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venerdì 04 ottobre 2024
 
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Il Papa: "Maria ci chiede di risollevare la vita dei nostri fratelli"

14/02/2016  Il Papa celebra messa nel più grande santuario al mondo dedicato al culto mariano. Qui si venera Nostra signora di Guadalupe patrona del Messico, dei Paesi americani e delle Filippine, visitato ogni anno da 20 milioni di pellegrini. Come al piccolo Juan Diego, anche a noi Maria ci chiede di costruire il suo santuario, che significa aiutare i nostri fratelli", dice Bergoglio

Nostra Signora di Guadalupe ha salvato Juan Diego e oggi salva anche noi. Papa Francesco celebra messa nel più grande santuario al mondo dedicato alla Madonna. Il santuario dove si venera la patrona del Messico, delle Americhe e delle Filippine e costruito dopo le cinque apparizioni della Vergine al piccolo indio Juan Diego. A lui la Madonna chiese l'edificazione di questo santuario. Lo ricorda papa Francesco nel corso dell'omelia. Ma il Papa ricorda anche che Maria è la donna del sì. «Maria andò a visitare la cugina Elisabetta. Senza indugi, senza dubbi, né lentezze, va ad accompagnare la sua parente che era agli ultimi mesi di gravidanza. L’incontro con l’angelo non ha fermato Maria, perché non si è sentita privilegiata, o in dovere di staccarsi dalla vita dei suoi. Al contrario, ha ravvivato e messo in moto un atteggiamento per il quale Maria è e sarà sempre ricordata: la donna del sì, un sì di dedizione a Dio e, al tempo stesso, un sì di dedizione ai suoi fratelli. E’ il sì che la mise in movimento per dare il meglio di sé, ponendosi in cammino incontro agli altri», spiega papa Francesco.

Nella prima messa celebrata in Messico Bergoglio sottolinea che «ascoltare questo brano del Vangelo in questa Casa ha un sapore speciale. Maria, la donna del sì, ha voluto anche visitare gli abitanti di questa terra d’America nella persona dell’indio san Juan Diego. Così come si mosse per le strade della Giudea e della Galilea, nello stesso modo raggiunse il Tepeyac, con i suoi abiti, utilizzando la sua lingua, per servire questa grande Nazione. Così come accompagnò la gravidanza di Elisabetta, ha accompagnato e accompagna la “gravidanza” di questa benedetta terra messicana. Così come si fece presente al piccolo Juanito, allo stesso modo continua a farsi presente a tutti noi, soprattutto a quelli che come lui sentono 'di non valere nulla' (cfr Nican Mopohua, 55)».

E la scelta preferenziale per i poveri, incarnata nell'incontro con Juan Diego «non è stata contro nessuno, ma a favore di tutti. Il piccolo indio Juan che si chiamava anche 'mecapal, cacaxtle, coda, ala, bisognoso lui stesso di esser portato' (cfr ibid.) è diventato 'il messaggero, molto degno di fiducia'», sottolinea papa Francesco.

Apparendo al piccolo indio nell'alba del dicembre del 1531, Maria ha risvegliato la speranza del suo popolo, «la speranza dei più piccoli, dei sofferenti, degli sfollati e degli emarginati, di tutti coloro che sentono di non avere un posto degno in queste terre. In quell’alba Dio si è avvicinato e si avvicina al cuore sofferente ma resistente di tante madri, padri, nonni che hanno visto i loro figli partire, li hanno visti persi o addirittura strappati dalla criminalità. In quell’alba, Juanito sperimenta nella sua vita che cos’è la speranza, che cos’è la misericordia di Dio».

Maria ha scelto il piccolo Juan Diego per favorire la costruzione del santuario. Lui, che si diceva non adatto, non pronto, non sufficientemente istruito.  Ma «Maria, risoluta – con la risolutezza che nasce dal cuore misericordioso del Padre – gli disse no, che lui sarebbe stato il suo messaggero. Così riesce a far emergere qualcosa che non sapeva esprimere, una vera e propria immagine trasparente di amore e di giustizia: nella costruzione dell’altro santuario, quello della vita, quello delle nostre comunità, società e culture, nessuno può essere lasciato fuori. Tutti siamo necessari, soprattutto quelli che normalmente non contano perché non sono “all’altezza delle circostanze” o non “apportano il capitale necessario” per la costruzione delle stesse. Il santuario di Dio è la vita dei suoi figli, di tutti e in tutte le condizioni, in particolare dei giovani senza futuro esposti a una infinità di situazioni dolorose, a rischio, e quella degli anziani senza riconoscimento, dimenticati in tanti angoli. Il santuario di Dio sono le nostre famiglie che hanno bisogno del minimo necessario per potersi formare e sostenere. Il santuario di Dio è il volto di tanti che incontriamo nel nostro cammino…», dice il Papa.

E ancora oggi la Vergine, conclude papa Francesco nella sua omelia, torna a inviarci come ha inviato Juanito «per costruire tanti nuovi santuari, accompagnare tante vite, asciugare tante lacrime. Basta che cammini per le strade del tuo quartiere, della tua comunità, della tua parrocchia come mio messaggero; innalza santuari condividendo la gioia di sapere che non siamo soli, che lei è con noi. Sii mio messaggero – ci dice – dando da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, da’ un posto ai bisognosi, vesti chi è nudo e visita i malati. Soccorri i prigionieri, perdona chi ti ha fatto del male, consola chi è triste, abbi pazienza con gli altri e, soprattutto, implora e prega il nostro Dio», ricorda papa Francesco facendo memoria delle opere di misericordia. E invitando i fedeli, in silenzio a dire a Maria ciò che abbiamo nel cuore sapendo che Lei è nostra Madre e  che continua a dirci: «Vai a costruire il mio santuario, aiutami a risollevare la vita dei miei figli, tuoi fratelli».

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