
per cercare un nuovo stile di vita più salutare
e benefico».