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martedì 17 settembre 2024
 
 

Bambini obesi, un abuso in famiglia

30/11/2011  Mentre si allarga l'allarme "obesità" soprattutto tra i bambini, all'estero si cercano misure"contro" i genitori. Al di là dei casi limite è importante educare a uno stile di vita sano.

L'obesita' infantile non accenna a migliorare in Italia. Quasi 4 bambini su 10 (37,3%) tra i 6 e i 9 anni sono in sovrappeso o obesi. E' proprio in questa fascia d'eta' che si raggiunge il picco durante l'infanzia, per poi calare al 25,6% tra i 10 e 13 anni, e al 16,2% tra i 14 e 17 anni. E' quanto raccontano le ultime cifre elaborate dall'Istat nel 2010 in un'indagine multiscopo condotta su oltre 19mila famiglie, e circa 5 mila minori di 6-17 anni.

Dai dati emerge anche che non vi sono grandi differenze tra maschi e femmine tra 6 e 9 anni: in questo periodo risulta troppo in carne il 37,5% dei maschi e il 37,1% delle femmine. Crescendo invece è il sesso maschile a detenere i valori peggiori, con il 29,1% di eccesso di peso tra i 10 e 13 anni, e il 20,8% tra i 14 e 17 anni. Il sesso femminile se la cava meglio andando verso l'adolescenza, visto che tra i 10 e 13 anni risulta pesare troppo il 22% e tra i 14 e 17 anni l'11,3%.

Complessivamente risultano dunque in sovrappeso o obesi il 28,9% dei maschi tra i 6 e 17 anni e il 23,2% delle femmine. La regione con il piu' alto numero di piccoli obesi e' la Campania (36%), seguita da Sicilia (31,7%), Calabria (30,4%) e Molise (30%). Al primo posto invece per numero di bambini normopeso o sottopeso c'e' la Liguria (83,5%), cui seguono Sardegna (82,4%), Val d'Aosta, Friuli Venezia Giulia, provincia autonoma di Bolzano e Toscana con l'80%. Dunque sono le regioni del Nord Ovest quelle con il minor numero di bambini grassi (21%), e quelle del Sud con il picco maggiore (32,8%).

La maggiore concentrazione si ha nelle grandi citta', centri dell'area metropolitana, dove e' obeso il 27,8% dei bambini, mentre nelle periferie delle aree metropolitane si raggiungono i valori piu' bassi (23,9%). Cosi' come sono piu' in carne i figli di genitori con un livello di istruzione basso (28% contro il 21.5% di quelli di genitori laureati)

Da un  parte i dati allarmani provenienti dagli Usa dove alcuni noti ricercatori dell’Università di Harvard hanno recentemente scosso la comunità medica internazionale: negli ultimi vent’anni, in America, il numero delle persone obese è cresciuto in modo esponenziale, e a farne le spese sono soprattutto i più piccoli: ben il 17% della popolazione infantile, infatti, ricade in questa insidiosa problematica.

Per tali motivi, due autorevoli studiosi dell’Ateneo americano più famoso al mondo, in un articolo pubblicato sulla rivista American Medical Association, suggeriscono di inquadrare l’obesità nei termini legislativi di un abuso, così da agevolare la sottrazione dei minori ai genitori quando sia dimostrata l’inadeguatezza di questi ultimi ad affrontare la situazione. Una proposta agghiacciante, certo, che punta il dito verso la necessità di contrastare i gravi rischi legati alla salute cui vanno incontro i piccoli in sovrappeso: dalle malattie cardiache al diabete, al tumore intestinale, oltre a disagi di natura psichica.

A tutto questo si aggiunge la notizia, apparsa sui giornali lo scorso settembre, relativa alla famiglia scozzese cui sono stati tolti i figli dopo che i servizi sociali, che da due anni si occupavano di loro, non hanno visto miglioramenti nell'educazione alimentare dei bambini ormai obesi.

Una presa di decisione drastica cui la famiglia ha risposto minacciandi una guerra legale di cui ancora non sappiamo l'esito. Si tratta però di un ulteriore esempio del fatto che l'obesità va comunque considerata una condizione grave e che i genitori, senza giungere a misure estreme, vanno considerati responsabili di una situazione che mina gravemente la salute dei propri figli.

Visti i recenti dati è sicuramente importante riflettere sul problema emergente dell'obesità e sul ruolo che la nostra società, con le modificate abitudini di vita, ha nel determinare tale patologia.

«I dati allarmanti relativi all'aumento dell'obesità preoccupano soprattutto chi si prende cura della salute dei bambini (pediatri, medici, operatori sanitari)», spiega Elena Secco, pediatra di base nel milanese «perché tale patologia si può accompagnare ad un rischio aumentato di sviluppare uno stato prediabetico fino ad arrivare ad un diabete franco, ipertensione arteriosa, aumento del colesterolo che alla lunga può contribuire a sviluppare arteriosclerosi e problemi all’apparato locomotore, comportando gravi rischi per la salute».

Sta diventando quindi un problema sociale legato sicuramente allo stile di vita dei paesi industrializzati caratterizzato da poco movimento e diminuzione della vita all’aria aperta. «I nostri bambini», continua la dottoressa Secco «trascorrono troppo tempo della giornata davanti a televisione e videogiochi o internet. Giocano meno, si muovono poco e percorrono brevi tratti di strada a piedi. Spesso vengono condotti a scuola in auto».

Riveste una grossa importanza anche il tipo di alimentazione che viene proposta ai bambini: «ipercalorica, ricca di zuccheri semplici contenuti in bevande gassate, dolci e  merendine, fatta di cibi preparatati velocemente (fast food) e povera di fibre (futta e verdura). Inoltre, bambini e ragazzi hanno la possibilità di accedere facilmente a questi cibi che si trovano ovunque e vengono continuamente reclamizzati».

E’, quindi, necessario che sopratutto coloro che si occupano dall’infanzia, partendo da genitori, educatori, insegnanti e pediatri, si sentano responsabilizzati sul problema obesità «per attuare delle misure preventive e, contemporaneamente, individuare delle strategie di politica sanitaria. Insomma tutta la nostra società, a diversi livelli, dovrebbre farsi carico di questa patologia» conclude Elena Secco. 

Una sana alimentazione sta alla base della lotta all'obesità. Tra i cibi più adatti per mangiare bene c'è indubbiamente la frutta. In tal senso vogliamo segnalare l'iniziativa Frutta nelle scuole, promossa dall’Unione Europea e dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e Forestali.

Si tratta di un'iniziativa triennale (2009-2012) che prevede la distribuzione di frutta e verdura nelle scuole, per scoraggiare l’eccessivo consumo di merendine industriali piene di zuccheri e grassi, per contrastare la grave incidenza nella nostra società del sovrappeso e dell’obesità infantile. Infatti l’Italia, nonostante la tradizione culinaria mediterranea, che vede frutta e verdura presenti sulle nostre tavole, ha il preoccupante primato, insieme al Portogallo di obesità fra i ragazzi più giovani.  

L'anno 2011 si è concluso con la realizzazione di una originale mostra fotografica che prende il nome dal concorso che durante la campagna è stato rivolto agli alunni e alle loro famiglie:  Tutti pazzi per la frutta!   

Circa tremila foto sono pervenute da famiglie di tutte le regioni italiane via telematica sul sito del concorso e da queste una giuria formata da fotografi professionisti, pubblicitari e rappresentanti istituzionali ha selezionato 100 scatti ritenuti i migliori per rappresentare i temi e gli scopi della campagna (Vedi fotogallery "Tutti pazzi per la frutta").   

Questo particolare concorso è stato promosso per ampliare il coinvolgimento delle famiglie nel progetto Frutta nelle scuole, perché è proprio nelle famiglie che può essere garantito un quotidiano e salutare consumo di frutta e verdure da parte dei ragazzi.   

Washington 29 novembre 2011 -  Gli americani, bambini inclusi, diventano sempre più grassi al punto che il governo, per limitare le malattie cardiache fra i giovanissimi, ha sponsorizzato uno studio messo a punto dall’ Istituto Nazionale per il Cuore e Polmoni.   

L’ indagine è stata condotta da una commissione composta di illustri cardiologi infantili ed è stata pubblicata sulla rivista Pediatrics, il giornale ufficiale dell’Accademia di Pediatria Americana . La conclusione dello studio prevede che tutti i bambini dai 9 agli 11 anni e gli adolescenti fra i 17 e 21 anni siano sottoposti al test del colesterolo per scoprirne il livello e correre ai ripari contro ipertensione, malattie cardiache e diabete mellito.  

«Le malattie cardiache – ha spiegato il dottor Stephen Daniels, presidente della commissione e primario di pediatria al Children Hospital Colorado- sono la causa numero uno dei decessi nel nostro paese. Il processo che conduce a questi decessi inizia in giovane età, ma se si inizia fin dall’infanzia a controllare e annullare le possibilità di rischio, la ricompensa è che difficilmente all’età di 50 anni si avranno malattie cardiache».
    
Lo studio, ha spiegato la dottoressa Elaine Urbina direttrice del reparto Cardiologia Preventiva del Children Hospital Medical Center di Cincinnati, è stato condotto per affrontare il problema dell’aumento di malattie cardiache provocate dall’obesità’ che ormai è considerata epidemica. Circa un terzo dei bambini americani (il triplo del 1963) sono soprappeso. Secondo i dati dell’American Heart Association approssimativamente il 17% ( 12.5 milioni) di bambini fra 2 ed i 19 anni sono obesi.   

