I critici di tutto il mondo, quando li sentono nominare, storcono il naso. Le adolescenti, invece, vanno pazze per loro, conoscono tutto dei One Direction, li seguono sui social network costantemente. Come sempre succede in questi casi, più il successo impazza, più la forbice tra ciò che pensa la critica e il pubblico si allarga. Ma non è un problema, se si pensa che il dualismo si è già proposto molte altre volte in passato, fin da quando la discografia capì che al pubblico l'idea di amici e fratelli che condividessero lo stesso palco piaceva. E cominciò a investire su una ricetta essenziale quanto efficace: prendi quattro o cinque giovani, nel caso dei One Direction giovanissimi, possibilmente di bell'aspetto, mettili su un palco a cantare più o meno a cappella, insegna loro dei passi di danza e mettili bene in mostra. Meglio ancora se non suonano, perché gli strumenti potrebbero nasconderne le forme.
Molto più interessante è invece scavare nel profondo dei cinque ragazzotti, Niall Horan, Zayn Malik, Liam Payne, Harry Styles e Louis Tomlinson. E capire come riescano a sopravvivere e uscire indenni a quei bagni di folla che ritrovano in ogni tappa dei loro tour, vagonate di persone che non li lascia vivere, i soldi improvvisi (per Forbes hanno un valore stimato intorno ai 30 milioni di euro), le guardie del corpo che li seguono ovunque, le macchine blindate, le vite corazzate. Per farlo c'è chi dice che ci vuole un fisico bestiale, invece, parola loro, lo spirito deve essere ancora più saldo, e bisogna avere dei principi granitici su cui fondare la propria esistenza. E pare che i One Direction ne abbiano molti. Ne è testimonianza anche il documentario in 3D sulla boy band che sarà il 5 settembre nelle sale italiane. "One Direction: This is us", diretto da Morgan Spurlock, racconta la loro straordinaria avventura. C'è tutta la loro storia, dalla partecipazione a X Factor inglese nel 2010, quando l'ideatore del talent show Simon Cowell ebbe l'idea di metterli assieme, al dietro le quinte di alcuni loro concerti. Insomma, il successo più grande degli ultimi anni per l'industria discografica inglese, i primati, i premi, i riconoscimenti, raccontato attraverso le immagini. Ma c'è anche la fotografia esatta dello spirito e dei principi che regolano la vita dei ragazzi: tramite interviste a familiari e amici si ricostruiscono le attività dei cinque che provengono tutti da piccole città di provincia inglese e irlandese, che hanno mantenuto forti legami con parenti e amici di una volta, e che svelano emozioni e sensazioni del successo planetario.
A Londra, per la premiere, è stato un evento, e i directioner, ovvero i fan della boy band inglese che ha venduto 30 milioni di dischi in soli tre anni, hanno mandato in tilt la città. Una città che, più o meno un anno fa, tramite il sindaco Boris Johnson, in accordo con i consiglieri dei 32 quartieri di Londra e della City Of London Corporation, aveva inviato un documento ufficiale alla Sony Music nel quale richiedeva ai One Direction di cambiare nome. Nel giro di pochi mesi, dalle strade della capitale erano scomparsi circa 14mila cartelli stradali di “senso unico” (one direction), saccheggiati dalle fan di Harry & soci. Per il regista del documentario, l'americano Morgan Spurlock, l'importante era mettere in risalto i valori positivi dei cinque ragazzi, dimostrare che tipo di passione e volontà li muove, i valori che mantengono intatti. Ha infatti dichiarato: «Non c'è nessuna aria di superiorità nel film, ci sono solo cinque ragazzi che sono gli stessi ragazzi che erano tre anni fa».
Qui sotto, il trailer del film.