C'è una data impressa nella memoria di tutti: il 27 marzo 2020. Quello fu il giorno più lungo. A tre settimane dalle misure di contenimento del virus che avevano chiuso in casa sessanta milioni di italiani, lockdown imparammo a chiamarlo, il numero dei contagi stava inizando finalmente a stabilizzarsi ma la conta dei morti faceva inorridire: 969 persone persero la vita in ventiquattr’ore a causa del Covid-19. Fu l’apice dell’ecatombe della prima ondata (e ora siamo a tre), il picco del tributo di sangue pagato alla peste del nuovo millennio.
Mentre l’Italia abbassava impotente o quasi lo sguardo davanti al nemico invisibile, la sera di quello stesso giorno papa Francesco fu pastore, amico e profeta, solo in una piazza San Pietro deserta, sotto una pioggia battente. Jorge Mario Bergoglio volle presiedere un momento straordinario di preghiera chiamando a raccolta il mondo intero. «È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni. È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo».
Un sacerdorte impegnato tra i fedeli della sua comunità durante la pandemia. Foto: sovvenire.chiesacattolica.it
Sacerdoti in prima linea, fino all'estremo sacrificio
Un libro, ora, racconta volti e voci di quella Chiesa in uscita, dentro e fuori le chiese vuote, impegnata a infondere speranza a chi aveva l'anima prosciugata, a confortare i familiari di chi moriva senza nessun congiunto accanto, a distribuire aiuti a chi la crisi causava sofferenze aggiuntive. Dal 5 marzo è in libreria Covid-19: preti in prima linea, di Riccardo Benotti (giornalista dell'agenzia di stampa Sir), pubblicato dalle Edizioni San Paolo, 464 pagine, 20 euro. Il volume, arricchito dalla presentazione del cardinale Gualtiero Bassetti e dalla prefazione del cardinale Angelo De Donatis si dive in due parti.,
Nella prima si raccontano le testimonianze dirette dei preti che hanno servito il popolo che è stato loro affidato durante il primo anno della pandemia: il cappellano dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, il presidente dell’Opera Diocesana Assistenza a Firenze, il cappellano del carcere di San Vittore a Milano e un parroco della periferia di Roma. Nella seconda parte del libro, vengono ricordate le storie dei tanti sacerdoti che sono morti in Italia durante la pandemia da Covid-19. Un viaggio dal Nord al Sud del Paese per rendere noti a tutti i nomi, i volti e soprattutto le azioni di coloro che hanno perso la vita. Dal 1° marzo al 30 novembre 2020 sono 206 i sacerdoti diocesani italiani che sono morti a causa diretta o meno dell’azione del Covid-19. A essere coinvolto nella strage silenziosa è quasi un terzo delle diocesi: 64 su 225. La concentrazione delle vittime è nell’Italia settentrionale (80%), con un picco in Lombardia (38%), Emilia Romagna (13%), Trentino-Alto Adige (12%) e Piemonte (10%). Segue il Centro (11%) e il Sud (9%). Il mese di marzo 2020 è quello che registra il numero più alto di decessi (99), che rappresentano poco meno della metà del totale (48%); ad aprile la situazione migliora (27 morti) per digradare nella tarda primavera e durante l’estate (5 vittime complessive). A ottobre però la miccia si riaccende con i primi 7 decessi della seconda ondata, per poi rapidamente deflagrare nel mese di novembre con 68 morti (33%).
A morire sono soprattutto i preti più anziani, con un’età media di 82 anni in linea con quella delle vittime di Covid-19 nella popolazione generale.
Alcune storie sono raccontate in modo più ampio, come quella del cappellano del carcere di Bergamo, don Fausto Resmini, figura di riferimento per la città, che ha contratto il virus per restare accanto alle persone più fragili che accoglieva nella Comunità di Sorisole e avvicinava in stazione; o di don Silvio Buttitta, compagno in seminario di don Pino Puglisi, che nei suoi 60 anni di sacerdozio ha cresciuto intere generazioni in uno dei quartieri più poveri e degradati di Palermo.
Il cardinale Gulatiero Bassetti, anni. Foto dell'agenzia Ansa.
Il cardinale Bassetti: «Sono l'immagine del Buon Samaritano»
I sacerdoti deceduti «sono stati pellegrini, come diceva don Mazzolari, "per vocazione e offerta"», ha scritto il cardinale Gualtiero Bassetti, nella sua presentazione. «Tanti erano ancora in servizio, altri anziani; erano parroci di paesi, figure di riferimento per le nostre comunità, che hanno contribuito a costruire negli anni. Questo pellegrinare nella storia del loro ministero incrocia lo sviluppo sociale, civile e culturale del nostro Paese. Molto spesso si ha poca coscienza della capillarità delle nostre Chiese locali, nelle grandi aree urbane, ma soprattutto nei piccoli centri. Nelle une e negli altri, il pellegrinaggio di tanti sacerdoti sosta nelle vicende gioiose e sofferte degli uomini e delle donne, fino a diventarne tessuto connettivo. È il filo della memoria che si rinnova nell’umanità. Scorrendo le storie di questi uomini, ho notato come tanti morti siano stati parroci o vicari per decenni nello stesso luogo, in un’esistenza segnata dalla “normalità” del sacerdozio. Che dolore per quelli venuti a mancare nella Rsa o per complicazioni di malattie già in atto! Che testimonianza in chi è morto per restare accanto al popolo, accanto agli ultimi, come don Fausto Resmini, cappellano nel carcere di Bergamo».
«Nel tempo della pandemia», ha chiosato più avanti, il ardinale Bassetti, «i sacerdoti hanno davvero espresso il volto bello della Chiesa amica, che si prende cura del prossimo. Hanno donato un esempio autentico di solidarietà con tutti. Sono stati l’immagine viva del Buon Samaritano, contribuendo non poco a rendere credibile la Chiesa. Nel giorno dell’ordinazione abbiamo preso un impegno. «Vuoi essere sempre più strettamente unito a Cristo sommo sacerdote, che come vittima pura si è offerto al Padre per noi, consacrando te stesso a Dio insieme con lui per la salvezza di tutti gli uomini?». «Sì, con l’aiuto di Dio, lo voglio» è stata la risposta di tutti questi sacerdoti, che hanno saputo renderla autentica e concreta con la testimonianza della loro vita.
Racconti di vita di "pastori con l'odore delle pecore", che hanno vissuto il loro servizio in mezzo al popolo di Dio loro affidato.