«Questa generazione – ha poi aggiunto la dottoressa Urbina – potrebbe essere la prima ad avere un’aspettativa di vita inferiore a quella dei genitori. Il test vigorosamente consigliato a 9 anni non significa che ai bambini col colesterolo alto saranno automaticamente somministrati farmaci. Probabilmente sarà sufficiente coinvolgere i genitori per cambiare la dieta ed abitudini alimentari».  

Fra le altre raccomandazioni contenute nel rapporto pubblicato su Pediatrics c’è il consiglio alle mamme di allattare i neonati almeno fino a sei mesi e di adottare, a partire dai 12 mesi, una dieta povera di grassi saturi. Dopo il test del colesterolo i bambini con un peso superiore dell’85% della media dei coetanei, si legge nelle conclusioni del rapporto, devono, volenti o nolenti, essere seguiti da un dietologo ed iniziare a fare esercizi fisici.

                                                                                  Mariuccia Chiantaretto

La quantità di prodotti che adulti e bambini si trovano di fronte ogni giorno è sconfinata, ma come ormai sappiamo è anche piena di rischi per la salute. Cosa fare per preservare il benessere dei nostri figli, contrastare il sovrappeso (in costante aumento in Italia), combattere allergie e malattie come il diabete? Per soddisfare questa diffusissima esigenza ecco l'utile manuale di Gigliola Braga L'alimentazione giusta per tuo figlio  (Sperling e Kupfer 2011, pp. 388, euro 18,00) basato su studi recenti e con i contributi di un pediatra, di un medico nutrizionista e di una ginecologa. L'autrice, oltre a offrire consigli utili e pratici spiega quali sono le trappole da evitare e le scelte giuste, dallo svezzamento all'adolescenza, per garantire ai nostri bambini e ai nostri ragazzi il piacere ma anche la certezza di crescere sani e di prevenire patologie e disturbi.

Fast foodo slow food? Pizza o Hamburger? E le verdure? Il latte? Cosa preparo per cena? Sarà un pasto equilibrato?

Cosa mangio oggi?
di Mario Becciu e Anna Rita Colasanti (San Paolo 2011, pp. 96, euro 8) è un volume agile e innovativo per aiutare i genitori nel loro compito. Gli autori  riflettono su come e quanto mangiano i bambini e i ragazzi e su quando si può parlare di una sana e gustosa alimentazione, sottolineando che quasi tutti i genitori mostrano questa preoccupazione, ma si arrendono di fronte alle merendine, alle pizzette e agli snack.

Ecco, quindi, alcuni suggerimenti: informarsi sulle caratteristiche nutritive dei cibi, combinarli in modo appropriato, osservare le abitudini alimentari dei figli, provare a introdurre pian piano piccole novità per modificare quello che non va, essere creativi e fantasiosi, spronare al movimento, sapere quanto influenza la pubblicità e come cibo ed emozioni sono strettamente legati. Gli ingredienti principali? Dare l’esempio e non scoraggiarsi!

Non si tratta di un semplice libro di ricette: In cucina con mamma e papà (San Paolo 2009, pp.  124, euro 14,00)  di Federica Buglioni è molto di più. Ricco di foto e suggerimenti, oltre ai consigli per cucinare insieme ai bambini mostra la filosofia di una mamma che considera questa attività la più democratica tra quelle educative, perché amata da maschi e femmine, adulti e piccini. Cucinare è, inoltre, un’attività che aiuta a tenere i piedi per terra e insegna a conoscere il cibo per quello che è, senza dargli pericolose valenze simboliche. E' il primo passo vero un'educazione alimentare che non si limita a dire “mangia questo perché fa bene” e “non mangiarlo perché fa male” ma attiva gli importanti richiami affettivi presenti nel cibo.

Stefano racconta alla sua maestra, come compito in classe, cosa sucede nella sua famiglia al momento di mettersi a tavola, e descrive in modo divertente come sono diversi i pranzi a casa sua da quelli con i nonni o con una zia un po'... originale.

Oltre alla divertente stori Alberto Pellai autore di Tutti a tavola  (Erickson 2010, pp. 80, euro 15,90) propone numerose attività per l'educazione alimentare e per l'acquisizione di un corretto rapporto con il cibo fin da piccoli. Al volume è allegato un CD con sei canzoni protagoniste delle varie edizioni dello Zecchino d'Oro: Tutti a tavola, Le tagliatelle di nonna Pina, Il cuoco pasticcione, Nonni nonni, Ma che pizza, Il tortellino.

L’educazione alimentare è entrata nelle scuole come materia interdisciplinare. Noi e il cibo (Giunti 2011, pp.96, euro 7,80) ha realizzato il primo testo per la scuola primaria per guidare gli alunni, le loro famiglie e gli insegnanti nell’esplorazione dei molteplici temi legati al mondo dell’alimentazione. Composto da un volume per l'alunno, un poster poster per la famiglia e una guida per il docente questo utile manuale è impreziosito dalla prefazione di Carlo Petrini che auspica, per il bene dei bambini, che nel campo dell'educazione alimentare genitori e insegnanti sappiano parlare la stessa lingua.

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