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martedì 28 marzo 2023
 
 

Omofobia: sulla legge Pd compatto

22/07/2013  Dove sono finiti i cattolici del Pd? Nel momento di discutere l'assurda legge sull'omofobia sono spariti, salvo qualche eccezione.

“Nel momento in cui l’Italia affronta una straordinaria depressione civile, economica e sociale combinata con una persistente fragilità politico-istituzionale, appare necessario evitare l’introduzione di elementi divisivi nel senso comune del popolo con particolare riferimento ai principi della tradizione, dalla vita alla famiglia naturale, alla libertà educativa”. Non è difficile notare il semplice ma utile buon senso di questa dichiarazione firmata da Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini, Maurizio Lupi e Maurizio Sacconi, esponenti di peso del PdL, tre ex ministri e uno (Lupi) ministro in carica, che invitano così a rinviare a tempi migliori, e forse più propizi a un sereno esame della materia, l’approvazione della cosiddetta “legge sull’omofobia” che sta dividendo l’opinione pubblica come le forze parlamentari.

Ancor meno difficile è notare l’assordante silenzio che, sulla stessa legge, si leva dalle file del Pd, in particolare dai cattolici che vi militano. Forse, da quelle parti, tutti la pensano come Dario Franceschini, ministro per i Rapporti col Parlamento e già segretario nazionale del partito, che ha dichiarato: “Ho grande rispetto per i temi etici e per la libertà di scelta quando si toccano temi che riguardano le coscienze. Ma una legge che contrasti l’omofobia non c’entra nulla con i temi etici, riguarda il codice penale e l’introduzione di norme efficaci, che da troppo tempo attendono un’approvazione, è urgente e non più rinviabile”.

Parole decise, che però contengono almeno due affermazioni molto dubitabili. La prima è che l’approvazione di questa legge sia “urgente e non più rinviabile”. Perché? Solo l’altro giorno gli esponenti del Governo ci spiegavano, a proposito del “caso Alfano”, che non si dovevano smuovere troppo le acque perché la priorità è la crisi dell’economia, e adesso ci fanno scoprire che l’omofobia è la più prioritaria delle priorità? Ma se è così, allora tanto valeva far dimettere Alfano: non è che senza di lui l’omofobia cresca.

La seconda è che questa legge “non c’entra nulla con i temi etici” ma solo “riguarda il codice penale”. Andiamo Franceschini, Lei lo sa bene: nessuno è contrario al proposito di prendere provvedimenti più severi contro gli omofobi violenti. Ma una legge che stabilisce che ogni individuo è del sesso a cui crede di appartenere e non a quello a cui realmente appartiene, interviene eccome sull’etica. Così come interviene sull’etica (oltre che su altre cose importanti) l’idea che possa essere equiparato a un omofobo anche chi domani volesse battersi pubblicamente e democraticamente contro l’ideologia del gender. Senza contare che questa legge si presenta chiaramente come una testa di ponte per aprire alle nozze gay, all’adozione per le coppie omosessuali e a una serie di altri provvedimenti che intervengono eccome sui “temi etici”, oltre che sull’assetto della società.

A dire il vero, diversi esponenti del Pd hanno depositato emendamenti per cambiare questo o quell’aspetto della legge: per esempio gli onorevoli Ernesto Preziosi, Luigi Fioroni (ex ministro della Pubblica Istruzione) e il senatore Luigi Bobba (ex presidente delle Acli). Ma l’impressione è che il Pd si appresti ad andare compatto al voto, mentre nel PdL (come all’interno di Scelta Civica: si vedano gli onorevoli Mario Marazziti e Gian Luigi Gigli) cresce e si manifesta un certo democratico dissenso. Situazione che rende bene il paradosso del centro-sinistra: diviso su tutto ma inossidabile nell’ignorare il pensiero e la sensibilità dei suoi elettori cattolici.

 
 
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