Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 10 novembre 2024
 
 

"Oggi in LIbia parlano solo le armi"

23/03/2017  Lo scrittore Hisham Matar, autore del bellissimo "Il Ritorno", descrive un paese frammentato, in mano alle fazioni armate, in cui la società civile non trova voce.

 

“Il ritorno” (pubblicato da Einaudi) è un libro emozionante ed intenso che racconta una storia personale e collettiva. È la storia di Hisham Matar, nato a New York nel 1970 da genitori libici, che dopo la caduta di Gheddafi compie un viaggio in Libia per incontrare chi ha condiviso i lunghi anni di prigionia del padre Jaballa, di cui si sono perse le tracce, fiero oppositore del regime. Ma la vicenda personale si intreccia con la storia della Libia del ventesimo secolo. Una storia tormentata fra interventi militari stranieri, la dittatura, la repressione, le speranze dopo la rivoluzione del 2011 e il caos del momento presente.

Hisahm, lei non riesce a ritrovare suo padre, ma i momenti della sua prigionia le sono raccontati da suo zio Mahmoud, anche lui incarcerato. Qual è la cosa che più l’ha impressionata dei suoi racconti?

“Mio zio mi confidò che nella prigione di Abu Salim aveva subito tutte le cose peggiori che gli potessero capitare, però aveva anche scoperto di poter sopravvivere a tutto questo. C’è un posto segreto, dentro al cuore, in cui anche i più terribili aguzzini non possono violare, e in quel posto c’è lo spazio per l’amore”.

Questa consolazione attenua il dolore?

“Solo in parte. La prigionia nega la libertà, il contatto con la famiglia, con le persone a cui vuoi bene. Ti costringe a una quantità infinite di rinunce. Poi non dimentichiamo che Gheddafi non si limitava a togliere di mezzo le persone che giudicava pericolose per il suo regime, Gheddafi si divertiva a umiliarle”.

Come giudica la situazione della Libia di oggi?

“E’ un paese frammentato, in cui domina il linguaggio delle armi, non vedo spazio per il negoziato e il compromesso. Ci sono così tante armi in giro che mi è difficile immaginare la possibilità di un negoziato pacifico. Fra le varie fazioni scorre il sangue e da una parte e dall’altra c’è la volontà di eliminare gli avversari. Questo avviene nel momento in cui le istituzioni sono rudimentali, fragilissime. La dittatura ha lasciato una organizzazione statale molto precaria”.

Quali sono le responsabilità dell’Occidente per questa situazione?

“Gli europei hanno avuto la colpa di mantenere lunghi e intensi rapporti con il regime di Gheddafi, chiudendo gli occhi sulle continue violazioni dei diritti umani”.

Perché è accaduto questo?

“Soprattutto per gli interessi e gli appetiti scatenati dagli abbondanti  dei giacimenti petroliferi della Libia, Purtroppo per noi il petrolio è stato una ricchezza, ma anche una maledizione”.

In Libia esiste una società civile che può contribuire alla ricostruzione del paese?

“Oggi in Libia la società civile sta in sala di rianimazione, respira appena. Tanti giornalisti, avvocati e attivisti per i diritti umani sono stati assassinati o sono stati costretti all’esilio, qualcuno è stato ucciso anche all’estero. I superstiti della società civile, i difensori dei diritti umani, oggi sono soprattutto concentrati a Tunisi. Fino a qualche anno fa il punto di riferimento per loro era Il Cairo, ora invece vanno in Tunisia”.

Qual è il suo augurio per la Libia?

“Alla Libia auguro pace, prosperità, libertà e dignità”. 

I vostri commenti
2

Stai visualizzando  dei 2 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo