Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
giovedì 20 marzo 2025
 
dossier
 

Oltre ogni muro

28/05/2014  In Terra Santa, papa Francesco è riuscito, con la forza dei gesti concreti, a dare nuove prospettive all'unità dei cristiani, al dialogo tra le religioni, al processo di pace tra israeliani e palestinesi. La diplomazia della tenerezza.

È il viaggio che spezza i muri nonostante le resistenze. Papa Francesco, sulle orme di Paolo VI, arriva in Terra Santa e spiazza il mondo. Santa Marta in Vaticano come una nuova Camp David, un luogo da cui far ripartirei negoziati di pace. Il presidente israeliano Shimon Peres e quello palestinese Mahmoud Abbas (AbuMazen) accettano l’invito del Papa a Roma per una preghiera di pace, insieme. «Sarà prima di quanto si pensi», azzardano i giornali locali sperando in una data già nel mese di giugno.

Il Papa spinge in avanti la pace con gesti, parole e immagini. La sosta, non prevista, davanti al muro di cemento che chiude Betlemme, le parole forti con le quali ha chiesto, in tutti gli incontri con le autorità di entrambe le parti, «due Stati che vivano in sicurezza nei confini internazionalmente riconosciuti», l’abbraccio con il rabbino Skorka e il musulmano Abboud davanti al Muro del pianto, a Gerusalemme, riallacciano i fili spezzati di un dialogo fragile, ma possibile. In Giordania, in Palestina,in Israele, il Papa ha usato le stesse parole per i tre capi di Stato: «Lei è noto come uomo di pace e artefice di pace», dice a re Abdullah, a Peres e ad Abu Mazen. Quasi a volerli vincolare per uno stringente impegno futuro. Un impegno che parte dalla giustizia, senza la quale non c’è pace, e che chiede un coinvolgimento pieno delle religioni.

Per questo l’incontro con Bartolomeo, 50 anni dopo l’abbraccio tra Paolo VI e Atenagora, è diventato punto centrale del viaggio in Terra Santa, anche se forse quello mediaticamente più in ombra. Ma è qui, ha spiegato il Papa, il cuore della pace. Superare quello che papa Francesco ha sempre chiamato«lo scandalo della divisione» è il modo per mostrare al mondo che la via dell’unità e della pace è possibile. Non è una pace a buon mercato, quella che chiede papa Francesco. Perché è una pace che richiede giustizia, contrasto contro ogni discriminazione, libertà religiosa, rispetto del diritto di ciascuno a «vivere come essere umano», secondo l’espressione palestinese, lotta contro gli interessi di chi fabbrica e commercia armi. «Se ci sono le guerre è perché c’è chi vende armi alle parti in conflitto», ha denunciato il Papa in Giordania.

E le tre religioni del Libro,proprio nei luoghi dove Gesù è vissuto, non possono che essere le prime a testimoniare nella vita concreta che la convivenza è possibile, che ci si può «riconoscere come fratelli», che ciascuno, a partire dalla propria identità, «può essere artefice di riconciliazione e di concordia».

Multimedia
Il Papa a Betlemme: «Venite a pregare con me in Vaticano»
Correlati
Il Papa a Betlemme: «Venite a pregare con me in Vaticano»
Correlati
Il Papa in Israele,l'accoglienza
Correlati
Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
I vostri commenti
2

Stai visualizzando  dei 2 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo