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martedì 10 settembre 2024
 
bergamo
 

«L'ho vista e l'ho uccisa», confessa l'assassino di Sharon

30/08/2024  Un trentenne italiano di origine ivoriana è stato fermato dai Carabinieri, grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza. Ha ammesso di essere l'omicida della ragazza: «Ho avuto un raptus, non so spiegare perché»

Nella notte scorsa, i Carabinieri, sotto la direzione della Procura di Bergamo, hanno fermato un trentenne italiano di origine ivoriana sospettato di essere il presunto omicida di Sharon Verzeni. SDi chiama Moussa Sangane. Il 31enne è stato identificato grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza, dove è stato ripreso mentre si allontanava rapidamente in bicicletta dal luogo dell'omicidio, avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2023 a Terno d'Isola, in provincia di Bergamo. Ha confessato: «Ho avuto un raptus, non so spiegare perché, l'ho vista e l'ho uccisa». Proviamo a ripercorrere le fasi che hanno portato alla svolta nelle indagini.

Il contesto del delitto

Sharon Verzeni, una barista di 33 anni, è stata brutalmente accoltellata mentre faceva una passeggiata notturna a circa 600 metri dalla sua abitazione, un'abitudine che aveva preso su consiglio del dietologo. È stata colpita da quattro fendenti: tre alla schiena e uno più lieve al torace. La sua morte ha scosso profondamente l'opinione pubblica e ha lasciato la comunità locale in stato di shock.

Il garage sequestrato

I Carabinieri di Zogno (Bergamo) hanno sequestrato un garage condominiale in via Castegnate a Terno d'Isola, non lontano dal luogo del delitto. Questo garage, di proprietà di un cittadino italiano, era spesso utilizzato come rifugio da persone senza fissa dimora. Al suo interno è stata trovata una branda, e gli investigatori ipotizzano che l'assassino potrebbe aver usato questo spazio come nascondiglio prima o dopo l'omicidio. La facile accessibilità del garage, dovuta alla recinzione del palazzo facilmente scavalcabile, alimenta ulteriormente questa teoria.

Le telecamere di sorveglianza

Le immagini delle telecamere di sorveglianza delle aree circostanti il luogo del delitto sono al centro dell'indagine. Dalle riprese risulta che almeno una decina di persone sono passate vicino al luogo dell'aggressione intorno all'orario dell'omicidio. Tuttavia, sorprendentemente, nessuno sembra aver notato nulla di sospetto. Un testimone ha riferito di aver sentito un grido di aiuto, ma solo dopo che l'attacco era già avvenuto. L'autopsia ha rivelato che Sharon non ha avuto il tempo di difendersi, essendo stata colpita alla schiena in modo improvviso. Questo dettaglio rende ancora più inquietante il fatto che nessuno abbia visto o sentito qualcosa di concreto.

Le chat e la "caccia al mostro"

Un altro elemento sotto la lente degli inquirenti è il cellulare di Sharon, il cui contenuto potrebbe fornire indizi cruciali. In particolare, le chat della vittima potrebbero rivelare se ci fossero motivi di preoccupazione o se qualcuno la perseguitava. Inoltre, è emersa la foto di un pregiudicato che è stata condivisa tra i residenti della zona durante quella che è diventata una vera e propria "caccia al mostro". Questo individuo sarebbe stato anche inquadrato dalle telecamere di sorveglianza in via Castegnate la sera del delitto, e i Carabinieri stanno verificando la sua presenza e il suo possibile coinvolgimento. È lui l’uomo fermato?

Le piste investigative

A tutti i cittadini della zona è stato prelevato il Dna, per confrontarlo conil profilo genetico ricavato dalle impronte sul corpo della vittima, in un'indagine analoga a quella effettuata per Yara Gambirasio. Le forze dell'ordine hanno vagliato diverse ipotesi. Una di queste riguarda l'aggressione da parte di uno "sbandato", un senzatetto o un pregiudicato della zona, che potrebbe aver aggredito Sharon per motivi sessuali o perché la donna avrebbe assistito a qualcosa che non doveva vedere. Questa è la pista che ha portato al fermo. Un'altra pista investigativa aveva preso in considerazione la possibilità che Sharon fosse vittima di uno stalker, magari un cliente del bar-pasticceria Vanilla di Brembate, dove lavorava da qualche mese. Tuttavia, non ci sono prove concrete che indichino una persecuzione nei suoi confronti. Gli investigatori hanno indagato anche sul fidanzato di Sharon, Sergio, un idraulico di 37 anni con cui la vittima conviveva da tre anni e con cui era in procinto di sposarsi. Secondo la ricostruzione di Sergio, quella notte Sharon gli avrebbe chiesto di accompagnarla in quella passeggiata, ma lui avrebbe declinato l'invito perché stanco, decidendo di andare a dormire. Le analisi delle telecamere di sicurezza non sembrano mostrare movimenti sospetti da parte sua, e la coppia era descritta come serena, con progetti di matrimonio imminenti. Su di lui non è mai emerso nulla, e sembrava sempre meno realistico che l'idraulico fosse uscito quella notte, a meno che non abbia scavato un tunnel da via Merelli, dove la coppia viveva, a via Castegnate, dove la sua compagna è stata accoltellata.

La ricerca dell'arma del delitto

Le ricerche del coltello, l’arma del delitto, sono proseguite per il secondo giorno ma non hanno ancora dato esito positivo. Il ritrovamento dell'arma potrebbe essere cruciale per confermare l'identità dell'assassino. L'assassino ha raccontato di essere uscito di casa con quattro coltelli.

Un dolore incommensurabile

Dopo il funerale di Sharon, celebrato il 3 agosto, suo padre, Bruno Verzeni, ha espresso il suo dolore in un'intervista: "È un dolore immenso, ma non provo rancore per chi l'ha uccisa", affermando di non credere minimamente a un eventuale coinvolgimento del fidanzato della figlia. Le sue parole hanno toccato profondamente la comunità, che si è stretta intorno alla famiglia Verzeni in un momento così difficile.

 
 
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