Qui e in copertina: momenti delle rappresentazioni realizzate da "Teatro InteressHante" dell'associazione Oltre quella sedia.
I protagonisti non sono solo persone con la Sindrome di Down – per le quali esistono diversi progetti molto noti al pubblico ‒ ma anche persone portatrici della Sindrome di Williams e di altre più lievi che risultano altrettanto limitanti, ma non meno valorizzabili: un aspetto importante dell'associazione"Oltre quella Sedia" che la rende una realtà pilota.
Con il “Teatro InteressHante” – dove la “H” simboleggia visivamente un “ponte” – OqS porta in scena la vita: una musica di sottofondo, qualche immagine, abbigliamento scuro, qualche telo colorato, una corda, piccoli strumenti musicali e poco altro. Perché gli strumenti della narrazione sono gli attori (dai 7 ai 79 anni) che si mettono in gioco per creare un’evoluzione di pensiero e per trasportare lo spettatore in un viaggio nella propria sensibilità.
Marco Tortul, ideatore del progetto e vincitore del Premio alla Bontà “Hazel Marie Cole” 2014, va dritto al cuore della questione: «Non esiste un teatro per i disabili e un teatro per gli altri… esiste il teatro e basta. La cosa bella di questo gruppo è che grazie alla concentrazione sono capaci di esprimersi al meglio, creando azioni e interazioni sempre diverse. Perché è la semplicità la vera arte».
Ma OqS non è solo teatro. È anche progettualità, attività nelle scuole, presenza civile. Dal 2010 è nato il progetto di vita indipendente “La vita che vorrei” attraverso il quale i protagonisti imparano a vivere in un appartamento, con risultati qualitativamente elevati ed economicamente sostenibili: un approccio molto valido al tema del “Dopo di noi”, tanto sentito dalle famiglie.
L’attività di formazione vede le persone con disabilità diventare docenti nelle scuole, mentre vengono proposte diverse attività (come la colorazione dei giochi nei parchi pubblici) per essere parte attiva della società civile.
Un'istantanea dello stage estivo di Teatro InteressHante. Il prossimo si svolgerà ad agosto 2015, l'ottava edizione.
Nell’anima di questi ragazzi ci sono aspirazioni, difficoltà e gioie: «Vorrei trovarmi un lavoro per poter essere finalmente indipendente», racconta Lina. «Vorrei vivere con la mia amica e mettere su una piccola azienda agricola».
Cristina, che al mattino frequenta un corso di ristorazione collettiva, ci spiega che «vivere insieme ha anche le sue difficoltà perché non è facile trovare sempre un accordo tra amiche, però è bello perché mi permette di essere più autonoma». Non ha ancora deciso quale sarà il suo futuro perché le piacerebbe «fare l’educatrice oppure diventare veterinaria».
La chiave di lettura del successo di questo progetto sta nelle quattro semplici parole di Lina, che, alla domanda su cosa OqS abbia portato nella sua vita, risponde: «Mi sono sentita amata». E le si illuminano gli occhi.